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Figli adolescenti: come gestire una relazione complicata

L'adolescenza è una fase dello sviluppo che segna il passaggio dalla fanciullezza all'età adulta. Questo periodo è caratterizzato da significative trasformazioni fisiche, psicologiche e sociali e la comunicazione genitori-figli può risultare complicata. Ecco alcuni consigli per semplificarla.

Figli adolescenti: come gestire una relazione complicata

Il rapporto genitori-adolescenti è complesso a causa di differenze generazionali e della crescente necessità di autonomia dei ragazzi. Ma come riuscire a mantenere un dialogo?

L’adolescenza è quella delicata fase di transizione in cui si passa dall’età infantile all’età adulta e, come tutte le fasi di passaggio, presenta la necessità di adattarsi e di modificare il proprio comportamento in base ai nuovi stimoli che si ricevono.

Si tratta di un periodo tumultuoso di cambiamenti fisici, emotivi e sociali per i ragazzi e di disorientamento per i genitori, in cui la comunicazione efficace diventa essenziale per coltivare relazioni sane e comprensione reciproca.

Esploriamo dunque una serie di strategie e approcci psicologici che possono facilitare il dialogo aperto e costruttivo tra genitori e adolescenti.

Quali sono le tre fasi dell’adolescenza?

Iniziamo col capire bene che cos’è l’adolescenza e come è possibile suddividerla a seconda delle età. L’adolescenza è una fase dello sviluppo umano che segna il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Solitamente, inizia con la pubertà, durante la quale si verificano cambiamenti ormonali che portano allo sviluppo sessuale.

Nello specifico, le tre fasi dell’adolescenza sono:

  1. Adolescenza iniziale o precoce (11-14 anni). Durante questa fase, chiamata anche preadolescenza, si verificano i cambiamenti fisici più evidenti legati alla pubertà. Gli adolescenti iniziano a esplorare la propria identità e a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé stessi e degli altri.
  2. Adolescenza media o centrale (15-17 anni). In questa fase, le persone affrontano sfide più complesse legate all’identità e alle relazioni. Si sviluppa una maggiore autonomia e si esplorano interessi personali, talenti e aspirazioni future.
  3. Adolescenza tardiva o finale (18-21 anni). Durante questa fase, gli individui stanno affrontando la transizione verso l’età adulta. Si concentrano sulla scelta di percorsi educativi o professionali, sulla definizione dei valori personali e sulla costruzione di relazioni più mature.

L’adolescenza e il dialogo: un rapporto complicato…

Il dialogo fra genitori e figli in adolescenza diventa sempre più difficile. I ragazzi cercano i propri punti di riferimento fuori dalla famiglia, in particolare nel gruppo dei pari, e con la diffusione sempre più capillare dei social network sono sempre più connessi e sempre meno disponibili a un confronto aperto con i genitori.

In questo quadro così complesso i genitori di figli adolescenti sono spesso disorientati e non sanno come comportarsi. La routine quotidiana sembra continuare come prima, ma ogni volta che ci si trova da soli con i ragazzi si avverte una sensazione di disagio, non si trova più nessun argomento di cui parlare e si avverte il proprio figlio come estraneo.

Molti genitori allora si scoraggiano, pensano di non saper affrontare queste difficoltà e smettono di cercare un dialogo. Di conseguenza, i figli finiranno per sentirsi abbandonati e “non visti”.

…ma non bisogna arrendersi

Cosa succede se si rinuncia alla ricerca di un punto d’incontro con i figli adolescenti? Se i genitori smettono di cercare un dialogo con i ragazzi, questi si sentiranno sempre più soli e invisibili. Si sentiranno infatti senza supporto di fronte ai cambiamenti e alle sfide di questo periodo complicato. Giorno dopo giorno, allora, la distanza tra genitori e figli diventa sempre più incolmabile. Si tratta di un allontanamento emotivo molto doloroso per i ragazzi.

Gli adolescenti che si sentono “abbandonati” reagiscono mettendo in atto comportamenti impulsivi, sia nei confronti di se stessi che nei confronti degli altri. Ciò dipende anche dall’immaturità delle strutture cerebrali, che in questi anni devono ancora completare il loro sviluppo.

Gli atti contro se stessi in genere riguardano il corpo, che in questa fase di vita rappresenta il palcoscenico su cui mettere in atto tutta la propria sofferenza. Il corpo infatti viene attaccato con la speranza che, rendendo concreto il proprio dolore, si potrà finalmente essere visti. Possono quindi iniziare in questo periodo tutta una gamma di atti definiti “autolesionistici”, dai tagli sulle braccia fino ad arrivare a veri e propri tentativi di suicidio.

In altri casi, gli atti violenti si rivolgono non contro se stessi ma contro il mondo esterno. Anche in questo caso la gamma di comportamenti disfunzionali è molto vasta e va dal bullismo (sempre più diffuso via web e noto con il nome di cyberbullismo) fino a veri e propri atti di violenza, che spesso si manifestano in gruppo (per esempio il fenomeno delle baby gang).

Il bisogno di un limite

La ricerca di una identità stabile passa, in molti casi, proprio attraverso la messa in atto di comportamenti che trasgrediscono le regole sociali. Eccitazione e paura si intersecano fra loro in un groviglio emotivo difficile da sciogliere.

I figli adolescenti hanno bisogno allora che qualcuno ponga loro dei limiti, che contenga tali agiti e che possa aiutarli a comprendere il significato delle proprie azioni. Se non si attiva un contenimento di questo tipo, il rischio è che i ragazzi provochino danni a se stessi o agli altri.

Ad esempio, possono sviluppare un tipo di pensiero definito “onnipotente”, con convinzioni come “sono invincibile, non morirò, non può succedermi niente”. Questo tipo di pensiero espone però l’adolescente a comportamenti a rischio, come rapporti sessuali non protetti o abuso di sostanze. Il principale compito dei genitori – e della società – allora, è proprio quello di stabilire i limiti da non oltrepassare.

Come comportarsi con i figli adolescenti? 10 consigli da seguire

Entrare in relazione con i figli adolescenti, dunque, non è affatto semplice, soprattutto se si è già creata una distanza con loro o se i ragazzi sono particolarmente chiusi in se stessi. Ecco allora, come promesso, dieci consigli pratici per tornare a dialogare con loro e mantenere una relazione sana.

  1. Ascolto attivo. Dedicare del tempo a ascoltare veramente i propri figli senza interruzioni, dimostrando interesse per i loro pensieri e sentimenti e senza giudicare.
  2. Rispetto reciproco. Coltivare un ambiente in cui sia presente il rispetto reciproco. Questo contribuirà a costruire fiducia e apertura nella comunicazione.
  3. Comunicazione chiara, sincera e diretta per evitare fraintendimenti. Esprimere i propri sentimenti in modo onesto e incoraggiare i figli a fare lo stesso può essere molto d’aiuto.
  4. Condivisione di esperienze. Trovare modi per condividere esperienze insieme al fine di rafforzare il legame emotivo e creare ricordi positivi.
  5. Imparare dalle sfide, lavorando come squadra per affrontarle insieme, insegnando loro importanti abilità di problem-solving.
  6. Stabilire confini chiari. Definire in modo assertivo regole e confini, spiegando le ragioni dietro di essi. Questo fornisce una struttura che può aiutare i figli a sviluppare un senso di responsabilità.
  7. Riconoscere l’individualità. Rispettare e valorizzare l’individualità di ciascuno. Riconoscere gli interessi e le passioni dei propri figli contribuirà a rafforzare la loro autostima.
  8. Essere un modello positivo per insegnare loro valori e comportamenti sani.
  9. Sostenere l’autonomia. Favorire gradualmente l’indipendenza dei propri figli, permettendo loro di prendere decisioni adeguate alla loro età e incoraggiandoli a imparare dai propri errori.
  10. Amore incondizionato. Una forte base di amore fornisce ai figli la sicurezza necessaria per esplorare il mondo e crescere come individui.