Psichiatria

Il biofeedback: cos’è e come funziona

Il biofeedback ha dimostrato di essere un valido alleato, in contesto terapeutico, nel trattamento di diverse condizioni. Grazie ad esso è possibile gestire stress, ansia e diversi disturbi che interessano corpo e psiche.

Il biofeedback: cos’è e come funziona

Il biofeedback permette l’apprendimento del controllo di funzioni corporee solitamente involontarie.

Grazie a questo trattamento, di tipo non farmacologico, è possibile per il soggetto imparare a esercitare una soglia di controllo su funzioni quali frequenza cardiaca, pressione del sangue, tensione dei muscoli. Questa tecnica consente quindi una gestione migliore delle situazioni stressanti, fornendo informazioni di ritorno sui propri stati fisiologici.

L’obiettivo è il miglioramento generale della salute del soggetto, con applicazioni a favore delle performance di chi pratica sport, ma soprattutto a contrasto di diverse condizioni. Quello del biofeedback è un connubio tra psicologia e tecnologia.

Scopriamo allora quali sono i princìpi sottesi a questo trattamento, dove farlo, chi si occupa di biofeedback, e quali condizioni possono essere trattate.

Che cos’è il biofeedback?

Il biofeedback è una tecnica che permette di conoscere, comprendere e imparare a controllare i propri parametri fisiologici. Sviluppato negli anni ’60 negli Stati Uniti da ricercatori come Miller e Kamiya, si è poi diffuso in Europa e in Italia negli anni ‘70.

Tra i parametri tenuti in considerazione ci sono:

  • conduttanza cutanea o resistenza elettrica cutanea. Termini che indicano la variazione delle caratteristiche elettriche della pelle in seguito a sudorazione
  • frequenza cardiaca 
  • respirazione e attività dell’apparato respiratorio
  • temperatura e attivazione muscolare.

Per imparare a gestire questi parametri è necessario un training che prevede l’utilizzo di specifica strumentazione. Gli strumenti rilevano i segnali psicofisiologici in tempo reale e forniscono alla persona un feedback immediato sulla propria attivazione corporea e sulle proprie funzioni fisiologiche. Esistono numerosi dispositivi, per condurre interventi di biofeedback, che permettono di misurare indici fisiologici differenti.

È possibile, ad esempio, adottare un sensore cutaneo da applicare sulle dita per rilevare la conduttanza e la temperatura cutanea. Oppure una fascia toracica da indossare per misurare la respirazione e il battito cardiaco.

Chi fa il biofeedback?

Le figure professionali che si occupano di biofeedback possono essere diverse. Di base, si tratta di professionisti della salute quali medici, psicologi e psicoterapeuti.

Solitamente le sessioni hanno una durata inferiore ai 60 minuti. Quando i casi di trattare sono relativamente semplici, gli effetti benefici di questo trattamento si ottengono entro le 10 sessioni. Condizioni di maggiore complessità si trattano anche in 15, 20 sessioni.

Accanto alle sessioni di biofeedback, sarebbe opportuno per il soggetto praticare quotidianamente delle tecniche di rilassamento come il training autogeno o esercizi di respirazione o, ancora, la respirazione diaframmatica.

A cosa serve il biofeedback?

Il biofeedback integra l’utilizzo della strumentazione con le indicazioni del terapeuta, permettendo una graduale e sempre più consapevole autoregolazione dei propri parametri fisiologici. Questi, infatti, sono normalmente involontari, poiché sono controllati dal sistema nervoso autonomo.

Tuttavia, imparare a controllare queste risposte, visualizzandole sul monitor di un computer, permette di acquisire una maggior consapevolezza dei propri stati corporei e quindi di poterli in parte sottoporre a un controllo volontario.

Qual è il concetto su cui si basa principalmente la tecnica del biofeedback?

Il biofeedback è basato sulla presa di coscienza di una particolare condizione fisiologica e sulla conseguente messa in atto, da parte dell’individuo, di strategie e comportamenti necessari a modificarla.

Il principio alla base è: ricevute le informazioni sulle variazioni di un determinato parametro fisiologico, del quale il soggetto non era consapevole in precedenza, ecco che è possibile, in una certa misura, controllarlo.

Ad esempio, il soggetto può imparare ad autoregolare le risposte fisiologiche, solitamente al di fuori del controllo volontario, sia quelle che, generalmente facilmente controllabili, sono tuttavia sfuggite ai meccanismi regolatori, a causa di una malattia o di un evento traumatico.

Come si svolge la terapia di biofeedback

La terapia di biofeedback prevede una prima visita durante la quale si raccolgono le rilevazioni base da cui partire con il trattamento.

Il primo incontro ha infatti lo scopo di permettere al paziente di prendersi il proprio tempo per familiarizzare con i propri indici corporei. Durante le sedute successive, il paziente viene guidato dal terapeuta ad apprendere tecniche che gli permettono di acquisire maggior consapevolezza. Per esempio, nelle sedute di training è possibile lavorare inizialmente sulla gestione della respirazione.

Il paziente viene guidato a visualizzare le proprie meccaniche respiratorie, lavorando su inspirazione ed espirazione, fino a integrare la respirazione toracica e quella diaframmatica nel modo più efficiente per il proprio corpo. In seguito, si passa a valutare se la nuova modalità respiratoria sia efficace nella regolazione del battito cardiaco, oppure se sia necessario integrare altre strategie.

Ambiti di applicazione

Gli interventi di biofeedback possono essere utilizzati in un’ottica di empowerment, ossia di potenziamento del benessere individuale e di miglioramento della qualità di vita delle persone.

Inoltre, il biofeedback può essere utilizzato in contesti clinici a supporto dell’intervento psicologico. Può affiancare la psicoterapia ed essere una valida tecnica di supporto per imparare a:

  • gestire lo stress
  • ridurre il livello di ansia 
  • rilassarsi tramite la respirazione.

Condizioni che possono essere trattate

Il biofeedback ha dimostrato efficacia anche nel trattamento di una serie di condizioni patologiche quali:

Nel caso specifico della cefalea, è possibile integrare, durante il training per la gestione del proprio battito cardiaco, alcune strategie per alleviare la tensione muscolare come il rilassamento muscolare progressivo e il training autogeno.

L’utilità del biofeedback nella gestione degli indici corporei è scientificamente dimostrata. Per esempio, uno studio recente ha dimostrato che il biofeedback ha effetti positivi anche sulla gestione della rabbia e sui disturbi del sonno.

Tra le altre condizioni che possono essere trattate, vanno indicate anche il disturbo da deficit di attenzione iperattività, il disturbo da stress post traumatico.

Biofeedback e realtà virtuale

Il biofeedback può ricorrere alla realtà virtuale per fare in modo che la persona riceva feedback sui propri indici fisiologici, attraverso le molteplici possibilità degli ambienti virtuali.

Una possibilità è quella di visualizzare i propri stati fisiologici interni come alterazioni dell’ambiente virtuale. Per esempio: una fiamma che varia la sua dimensione al variare della frequenza respiratoria del paziente. L’ambiente virtuale ha il vantaggio di most0rare i parametri fisiologici in una modalità neutra, senza indicare valori numerici, ma traducendoli in una forma grafica che permette di focalizzarsi maggiormente sulla gestione del loro andamento.

Al Centro Medico Santagostino, il protocollo di intervento con il biofeedback propone quattro sedute di training personalizzabili sulla base delle esigenze e delle caratteristiche del paziente.