The Game: la vita sta diventando un videogioco?

Baricco analizza le ultime trasformazioni sociali

The Game: la vita sta diventando un videogioco?
The Game: la vita sta diventando un videogioco?

Le innovazioni digitali hanno trasformato le nostre esistenze. Vita reale e vita virtuale si fondono continuamente e le esperienze che ci vengono proposte assomigliano sempre di più a videogiochi. La tecnologia ci annienterà? Alessandro Baricco, autore del saggio The game, analizza le trasformazioni sociali degli ultimi trent’anni. E ci rassicura: se è vero che siamo immersi in una realtà sempre più complessa, è vero anche che sono sempre di più le potenzialità a nostra disposizione.

Siamo immersi nella tecnologia. Durante le nostre attività quotidiane facciamo uso, sempre più spesso, di strumenti e modalità che derivano dal mondo dei videogiochi. Una realtà nuova, e tutta da decifrare.

Un grande gioco

The Game, il nuovo saggio di Alessandro Baricco, tenta di dare una struttura cronologica, gerarchica e geografica alle innovazioni digitali che hanno trasformato le nostre vite negli ultimi trent’anni. I gesti più quotidiani, i bisogni più fondamentali, sono ormai fusi in maniera inestricabile con un certo tipo di tecnologia. La distinzione tra mondo concreto e mondo virtuale sembra decaduta a confine secondario, dato che l’uno e l’altro si fondono in un unico movimento che genera, nel suo complesso, la realtà.
Gli strumenti tecnologici di cui facciamo uso in maniera capillare, i “tool” che che oggi si affermano sul mercato, sono concettualmente costruiti come un videogame: hanno un design piacevole capace di generare soddisfazioni sensoriali, la fruibilità immediata e senza preamboli, l’apprendimento dato dal gioco e non dallo studio di astratte istruzioni per l’uso, una struttura riconducibile allo schema elementare problema/soluzione, un aumento progressivo delle difficoltà di gioco, l’inesistenza e inutilità dell’immobilità, la rassicurante esibizione di un punteggio ogni tot passaggi.

Complessità nascosta

Ma, avverte Baricco, occorre non farsi ingannare dalla semplicità dei gesti che soddisfano, del tutto o parzialmente, una serie sempre più complessa e articolata di bisogni. Semplice, in questo caso, non è il contrario di difficile, ma di complesso: solo che la complessità è nascosta, non visibile, sempre più cifrata nei circuiti tecnologici della programmazione e realizzazione del prodotto.
Quello che vediamo nell’esperienza quotidiana è solo il frutto pulito di quei processi complessi, la loro sintesi ultima, il loro cuore elementare e utile: icone da toccare, pagine da far scorrere.
Si tratta di una tecnologia sempre più specializzata che ci domina più di quanto siamo in grado di dominarla noi: tutti usiamo lo smartphone, nessuno di noi sa come è fatto dentro.

Angosce e potenzialità

Questo genere di esperienza della realtà, che promette e molto spesso permette di appagare ogni desiderio con pochi click ma che conosciamo e capiamo sempre meno nel suo funzionamento, suscita in pari misura paure angosciose e visioni idealizzate. Baricco mostra come, sul rovescio delle molte e legittime paure che si possono provare di fronte a un mondo che si trasforma sotto i nostri occhi, possiamo trovare analoghi aspetti di grande potenzialità. Pensiamo all’abbattimento sempre più massiccio di ogni autorità o intermediario rispetto all’informazione: da una parte abbiamo gli sviluppi deteriori – pensiamo alle fake news o a google utilizzato per le autodiagnosi – dall’altra abbiamo però wikipedia, informazioni accessibili e la possibilità di svolgere molti compiti in maniera molto più pratica e veloce.
Oppure pensiamo alle ricadute sull’attenzione e la concentrazione: da una parte gli ambienti tecnologici attuali, per loro struttura, tendono a sollecitare una velocità di reazione e una frammentazione del compito che non facilita l’approfondimento, dall’altra è stato dimostrato che l’uso di videogiochi ben selezionati può addirittura portare a un miglioramento delle prestazioni cognitive, in termini di focalizzazione sul compito e riduzione della distraibilità.

Il fattore umano

Il libro di Baricco sembra in sintonia con un recente film di Steven Spielberg, Ready Player One. In un futuro distopico la sovrappopolazione e l’inquinamento hanno depauperato la natura e reso angusta la vita sul nostro pianeta. Le grandi metropoli sono decadute e la realtà circostante non offre che un paesaggio avvizzito dall’avidità umana. La sola via di fuga è OASIS, l’incarnazione olografica e virtuale di un’oasi che genera l’ombra in grado di offrire un sollievo all’afoso e soffocante deserto della realtà.
Immergendosi dentro OASIS, il protagonista sarà in grado di accedere a risorse che erano sempre state dentro di lui, ma che nella realtà concreta non riusciva più a raggiungere o utilizzare. In altre parole la fantasia, la speranza e l’immaginazione, insieme alla tecnologia, sono tutti elementi che giungono in nostro aiuto anche in un ambiente ipertecnologico: è con questi che possiamo reinterpretare la realtà che ci circonda, per poterla trasformare e usare al pieno del suo potenziale.