I genitori possono condizionare il rapporto dei figli con il cibo. Questo condizionamento avviene con la trasmissione familiare di preferenze sugli alimenti e con messaggi, più o meno consapevoli, rispetto a come gestire l’alimentazione. Questo articolo vuole fornire alcuni consigli pratici sulla gestione e sulla educazione alimentare dei figli.
Il comportamento alimentare è stabilito da dinamiche complesse, i cui riflessi positivi o negativi si possono ripercuotere sullo sviluppo del bambino e, più in avanti con il tempo, dell’adolescente. Sotto questo aspetto, le regole e i comportamenti concreti trasmessi dai genitori assumono una importanza fondamentale nel modo in cui i figli vivono la propria alimentazione.
La fame è un fatto istintivo, una spinta che porta alla ricerca del cibo. Di più, la fame è un fenomeno articolato con una sua base biologica, ed è capace di ripercuotersi su corpo e relazioni sociali. È infatti all’interno di una relazione che avviene la prima esperienza di alimentazione. La madre offre amore, cura e dedizione, ma soprattutto nutrimento.
Fin dall’inizio della vita, allora, il rapporto che il bambino ha con la madre e l’ambiente è invischiato in un intreccio complesso di emozioni e funzione alimentare. E per evitare che nel bambino insorgano, nel prosieguo degli anni, disturbi alimentari, è bene comprendere l’influenza che i genitori esercitano sull’alimentazione.
L’influenza dei genitori sull’educazione alimentare
Da un punto di vista pratico, i genitori condizionano le abitudini alimentari dei figli in diversi modi. Nel modo, per esempio, in cui scelgono cosa portare a tavola oppure no, o dando indicazioni esplicite sul cibo, indirizzando i propri figli a sperimentare o, al contrario, ponendo loro divieti e limiti.
Dal momento che questo condizionamento prende l’avvio da prima della nascita, per protrarsi quindi negli anni a seguire, ecco che nei fatti si sviluppano e si plasmano i gusti individuali. È infatti più probabile che piaccia quanto siamo già abituati a mangiare, dando per scontato che quanto siamo abituati ad assumere sia necessariamente buono e corretto, dal punto di vista alimentare.
L’esempio dei genitori sulle abitudini alimentari
I genitori influenzano poi il rapporto dei figli con il cibo anche su altri livelli. Innanzitutto tramite l’esempio. Un genitore che patisce un rapporto conflittuale con cibo e alimentazione potrebbe trasmettere, almeno in parte, questa conflittualità ai figli. Alla stessa maniera, un genitore che ritiene l’alimentazione un’esperienza di gioia e nutrimento può trasmettere anche ai propri bambini questa stessa serenità.
Si stabiliscono infatti associazioni molto profonde tra una situazione, positiva o negativa, e un determinato tipo di cibo. I genitori sono in grado di influenzare queste associazioni: se il pasto consumato in famiglia è un momento di gioia e condivisione, il rapporto dei figli con il cibo avrà una connotazione positiva. Se attorno alla tavola si accendono liti e scontri, anche il rapporto che i figli svilupperanno con il cibo sarà macchiato da emozioni negative.
Come riflettere sul rapporto con l’alimentazione
La prima indicazione per i genitori che desiderassero favorire un rapporto equilibrato con il cibo, è riflettere sulla natura del proprio rapporto con l’alimentazione. Se uno dei due genitori percepisce o sospetta un qualche aspetto problematico, potrebbe ricorrere a un consulto psicologico, così da chiarire alcuni aspetti irrisolti di sé.
Esistono poi percorsi di gruppo di Mindful Eating, ovvero Mangiare in modo consapevole, atti a sviluppare un rapporto più equilibrato con il cibo, e rivolti sia agli adulti che ai bambini. Questi percorsi si rivelano estremamente utili anche per aiutare a evitare la possibile insorgenza, nei figli, dell’obesità infantile.
Educazione alimentare e figli: come spiegare ai bambini l’alimentazione
Sarebbe meglio porre estrema attenzione ad alcune frasi tipiche, e all’apparenza innocue, che sono pronunciate quando un genitore si accorge che il proprio bambino non mangia abbastanza, oppure rifiuta il cibo in modo categorico:
- “L’ho preparato apposta per te. Mangialo!” Questa frase fa scattare il senso di colpa. Sarebbe più utile, al contrario, dire: “Guarda che cena meravigliosa questa sera! C’è la pasta che ti piace tanto e, in più, c’è un condimento che sicuramente ti piacerà. Senti che odorino!”
- “Se non mangi, allora non mi vuoi bene!”, oppure: “Guarda che se non mangi non ti voglio più bene!” La minaccia di non ricevere più l’affetto del genitore è terribile per un bambino, proprio come l’idea che mangiando si dimostra l’amore verso di lui. Il nutrirsi, il cibo, non devono diventare una merce di scambio. Forse all’inizio il bambino accetterà di mangiare un po’ di spinaci per accontentare la mamma, ma presto imparerà a utilizzare il cibo come arma di ricatto, così da ottenere dei vantaggi
- “Fai il bravo, finisci la pappa!” Il mangiare diventa un fatto di bravura, e chi non mangia è cattivo. Far passare questo messaggio non è corretto, perché il cibo viene sconnesso dalla sua funzione principale: quella di dare nutrimento.
Altre espressioni che non aiutano a costruire un buon esempio
Ci sono poi altre espressioni che sarebbe meglio evitare:
- “Impara da tuo fratello, lui non fa storie!” Questa frase, oltre al giudizio negativo, perché chi non mangia non è bravo e quindi è cattivo, può suscitare la gelosia nei confronti di fratelli e sorelle
- “Se mangi il pesce, ti do una caramella!” Il cibo in tavola non può essere oggetto di baratto, altrimenti si fa passare l’idea che non sia affatto buono. Il bambino poi imparerà a sfruttare la questione a suo vantaggio, rifiutandosi di mangiare qualcosa ogni volta che desidera un dolcetto.
Come educare a un’alimentazione sana
Al fine di fornire una educazione alimentare ai propri figli, oltre a un’analisi su eventuali problematiche nel proprio rapporto con il cibo, e accanto alla necessità di dare il buon esempio, i genitori hanno due importanti strumenti.
E i due strumenti sono presto detti: far mangiare frutta e verdura, ma più in generale fornire una alimentazione sana e far praticare sport ai bambini con regolarità.
(12 Ottobre 2018)