Il PTSD, lo stress post traumatico, consiste in una condizione di forte malessere soggettivo dai contorni molto specifici e ben studiati dalla psichiatria e dalla psicologia clinica. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
PTSD: cos’è?
Il PTSD, o disturbo da stress post traumatico, è una forma di disagio mentale che si sviluppa a seguito di esperienze fortemente traumatiche. Detto anche nevrosi da guerra, il disturbo da stress post traumatico può manifestarsi in persone di tutte le età, dai bambini e adolescenti agli adulti, e può verificarsi anche nei familiari, nei testimoni o nei soccorritori coinvolti nell’evento traumatico.
Cosa causa il PTSD?
Il PTSD è causato da un trauma.
Siamo abituati a sentire parlare di “trauma”, o di shock emotivo. Ma cosa significa, nel concreto, sopravvivere a un evento di questa portata?
Genericamente definiamo “evento traumatico” tutto ciò che possa risultare minaccioso per la vita o per l’integrità psicofisica di un individuo; a questo dobbiamo aggiungere l’assistere a un evento traumatico vissuto da un persona vicina a noi. Il cervello, infatti, rappresenta le esperienze emotive al suo interno “rispecchiando” quelle che osserva all’esterno, per mezzo delle funzioni mediate da quelli che sono definiti neuroni specchio, appunto.
La rappresentazione di un trauma, poi, è cosa diversa dal trauma stesso. È possibile che un evento di egual portata possa essere interpretato e vissuto in due modi diversi, da due persone diverse.
Sopravvivere a un trauma, in ogni caso, spesso non lascia indenni.
Quali sono i sintomi del PTSD?
il PTSD (sindrome da stress post-traumatico) nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association) è definito dalla coesistenza di 4 gruppi di sintomi:
- Ri-esperienza (pensieri intrusivi, flashbacks, incubi)
- Evitamento (deficit di memoria, senso di distacco, tentativo di evitare il pensiero di luoghi o di persone associati al trauma, rinuncia alla socializzazione)
- Alterazioni negative (di umore, memoria e cognizione)
- Ipereccitabilità (tendenza a trasalire, ipervigilanza, irritabilità, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione)
Sostanzialmente, è come se, a seguito di un evento traumatico, fosse difficile per il “sopravvissuto” scrollarsi di dosso la memoria di ciò che in quel determinato frangente avvenne, al fine di proseguire in modo naturale con la propria vita.
Il PTSD colpisce anche gli animali, ma siamo anche consapevoli di quanto il perdurare dei sintomi nell’uomo sia molto maggiore e possa arrivare a coprire interi anni di vita. L’animale, a differenza dell’uomo, è in grado di “dissipare” la memoria del trauma in modo più rapido.
Il PTSD è definito “stress” post-traumatico perché sottopone l’individuo, a seguito dell’evento, a una serie di sintomi psichici e fisici tutt’altro che facili da gestire. Come prima accennato, sarà difficile per la persona rimanere aderenti all’esperienza del presente (a causa dei continui flashback che lo riporteranno all’evento traumatico), ma anche far sì che la realtà non diventi, agli occhi di chi abbia vissuto un evento traumatico, un luogo minaccioso con il quale dover di giorno in giorno misurare le proprie forze.
Il PTSD è un sintomo facile da riconoscere anche grazie alle ripercussioni che ha sul corpo del traumatizzato. Tra i sintomi possono verificarsi: minor senso di stabilità e radicamento a terra, postura distorta o collassata, tremori, tachicardie non facilmente interpretabili, senso di accelerazione o al contrario forte senso di collasso.
Quanto dura il disturbo da stress post-traumatico?
È impossibile definire a priori il decorso di un disturbo post-traumatico. Il PTSD può durare da pochi giorni a molti anni; per essere diagnosticato però deve durare almeno 6 mesi.
Il disturbo da stress post-traumatico si manifesta a distanza di giorni, settimane o addirittura mesi dal trauma.
Il PTSD colpisce anche gli animali, ma siamo anche consapevoli di quanto il perdurare dei sintomi nell’uomo sia molto maggiore e possa arrivare a coprire interi anni di vita. L’animale, a differenza dell’uomo, è in grado di “dissipare” la memoria del trauma in modo più rapido.
Come si cura il PTSD?
Tra i vari trattamenti possibili per il PTSD, al momento il “gold standard”, ovvero il migliore, è considerato la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), con una forte attenzione per gli aspetti “corporei” del disturbo. Un trattamento ottimale prevede anche l’utilizzo di EMDR (Eye Movement Desensitization and Re-processing), un trattamento psicoterapeutico volto a desensibilizzare i sintomi disturbanti legati ai ricordi traumatici. Nell’EMDR, grazie ai movimenti oculari o alla stimolazione tattile bilaterale (tapping), vengono ridotti gli effetti dei sintomi (desensibilizzazione) e si riattiva il processo fisiologico di elaborazione delle informazioni (riprocessamento). La possibilità di usare farmaci prescritti da uno psichiatra che conosca a fondo la storia del paziente, rappresenta un’ulteriore risorsa da pensare come una “stampella” a cui appoggiarsi per fuoriuscire dal problema.
(21 Maggio 2019)