Psichiatria

Perché dormiamo? Cosa sapere sul sonno

Come funziona il sonno? Perché dormiamo? Perché non dormiamo? Quali sono i disturbi del sonno? Scopriamolo insieme in questo articolo dettagliato.

Perché dormiamo? Cosa sapere sul sonno

Dormire è un’attività complessa, non scontata e le cui funzioni sono diventate più chiare solo in seguito a studi recenti.

In questo articolo approfondiamo l’argomento parlando di deprivazione di sonno, narcolessia, ritmi circadiani, insonnia e sonnambulismo.

Perché noi dormiamo?

Per rispondere, dobbiamo prima chiederci cosa sia il sonno.

Il sonno può essere definito come uno stato prontamente reversibile di ridotta reattività a, e ridotta interazione con l’ambiente. Dormire svolge diverse funzioni importanti per il nostro benessere. La qualità e quantità del sonno, infatti, influiscono in modo significativo sulla qualità di vita generale.

Secondo Robert Stickgold, professore di psichiatria di Harvard e ricercatore, il sonno permette di:

  • rinforzare la memoria
  • rielaborare informazioni ma anche dimenticare quelle inutili
  • trovare soluzioni ai problemi
  • capire come funzionano le cose.

Insomma, il sonno permette non solo di riposarsi e riprendersi dagli stress, ma anche di elaborare una grande quantità di informazioni. Oltre Stickgold, anche altri ricercatori, come Karim Alkadhi hanno sottolineato le importanti funzioni del sonno, aggiungendo che dormire è fondamentale non solo per consolidare la memoria, ma anche per proteggere la plasticità cerebrale e le funzioni cognitive. In effetti, sembra che memoria, attenzione e apprendimento possano essere colpite negativamente da una deprivazione di sonno prolungata.

Tra gli altri effetti negativi della deprivazione di sonno ci sono un aumento dell’irritabilità e dell’ansia ma anche una maggiore vulnerabilità del sistema immunitario. In pratica, se non dormiamo abbastanza il corpo sembra andare incontro a una sorta di “stress ossidativo”. L’ansia, lo stress e i processi infiammatori, allora, agiscono sulla persona riducendone sensibilmente il benessere psicofisico e sociale. In altre parole, quando non dormiamo ci consumiamo più velocemente. Diventa importante allora cercare di prevenire l’insonnia.

Perché il corpo umano ha bisogno di dormire?

Il sonno è un processo biologico essenziale per il corpo umano e svolge diversi ruoli cruciali per il benessere fisico e mentale. Alcune delle principali ragioni per cui il corpo umano ha bisogno di dormire includono:

  • Riposo e recupero fisico. Durante il sonno, il corpo ha l’opportunità di riparare i tessuti danneggiati, rafforzare il sistema immunitario e ripristinare l’energia fisica.
  • Consolidamento della memoria. Il sonno è fondamentale per il processo di consolidamento della memoria. Durante il sonno, il cervello organizza le informazioni acquisite durante la giornata e le trasferisce dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.
  • Rigenerazione del sistema nervoso. Il sonno supporta la rigenerazione del sistema nervoso centrale. Questo è particolarmente importante per il funzionamento ottimale del cervello e per mantenere la salute cognitiva.
  • Equilibrio ormonale. Durante il sonno, vengono rilasciati e regolati diversi ormoni che influenzano la crescita, lo stress, l’appetito e altri processi fisiologici cruciali per la salute.
  • Mantenimento dell’equilibrio metabolico. Il sonno è coinvolto nel mantenimento dell’equilibrio metabolico, inclusa la regolazione dei livelli di zucchero nel sangue e la gestione del peso corporeo.
  • Supporto per la salute mentale. Il sonno è collegato alla salute mentale. Una mancanza di sonno può contribuire a problemi come ansia e depressione, mentre un sonno di qualità favorisce il benessere emotivo.
  • Conservazione dell’energia. Il sonno riduce il consumo di energia da parte del corpo. Questo è particolarmente importante considerando le richieste energetiche del cervello.

In sintesi, il sonno è un processo complesso e vitale che contribuisce in modo significativo al funzionamento ottimale del corpo e del cervello. Mancanza di sonno prolungata o disturbi del sonno possono avere conseguenze negative sulla salute fisica e mentale.

Il record di veglia ininterrotta

Nel 1963, lo studente diciassettenne Randy Gardner, stabilì un record mondiale di veglia ininterrotta: undici giorni, ovvero 264 ore. Non utilizzò né farmaci né caffeina.

Anche se al termine dell’esperimento Randy non aveva subito danni permanenti, l’esperienza non era stata priva di effetti collaterali. Dopo due giorni senza dormire Randy era diventato irritabile, provava nausea, aveva problemi di memoria e non riusciva a guardare la tv. Al quarto giorno iniziò a soffrire di ossessioni e la stanchezza era ingestibile. Dopo una settimana aveva tremori, faceva discorsi sconnessi e il suo EEG non presentava più ritmi alfa (quelli tipici della veglia). A differenza di quanto avevano previsto alcuni esperti dell’epoca, comunque, Randy non sviluppò danni permanenti e tornò a comportarsi normalmente nel giro di una settimana.

La deprivazione di sonno sembra avere invece conseguenze più importanti negli animali. I ratti, ad esempio, perdono peso pur mangiando più cibo, diventano più deboli, sviluppano ulcere allo stomaco ed emorragie interne, fino anche a morire. Inoltre, sviluppano disfunzioni della regolazione della temperatura corporea e del funzionamento metabolico. Insomma, l’assenza prolungata di sonno REM non è sempre dannosa per l’uomo, ma il sonno fornisce elementi essenziali per il nostro benessere psicofisico.

Cosa succede nel nostro cervello quando dormiamo?

Il sonno è un periodo durante il quale il cervello svolge molte attività cruciali per il benessere fisico e mentale. Durante le diverse fasi del sonno, si verificano vari processi nel cervello. Ecco alcune delle attività chiave che avvengono nel nostro cervello durante il sonno:

  • Fasi del sonno. Il sonno è diviso in cicli che comprendono le fasi del sonno REM (Rapid Eye Movement) e le fasi non-REM. Durante la fase REM, si verificano i sogni più vividi e il cervello è altamente attivo.
  • Consolidamento della memoria. Durante la fase del sonno noto come sonno lento (non-REM), il cervello lavora per consolidare le memorie e trasferirle dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Questo processo è essenziale per l’apprendimento e la memoria.
  • Pulizia del cervello. Durante il sonno, il sistema glicolinfatico del cervello è più attivo. Questo sistema aiuta a rimuovere i sottoprodotti metabolici e le tossine che si accumulano nel cervello durante le attività quotidiane.
  • Rilascio di ormoni. Durante il sonno, vengono regolati vari ormoni. Ad esempio, durante il sonno profondo, il corpo rilascia l’ormone della crescita, importante per la riparazione dei tessuti e la crescita.
  • Attività sinaptica e plasticità neuronale. Il sonno è coinvolto nella regolazione delle connessioni sinaptiche nel cervello. Questo processo è cruciale per la plasticità neuronale, cioè la capacità del cervello di adattarsi e apprendere.
  • Riposo per le strutture cerebrali. Il sonno fornisce un periodo di riposo per le diverse strutture cerebrali. Le cellule cerebrali riducono l’attività metabolica e il consumo di energia.
  • Regolazione delle emozioni. Il sonno svolge un ruolo importante nella regolazione delle emozioni. Una mancanza di sonno può influenzare negativamente l’equilibrio emotivo e contribuire a problemi come ansia e irritabilità.

In sintesi, il sonno è un periodo dinamico durante il quale il cervello svolge molteplici funzioni fondamentali. Un sonno di qualità è essenziale per mantenere un cervello sano e sostenere il benessere generale.

Ritmi circadiani e orologi biologici

I ritmi circadiani (dal latino circa, “approssimativamente” e dies, “giorno”), noti anche come orologi biologici interni, svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del sonno e dei suoi benefici per la salute. Questi ritmi seguono un ciclo di circa 24 ore e sono influenzati da segnali esterni come la luce e il buio, noti come zeitgebers (in tedesco vuol dire “che scandiscono il tempo”).

Durante la giornata, infatti, l’esposizione alla luce solare stimola la produzione di melatonina, un ormone che regola il sonno, mentre al calar della sera, la sua produzione aumenta in preparazione per il riposo notturno. Rispettare questi ritmi circadiani, ad esempio mantenendo una regolare routine di sonno e esposizione alla luce, contribuisce a migliorare la qualità del sonno e ad ottimizzare i benefici fisiologici e cognitivi associati al riposo notturno.

In assenza di zeitgebers, come dimostrato da esperimenti in grotte, i cicli possono prolungarsi fino a 30-36 ore. La desincronizzazione tra comportamento e fisiologia può compromettere la qualità del sonno e il benessere, come nel caso della sindrome da “jet-lag”. Per risolvere questo problema, gli studiosi suggeriscono l‘esposizione a luce intensa per risincronizzare gli orologi biologici.

Camminare, parlare nel sonno e terrori notturni

Dormire sembra un’attività scontata, che procede regolare dall’addormentamento al risveglio. E per molti è così. Per altre persone, invece, il sonno è meno costante e sereno. Accade a molti, infatti, di parlare, gridare o camminare nel sonno. Di solito queste “attività” si svolgono nel sonno non-REM, fase in cui, come abbiamo visto, a differenza del sonno REM, il corpo non è paralizzato. 

Il sonnambulismo raggiunge un picco intorno agli undici anni, ma spesso crescendo la sua entità si riduce. Una crisi completa di sonnambulismo comprende avere gli occhi aperti e muoversi nel proprio ambiente con una lucidità sufficiente a evitare gli ostacoli. Le funzioni cognitive però sono compromesse e non è consigliabile svegliare un sonnambulo. Questo si trova infatti in uno stato di sonno profondo e a onde lente. La cosa migliore è proprio quella di cercare di riaccompagnare a letto la persona. I sonnambuli si svegliano senza ricordare nulla dell’episodio.

Per quanto riguarda il parlare nel sonno, diciamo che il sonniloquio è molto comune. Quasi tutti parlano nel sonno. I discorsi però sono spesso sconnessi e confusi, e difficilmente hanno un senso compiuto.

I terrori notturni invece possono essere davvero drammatici. Sono più comuni nei bambini di 5-7 anni e sono diversi dagli incubi, più vividi e complessi e generati nel sonno REM. L’esperienza vissuta è molto vivida e intensa e non sembra un sogno. Ne consegue un panico incontrollabile, accompagnato da forte incremento del battito cardiaco e della pressione sanguigna. Questi episodi scompaiono con l’età e non sono sintomi di disturbi psichiatrici.

La narcolessia

La narcolessia è un disturbo bizzarro, permanente e invalidante, del sonno e della veglia. È un disordine che può includere varie manifestazioni, tra cui:

  • Sonnolenza eccessiva durante il giorno. Può condurre ad attacchi di sonno indesiderati, ed è per questo che è pericolosa. Chi ne soffre può cadere all’improvviso in uno stato simile al sonno REM.
  • Paralisi del sonno. Nel periodo di transizione tra sonno e veglia si è colti da una perdita del controllo muscolare. La persona rimane cosciente ma incapace di muoversi o parlare per diversi minuti.
  • Allucinazioni ipnagogiche. Sono sogni vivaci e spesso terrificanti, che si verificano nella fase iniziale del sonno e possono seguire la paralisi.
  • Cataplessia. Una paralisi muscolare improvvisa spesso causata da forti espressioni emotive come riso, pianto, sorpresa, eccitazione sessuale. Dura meno di un minuto.

La narcolessia si verifica anche in alcuni animali come capre, pony, asini e cani. La narcolessia canina e quella dei topi è stata imputata a una mutazione di un gene particolare, responsabile della ricezione dell’ipocretina. Questa, anche conosciuta come oressina, è un elemento chimico rilasciato dai neuroni dell’ipotalamo, una struttura tra i due emisferi cerebrali, che tra le altre funzioni ha anche quella di regolare il sonno. I cervelli delle persone narcolettiche hanno circa il 10 per cento della normale quantità di neuroni contenenti ipocretina. Il motivo per cui accade questo potrebbe essere legato a qualche processo autoimmune.

La narcolessia non ha una cura, ma può essere trattata per attenuarne i sintomi. Sonnellini frequenti possono mitigare la sonnolenza durante il giorno, mentre gli antidepressivi triciclici (che riducono il sonno REM) sembrano utili per ridurre cataplessia e paralisi del sonno.

Altri disturbi del sonno

Oltre ai disturbi del sonno sopra menzionati, ne esistono altri. Seppur siano di minore gravità, li elenchiamo di seguito perché è importante conoscerli e saperli riconoscere.

  • Apnea del sonno. Breve interruzione della respirazione durante il sonno.
  • Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSA). Si verifica quando le vie respiratorie si restringono o si chiudono durante il sonno.
  • Sindrome delle apnee centrali del sonno. Coinvolge il fallimento del cervello nell’invio dei segnali per la respirazione durante il sonno.
  • Disturbo da movimento periodico degli arti. Questo disturbo è caratterizzato da movimenti periodici, involontari e ripetitivi degli arti inferiori durante il sonno.
  • Sindrome delle gambe senza riposo (RLS). Sensazioni spiacevoli alle gambe che causano il desiderio incontrollabile di muoverle.
  • Bruxismo. Digiunzione involontaria dei denti durante il sonno.
  • Insonnia alimentare. Disturbo del sonno associato a episodi ricorrenti di consumo di cibo durante la notte.

Se si sospetta di avere un disturbo del sonno tra quelli citati, è importante consultare un professionista del sonno per una corretta diagnosi e gestione.