Psichiatria

La fototerapia: cos’è e come funziona

La terapia della luce, è il trattamento di prima scelta per la depressione stagionale e per molti altri disturbi. Vediamo in cosa consiste e a cosa serve.

La fototerapia: cos’è e come funziona

A cosa serve la fototerapia? E perché la luce è così importante per la nostra salute?

È noto che il tono dell’umore e la percezione soggettiva di energia sono influenzati dal grado di luminosità dell’ambiente in cui viviamo. Durante la stagione estiva, quando le giornate si allungano, ci sentiamo più attivi e riposati, mentre durante la stagione invernale sperimentiamo spesso una maggiore sonnolenza. 

Ma non è solo il senso comune a dircelo: in psichiatria la luce è da anni ritenuta un potentissimo strumento di regolazione dell’umore. Per questo, la fototerapia può essere un valido alleato contro la depressione stagionale, ma anche per contrastare disturbi di altra natura.

Che cos’è la fototerapia?

Il termine fototerapia significa letteralmente terapia con la luce (dal greco, phos: luce). È una tecnica medica che utilizza la luce naturale o artificiale per trattare patologie di diverso tipo, sfruttando gli effetti benefici di quest’ultima sull’organismo. I principali ambiti di applicazione sono:

In base al disturbo su cui s’intende intervenire, il trattamento prevede l’uso della luce solare (elioterapia) o di radiazioni luminose a diversa lunghezza d’onda (luce ad alta intensità, raggi UVA, raggi UVB a banda larga, raggi UVB a banda stretta).

Lo sviluppo della fototerapia (in inglese, light therapy) in psichiatria è strettamente legato alla definizione originale di Sindrome Affettiva Stagionale (SAD). La SAD si caratterizza, infatti, per episodi depressivi gravi in corrispondenza dei cambiamenti stagionali, in particolare autunno-inverno, con diminuzione nel periodo estivo. Sin dal 1984, lo psichiatra e studioso Norman E. Rosenthal ha teorizzato che la Sindrome Affettiva Stagionale trovasse origine nella diminuzione della quantità di luce nella stagione invernale e ha individuato la fototerapia come l’approccio terapeutico di elezione.

A cosa serve la fototerapia?

La fototerapia, come detto nel paragrafo precedente, è impiegata per il trattamento di diverse condizioni e disturbi, come:

Nel 2005, una meta-analisi di 20 studi pubblicata su American Journal of Psychiatry ha confermato che il trattamento con luce brillante (luce ad alta intensità) è efficace nei disturbi dell’umore a carattere stagionale e non.

Secondo alcuni autori l’uso della fototerapia andrebbe esteso ben oltre l’ambito dei disturbi stagionali e i risultati sarebbero ancora più evidenti in abbinamento al trattamento con antidepressivi.

Alcuni studi hanno dimostrato un effetto stagionale e la conseguente efficacia della fototerapia anche nella:

Quale effetto ha la luce sui disturbi dell’umore?

I disturbi dell’umore sono strettamente connessi all’alterazione dei ritmi circadiani: alternanza sonno-veglia, temperatura corporea e livelli ormonali. 

Alcuni dei sintomi più spesso associati alla depressione maggiore e al disturbo bipolare includono, infatti alterazioni che riguardano:

Dal momento che è proprio la luce il principale sincronizzatore dei ritmi circadiani, si è pensato di sfruttarne le potenzialità in ambito clinico.

I dati più importanti sull’efficacia della fototerapia nel trattamento dei disturbi dell’umore provengono dal Centro Disturbi dell’Umore del San Raffaele Turro di Milano. In uno studio pubblicato nel 2001 su Journal of Affective Disorders, il gruppo di ricercatori ha osservato che i pazienti con disturbo bipolare ricoverati nelle stanze maggiormente esposte alla luce mostravano tempi più brevi di ospedalizzazione (tornavano a casa circa 2 o 3 giorni prima) rispetto a coloro che risiedevano in stanze meno illuminate. Anche uno studio retrospettivo canadese (Beauchemin and Hays, 1996) ha evidenziato risultati simili.

Come funziona la fototerapia?

L’occhio rappresenta la parte più superficiale del nostro sistema nervoso centrale. La luce colpisce la retina e stimola il nervo ottico che trasmette gli stimoli a regioni del cervello come l’ipotalamo, che regola la produzione di serotonina (l’ormone del buonumore) e di cortisolo (l’ormone dello stress), e l’epifisi, che regola la produzione di melatonina, migliorando l’umore, l’alimentazione e il sonno. Cortisolo, serotonina e melatonina risultano, infatti, alterati nelle persone che soffrono di episodi depressivi. 

Nella pratica, la fototerapia consiste nell’esposizione ai raggi di luce brillante artificiale di intensità equivalente a circa 20 volte quella di un ambiente interno illuminato, prodotta con apposite lampade, filtrate e private dei raggi ultravioletti (UV). Di norma, le sedute vengono effettuate a occhi aperti, non necessariamente rivolti verso la fonte luminosa. 

Come si svolge una seduta?

L’efficacia della fototerapia è strettamente correlata alla corretta combinazione di tre fattori principali: intensità della luce, durata delle sessioni e tempi di esposizione.

Per quanto riguarda la durata, all’inizio del trattamento, il medico solitamente consiglia brevi sessioni di esposizione, come ad esempio 15 minuti. Nel corso della terapia, il paziente può gradualmente aumentare la durata delle esposizioni. Le sessioni di fototerapia generalmente variano da 30 minuti a due ore al giorno e dipendono dall’intensità della luce specifica utilizzata.

L’orario o i tempi di esposizione sono anche cruciali per il successo del trattamento. Per la maggior parte dei pazienti, la fototerapia risulta più efficace quando viene effettuata nelle prime ore del mattino, mentre è sconsigliata durante la tarda sera o la notte, poiché potrebbe interferire con il sonno.

Infine, l’intensità della luce è misurata in lux, un’unità di misura internazionale per l’illuminazione. Questa misura fornisce un’indicazione sulla quantità di luce che raggiunge il paziente da una specifica distanza dalla sorgente luminosa. Gli apparecchi utilizzati per la fototerapia generalmente producono intensità luminose comprese tra 2.500 e 10.000 lux. L’intensità della luce varia in base alla durata dell’esposizione e alla distanza tra il paziente e il dispositivo, notando che i dispositivi con 10.000 lux richiedono sessioni di circa 30 minuti, mentre quelli da 2.500 lux possono richiedere fino a 2 ore di esposizione.

Quanto dura un ciclo di fototerapia?

Il tempo di esposizione, come detto in precedenza, varia da 30 minuti fino a 3 ore al giorno. Gli orari del giorno indicati, la durata di ogni singola esposizione, il numero di sedute, il tipo di lampada e l’intensità della luce dipendono dalla valutazione clinica individuale. Quest’ultima si basa, oltre che su specifici test diagnostici, anche su un’accurata valutazione della qualità del sonno e del ritmo sonno-veglia. 

Effetti collaterali della fototerapia

La fototerapia è un trattamento sicuro, tuttavia possono presentarsi alcuni effetti collaterali, come:

Gli effetti collaterali insorgono, generalmente, nella fase iniziale del ciclo di trattamento e possono risolversi entro pochi giorni, senza la necessità di un intervento. Tali reazioni possono essere gestite riducendo i tempi delle sessioni, regolando la distanza dal dispositivo o effettuando pause nel corso di sedute prolungate.

Controindicazioni

Nel corso del trattamento fototerapico, è di fondamentale importante attenersi ad alcune raccomandazioni:

  • Evitare l’assunzione di farmaci che aumentano la sensibilità alla luce
  • Limitare l‘esposizione diretta al sole e l’uso di lettini abbronzanti
  • Evitare di applicare sulla pelle prodotti profumati, creme, unguenti o lozioni idratanti.

Quanto costa una seduta di fototerapia?

Al Centro Medico Santagostino, una seduta singola di fototerapia 1-2 lati costa 10 euro. Una seduta 3-4 lati, invece, ha un prezzo di 20 euro.