Relazioni

Infedeltà: come è cambiata negli ultimi 50 anni

Cosa ci ha raccontato la psicoterapeuta belga Esther Perel, esperta di coppia, tradimenti e infedeltà

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Infedeltà: come è cambiata negli ultimi 50 anni

La vita di coppia, negli ultimi decenni, è cambiata radicalmente. E insieme è cambiato il modo di affrontare tradimenti. La psicoterapeuta belga Esther Perel, ospite del recente Festival della Mente di Sarzana, spiega perché ritiene l’infedeltà la sfida principale delle coppie moderne: si tratta infatti di uno dei motivi più spesso addotti nelle richieste di divorzio ma può rappresentare anche, in alcuni casi, un’opportunità per migliorare una relazione che non stava funzionando.

L’infedeltà è un argomento tabù: è universalmente condannata ma universalmente praticata. La psicoterapeuta belga Esther Perel, che si dedica da molti anni alla terapia di coppia, l’ha resa il centro delle sue ricerche (oltre 5 milioni di visualizzazione una sua Ted conference del 2015 sul tema). Nel libro Così fan tutti (Solferino libri) esamina proprio attraverso la lente dell’infedeltà le profonde trasformazioni che si sono verificate nella vita di coppia negli ultimi decenni. L’abbiamo intervistata mentre era ospite al Festival della mente di Sarzana.

Perché l’infedeltà è un tema che suscita sempre tanto interesse?

Perché fa parte della vita di tutti. Ci si viene in contatto perché uno dei genitori ha tradito l’altro, o perché si sono raccolte le confidenza di un amico/amica infedele o vittima di infedeltà, o perché noi stessi siamo stati traditi, o abbiamo tradito. Difficile non rientrare in almeno una di queste categorie.

Come sono cambiati i rapporti di coppia negli ultimi decenni?

Un tempo il matrimonio suggellava il senso di appartenenza a una comunità (“mogli e buoi dei paesi tuoi”). In genere veniva influenzato dalla famiglia e l’amore tra i due partner era un optional: se c’era era una fortuna inattesa. Le regole erano molto rigide e la libertà individuale molto limitata, specialmente per le donne.
Al contrario oggi il matrimonio è un accordo basato sull’amore. Di solito vi si arriva dopo un periodo di nomadismo sentimentale e spesso rappresenta un antidoto alla solitudine e la ricerca di quel senso di appartenenza che, mentre un tempo era demandato a un’intera comunità, oggi viene cercato in un’unica persona. In pratica oggi l’amore nel matrimonio non è più una possibilità ma un obbligo. E il sesso non ha tanto finalità riproduttive quanto di piacere, quindi diventa fondamentale sostenere il desiderio per periodi anche molto lunghi.
Ma per capire meglio come sono cambiate le cose, concentriamoci su tre parole che hanno profondamente cambiato di senso nel giro di 50 anni. La prima è sessualità: un tempo il matrimonio rappresentava l’iniziazione alla sessualità, oggi il matrimonio segna lo stop alla sessualità indiscriminata (si smette di fare sesso con gli altri). La seconda è monogamia: in passato si era monogami perché si stava con un’unica persona per la vita, oggi si è monogami perché si sta con una persona per volta. La terza è intimità: un tempo voleva dire mettere su casa insieme e parlare degli aspetti concreti della vita di tutti i giorni, oggi si intende un dialogo sulle emozioni profonde, non certo sulle vacche o sul raccolto…

Con questi cambiamenti così radicali, come è cambiato il modo di gestire le infedeltà di coppia?

Se da una parte i tradimenti oggi sono più frequenti e più facili da smascherare (considerando le potenziali tracce digitali), sono diventati per certi versi anche più traumatici. Questo perché oggi pretendiamo di conciliare due bisogni fondamentali e opposti in un’unica persona: nella relazione amorosa cerchiamo appartenenza, sicurezza, stabilità e prevedibilità (esigenza che un tempo era demandata alla comunità) e contemporaneamente passione, novità, sorpresa e mistero (cioè l’”amore”). Non solo: oggi non ci si sposa più a 17-20 anni, ma spesso dopo i 30, quando la nostra identità è già ben definita, e con l’idea romantica di aver trovato la “persona giusta”, per la quale rinunciare alle migliaia di possibilità che la vita offre. Per questo l’infedeltà è oggi più che mai un trauma: in un colpo solo crolla tutto ciò su cui basiamo la nostra vita, ovvero il senso di appartenenza, l’autorealizzazione, l’identità.

Ci sono differenze fra uomini e donne nel modo di tradire?

Una volta si diceva che l’uomo è cacciatore mentre la donna tende a mantenere un rapporto di intimità con una persona sola: è una credenza superata. Le donne in realtà si annoiano molto prima, solo che in passato a nessuna di loro conveniva perdere la sicurezza e la stabilità, e talvolta rischiare la vita. Oggi, grazie alla parità e a una maggior libertà, uomini e donne tradiscono allo stesso modo. Non è neppure vero che gli uomini cerchino prevalentemente il sesso e le donne le emozioni e il sentimento: tanto gli uomini quanto le donne cercano di soddisfare sia esigenze carnali, sia bisogni affettivi profondi, è solo che usano un linguaggio diverso per esprimerlo.

Come terapeuta di coppia, come affronta le infedeltà?

Il tradimento è sempre un momento di crisi e getta nel caos: all’inizio bisogna rassicurare e “dare struttura” alla coppia. Bisogna capire quali sono i condizionamenti culturali che possono influenzare le reazioni: per esempio oggi l’onta non è divorziare o separarsi, ma restare con il coniuge quando ci si è sentiti umiliati, come è stato il caso di Hillary Clinton. Infine, è importante mettere a fuoco che cosa vuole ogni singola persona, che non sempre è scontato. Non è vero, per esempio, che il tradimento è la prova che la coppia non funziona, molto spesso si tradisce all’interno di rapporti che funzionano benissimo. Spesso l’infedeltà rappresenta la nostalgia per qualcosa che si è perso, per parti di noi che abbiamo trascurato. Non di rado chi tradisce afferma: “mi sono sentito vivo dopo molto tempo”. Ma che cosa era morto? Talvolta il tradimento non è il segnale della fine di una relazione ma piuttosto di un bisogno di “vitalità” da parte di uno dei due partner per ragioni che riguardano solo lui e che non ha condiviso con l’altro membro della coppia.

Ci sono casi in cui il tradimento migliora la relazione?

La vittima dell’infedeltà non sempre è la vittima della relazione. A volte l’infedeltà è una reazione a un altro tipo di tradimento. Per esempio un membro della coppia può “tradire” il partner perché è come se fosse “sposato” alla propria madre, o al lavoro, o alla bottiglia (cioè non si è mai realmente staccato dai propri genitori, oppure trascura il partner per dedicare tutte le proprie attenzioni alla carriera o a una sostanza da cui è dipendente). In queste situazioni l’infedeltà può dare uno scossone alla relazione e offrire l’opportunità di parlare, per la prima volta, con il cuore in mano. In questi casi il tradimento può essere liberatorio: permette di pareggiare le disuguaglianze e di mettere sul piatto, in modo schietto, i bisogni di entrambi. Intendiamoci: non giustifico il tradimento, mi limito piuttosto a osservare che talvolta, a fronte di un’infedeltà, non c’è la volontà di chiudere una relazione da nessuna delle due parti. E riuscire ad andare oltre è un po’ come superare una grave malattia: non la si augurerebbe a nessuno, ma non di rado è un’esperienza preziosa che fortifica e rinnova invece di indebolire. Io dico sempre che le persone tendono ad avere due o tre relazioni importanti nella vita: alcune di loro con lo stesso partner.

Ma non c’è modo di crescere come coppia senza il trauma del tradimento?

Dovremmo imparare ad agire nella coppia come si fa abitualmente in altri contesti, come quello lavorativo, di fronte a una situazione di crisi e di blocco: ci si siede tutti intorno a un tavolo per ragionare sui problemi e rinegoziare gli accordi di partenza. Anche nelle coppie bisognerebbe trovare il coraggio di affrontare le questioni più spinose, invece il più delle volte si lascia correre. Fino al patatrac…

 

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