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Vita da single: ma è davvero da sfigati?

Forse dobbiamo rivalutare la "singletudine": ecco i luoghi comuni, le motivazioni e i vantaggi dell'essere single.

Vita da single: ma è davvero da sfigati?

Essere single può essere una scelta oppure una cosa che capita. Ma è davvero così negativo esserlo?

Tra le domande più frequenti quando ci si trova tra amici e parenti, quelle sulla propria situazione sentimentale sono di sicuro tra le più temute.

Rispondere, infatti, non è mai semplice e spesso ci si sente giudicati per il fatto di non avere un partner. Eppure, al giorno d’oggi, nelle società occidentali ci sono più single che mai. Un adulto su quattro non si è mai sposato e in alcune città le cifre sono ancora più significative. A New York, ad esempio, la metà degli individui vive da solo.

Essere single può essere una vera scelta di vita, oppure un periodo transitorio in cui si è alla ricerca della persona giusta. Tra i single, poi, c’è chi ritiene questo stile di vita il migliore possibile e chi invece vive questa situazione in modo negativo, con sentimenti di solitudine e tristezza

Scopriamo insieme quali sono i luoghi comuni più diffusi sui single e se rappresentano o meno la realtà.

I luoghi comuni sulla vita da single

Ecco alcuni dei luoghi comuni più diffusi sui single:

  1. I single sono meno felici – L’amore, soprattutto nella fase iniziale, è caratterizzato da euforia ed entusiasmo. Tuttavia, l’innamoramento è transitorio, e in ogni coppia bisogna, prima o poi, scendere a compromessi e fare alcune rinunce. Se è vero quindi che innamorarsi è molto piacevole, è anche vero che stare insieme implica un certo grado di sacrificio. Riconoscere di non essere pronti potrebbe essere segno di maturità. Inoltre, la vita da single è preferibile a una relazione sentimentale insoddisfacente, in cui si rimane per paura della solitudine o per dipendenza affettiva.
  2. Vivere da soli è molto triste – Non per forza. Una persona single può sentirsi meno sola di una con un partner. A volte infatti stare in coppia porta a trascurare le amicizie e la famiglia, con il risultato di sentirsi davvero isolati quando l’altro non c’è o la relazione finisce. I single, al contrario, spesso hanno più cura di questi legami e così sono meno soli.
  3. Non è sposato/a, ma vorrebbe esserlo – Questo mito sui single è molto resistente, e parte dalla convinzione che non avere un partner sia un fallimento. Eppure i motivi per essere single sono tanti: ad esempio c’è chi preferisce essere più libero, chi vorrebbe sviluppare di più la propria carriera lavorativa e chi, semplicemente, non ha ancora trovato una persona adatta a sé.
  4. “È una zitella” – La parola “zitella” ha un tono dispregiativo e di solito etichetta quelle donne che raggiungono una certa età senza essersi sposate. Questo stereotipo però riflette una mentalità ormai anacronistica ed evidentemente sessista. Il corrispondente maschile, infatti, è più raro e sembra avere connotazioni più positive (Don Giovanni).

Un’altra idea diffusa è che rimane single chi “non è uscito dal nido”, come nel caso del cosiddetto “figlio cronico”.

Chi sono i single per scelta?

Ci sono diversi motivi per cui si decide di rimanere single.

  • Figli o carriera? – A volte ci si trova di fronte al dilemma lavoro-famiglia. Questo è vero in particolare per le donne, che a volte a causa della maternità devono rinunciare alle proprie ambizioni lavorative e di autorealizzazione. Molte persone allora scelgono il lavoro proprio perché sanno che si sentirebbero frustrate a rinunciarvi per avere figli.
  • Un tema di giuste distanze – Alcuni cuori solitari non sanno di preciso perché non hanno un partner. Alcuni non hanno trovato la persona “perfetta”. Altri, invece, non si sentono a proprio agio né in una relazione, né da soli e si sentono tristi o vuoti. In questo caso il disagio potrebbe essere analizzato in un percorso di consulenza psicologica, per provare a sbloccare l’impasse.
  • Adolescenti dentro – Sono le persone che passano da una relazione all’altra, senza restare a lungo con nessuno. Vivono il “qui e ora”, in una sorta di eterna adolescenza in cui il futuro non è contemplato e non è possibile una vera progettualità di coppia.
  • Esperienze passate e aspettative personali – Esperienze relazionali precedenti o esperienze familiari potrebbero portare alcune persone a preferire la vita da single o avere aspettative elevate riguardo ai partner e preferire rimanere da soli piuttosto che scendere a compromessi.

In ogni caso, essere single è una condizione normale, che non è “da sfigati” o “da zitelle”. Al contrario, può essere molto positiva se porta a vivere più pienamente le relazioni amicali e familiari e a conoscere meglio se stessi.

Forse abbiamo troppa scelta

L’ascesa del numero di single potrebbe anche essere legata ad alcune dinamiche della società occidentale.

L’individuo è diventato il centro di tutto, ci si preoccupa troppo di se stessi e in questo schema non c’è posto per nessun altro. Inoltre, negli ultimi anni con le varie app anti-timidezza il numero di potenziali partner sta aumentando in modo esponenziale. Accade, quindi, che l’eccessivo numero di opzioni ci paralizzi nella capacità di decidere e impegnarci. Appena intravediamo i primi difetti del partner, ad esempio, ci domandiamo se abbia senso rimanere, con tutte le possibilità che ci aspettano sullo smartphone. Così forse impegnarsi in una relazione diventa più difficile, perché potrebbe esserci sempre “qualcosa di meglio”. È il fenomeno della Fear of a Better Option (FOBO).

Quando una persona decide finalmente di compiere una scelta ha sempre la sensazione di perdere e rinunciare a qualcos’altro. Insomma, tendiamo a idealizzare ciò che non abbiamo.

Guscio protettivo o gabbia?

La “singletudine” non è di per sé negativa, ma può diventarlo. Questo avviene in particolare quando da guscio protettivo (ad esempio dopo una rottura) diventa una sorta di prigione, una condizione mentale in cui non ci si mette mai in gioco. Essere single può sembrare rassicurante, perché illude di tenere sotto controllo la situazione: le avventure non richiedono impegno a livello emotivo. Alla lunga però questo non soddisfa più, perché il bisogno di un legame profondo è sempre presente in tutti. 

Quindi se il problema è essersi chiusi in se stessi dopo una delusione, come ci si può nuovamente aprire all’amore? Questi sono i nostri tre consigli:

  • Fare un passo alla volta, cercando coltivare le giuste distanze;
  • Non trascurare i propri interessi annullandosi nel partner;
  • Rivolgere a se stessi domande nuove e porsi in un atteggiamento d’ascolto e di apertura verso i propri bisogni e le proprie paure.

Un rapporto psicoterapeutico può essere di grande supporto in questo processo. Lo strumento più potente di una psicoterapia è infatti la relazione terapeutica che sollecita e richiama queste domande così importanti.

Cosa fare se si è single?

Essere single può essere un momento prezioso per esplorare se stessi, costruire interessi personali e godere di un senso di libertà e indipendenza. Ecco alcune cose che si possono fare quando si è single:

  • Sfruttare il tempo per se stessi, dedicandosi a imparare cose nuove, leggere o approfondire hobby.
  • Coltivare le amicizie, rafforzando le relazioni esistenti e cercando di fare nuove conoscenze.
  • Fare esercizio fisico: lo sport e l’attività fisica non solo mantengono il corpo in salute, ma anche la mente.
  • Viaggiare, esplorare luoghi nuovi o partecipare a nuovi eventi e attività interessanti.
  • Investire nel proprio benessere emotivo, partecipando a corsi di meditazione, yoga o consulenze di crescita personale.
  • Impegnarsi nel volontariato per contribuire alla comunità e allargare le proprie prospettive.
  • Dedicare maggior tempo al lavoro, all’istruzione o a progetti che si sta cercando di realizzare.
  • Esplorare il mondo degli appuntamenti, frequentando eventi sociali o utilizzando app o siti di incontri per incontrare nuove persone.

Essere single non è affatto una condizione negativa, ma un’opportunità per crescere personalmente e godere della vita in modo diverso!