Le malattie croniche (come cardiopatie, ictus, cancro e diabete) sono tra le principali cause di morte in tutto il mondo. Per prevenirle e contenerne i sintomi è fondamentale modificare gli stili di vita e seguire i trattamenti prescritti. La teoria della Self-Regulation (autoregolazione) spiega come favorire nei malati la “motivazione intrinseca”, cioè la messa in atto consapevole e soddisfacente dei comportamenti più utili al proprio benessere.
Per convivere meglio e più a lungo con una malattia cronica è fondamentale l’”autoregolazione”, cioè la capacità di seguire consapevolmente e volontariamente i comportamenti e i trattamenti prescritti. Per queste ragioni, oltre al trattamento medico, un supporto psicologico può giocare un ruolo molto importante.
Che cos’è una malattia cronica
La Commissione statunitense per le malattie croniche nel 1956 propone di identificare come “malattia cronica” tutte quelle malattie caratterizzate da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche. A questo proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato nel 2006 un rapporto sulla prevenzione delle malattie croniche che punta a combattere l’epidemia di queste patologie nel mondo e salvare 36 milioni di persone nei prossimi dieci anni.
Le strategie di prevenzione, ovvero gli interventi in grado di prevenire l’insorgenza della malattia o di contenerne i sintomi o il decorso, si focalizzano principalmente su stili di vita sani, che contemplano attività fisica e una corretta alimentazione. Tuttavia, la consapevolezza di dover convivere con una malattia cronica può facilitare la comparsa di un senso di frustrazione e di impotenza che favorisce disturbi come la depressione e l’ansia, che a loro volta influenzano la gestione della malattia stessa e quindi l’aderenza alle terapie e a stili di vita corretti. Una delle difficoltà principali per chi convive con una malattia cronica, infatti, è proprio seguire il trattamento e le linee guida che gli vengono fornite dai medici, spesso impegnative, per esempio la dieta, l’esercizio fisico e il controllo di alcuni parametri. Per questo un intervento psicologico può essere importante per favorire la motivazione a seguire le indicazioni.
La teoria dell’autodeterminazione
Per supportare i malati cronici a potenziare e favorire l’autostima e la crescita personale la psicologia si avvale della Self-Determination Theory. Per “Self-Determination” (autodeterminazione) si intende la capacità che ha una persona di agire volontariamente, cioè di fare una scelta consapevole, agendo nel migliore interesse per sé, in accordo con i propri valori più profondi, e per un lungo periodo di tempo. Questa capacità è considerata elemento necessario per un sano ed equilibrato benessere emotivo.
La Self Determination Theory nasce nel 1985 e rappresenta una cornice per lo studio della motivazione umana e della personalità. Secondo questa teoria esistono vari tipi di motivazione: si va dalla motivazione intrinseca (che è il più alto livello di motivazione autodeterminata che un individuo può raggiungere: implica la messa in atto di un comportamento per il piacere che ne deriva o perché se ne ricava un senso di soddisfazione) alla motivazione estrinseca (il comportamento messo in atto è legato al senso di approvazione o al fatto che qualcuno dice di fare in un determinato modo), all’amotivazione (l’assenza di motivazione causata dall’incapacità della persona di comprendere la relazione tra il comportamento adottato e i risultati che potrebbe ottenere).
Secondo la Self-determination Theory, il benessere psicologico di un individuo è il risultato della soddisfazione di tre bisogni di base:
- il bisogno di autonomia: sentirsi libero in ciascuna azione e sentire che si agisce per propria volontà;
- il bisogno di competenza: credere di riuscire ad agire con competenza nel proprio ambiente per lo svolgimento di compiti importanti;
- il bisogno di relazione: cercare e sviluppare delle relazioni sicure e positive con gli altri nel proprio contesto sociale.
L’individuo che riesce a soddisfare questi bisogni agisce mosso da motivazione intrinseca. Al contrario, coloro che non riescono a soddisfare questi bisogni agiscono guidati da una motivazione per regolazione introiettata, per regolazione esterna o sono amotivati. Inizialmente nata dai risultati su studi effettuati su portatori di Handicap, attualmente la Self Determination Theory si presta per spiegare e suggerire modelli di analisi e intervento in numerosi contesti.
La Self-Regulation: un reale supporto per i malati cronici
Diverse ricerche, in particolare quelle degli psicologi Edward L. Deci e Richard M. Ryan, dell’Università di Rochester, hanno studiato la Self-Regulation in associazione all’aderenza al trattamento e alla cura di sé nei malati di diabete, dimostrando che le persone autonomamente regolate tendono ad avere una visione più soddisfacente, gioiosa e fiduciosa, maggiore iniziativa e persistenza, migliore salute fisica e psicologica e migliore aderenza alla cura rispetto a soggetti che si sentono controllati da agenti esterni o da pressioni interne.
La consapevolezza da parte dei pazienti diabetici, e dei malati cronici in genere, dell’importanza di cambiare i propri stili di vita e di seguire il trattamento rappresenta una sfida importante. Quando l’autoregolamentazione assume un ruolo primario nella vita della persona, questi assume un ruolo attivo e positivo piuttosto che passivo: un passaggio che aiuta a responsabilizzarsi e autoregolarsi nel controllo della malattia, riuscendo a creare per se stesso guide e percorsi d’azione al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati.
(28 Settembre 2018)