Coronavirus e paura: come evitare il panico da seconda ondata

La psicologia sociale può aiutare a gestire l’ansia da Coronavirus

Coronavirus e paura: come evitare il panico da seconda ondata

Contagi fuori controllo, incertezza, tensione… Se la prima ondata ci ha preso alla sprovvista, in questo secondo picco non dobbiamo farci prendere dal panico. A livello sociale infatti la paura innesca meccanismi potenzialmente dannosi, ma per fortuna prevedibili.

Il Coronavirus sta avendo un impatto importante sulla vita individuale, sociale e sull’economia. La paura che in molti stanno sperimentando è una reazione normale e fisiologica.

Anche se i timori per la propria salute e per il lavoro sono fondati, comunque, è importante stare attenti ad alcune reazioni a catena che si innescano in momenti di pericolo collettivo, e non farsi prendere dal panico.

La psicologia può aiutare a capire quello che sta succedendo, e a trovare soluzioni per gestire l’ansia individuale e collettiva.

In questo articolo vi sveliamo i tre meccanismi che in una fase di emergenza portano a diffondere un clima di angoscia e di cosa possiamo fare per limitarne gli effetti negativi.
Questi meccanismi sono:

  • il conformismo sociale;
  • il principio di scarsità;
  • il fatto di avere “due cervelli”.

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Il pericolo del conformismo

Il conformismo è il cambiamento nei pensieri e comportamenti delle persone come risultato di una pressione di gruppo (reale o immaginaria).
Verso la fine degli anni sessanta, alcuni ricercatori di psicologia sociale ne dimostrarono l’importanza. Stanley Milgram ad esempio chiese ad alcuni collaboratori di posizionarsi sul marciapiede di una strada affollata di New York e guardare in alto. I passanti in poco tempo iniziarono a fare lo stesso, anche se non c’era niente da guardare! (Qui trovate il video dell’esperimento).
Ricerche successive dimostrarono che nelle situazioni di maggiore incertezza il conformismo tende ad aumentare, perché ci orientiamo in base a ciò che fanno gli altri. In particolare, quando le cose sono fuori dal nostro controllo o ci sentiamo incompetenti diventiamo molto più influenzabili. Così si innesca un circolo vizioso, in cui imitiamo comportamenti irrazionali (ad esempio saccheggiare supermercati e negozi) e si scatena il panico.

Dov’è finita l’Amuchina? Il meccanismo della scarsità

In che modo il gel disinfettante è diventato il bene più prezioso del mondo, anche per chi di solito non lo utilizzava? Grazie a due fattori: paura di essere tagliati fuori e scarsità.

La scarsità è una delle leve più potenti del marketing e della persuasione. Come funziona? Secondo Robert Cialdini ricercatore noto per i suoi studi sul tema – le opportunità ci appaiono più desiderabili quando la loro disponibilità è limitata. In altre parole, quando una risorsa di cui potremmo aver bisogno sembra scarseggiare, faremo di tutto per evitare di rimanere senza. Ecco perché nelle fasi precedenti al primo lockdown siamo corsi nei supermercati a cercare fagioli e altri beni a lunga conservazione (che magari abbiamo ancora in dispensa).

Il secondo meccanismo è chiamato FOMO (Fear Of Missing Out). Riguarda la paura di perdere informazioni fondamentali ed essere esclusi dal gruppo. È la stessa sensazione che si attiva quando si scarica lo smartphone e ci sentiamo tagliati fuori dal mondo.

Nel caso del Coronavirus questi meccanismi si intrecciano con la paura e generano reazioni allarmate, che possono portare a comportamenti impulsivi.

Il cervello rettile e il cervello pensante

Quando i propri bisogni fondamentali (sicurezza, salute, protezione) vengono messi in discussione, si può generare una forte ansia. Questa è naturale e “amica” fin quando non intacca la razionalità. Il nostro cervello “animale” però (amigdala in primis) è costituito da strutture più primitive, che reagiscono al pericolo in modo immediato, già con stimoli percettivi grezzi. Ad esempio, se siamo in un bosco e ci sembra di aver visto un orso corriamo via spaventati, anche se in realtà era solo un’ombra. Il “cervello rettile” mette in atto risposte attacco-o-fuga senza passare da una valutazione consapevole.

Delle valutazioni più razionali e ragionate si occupa invece il “cervello pensante” (neocorteccia), che opera però in modo più lento.

Quando ci sentiamo in pericolo il cervello rettile prende il sopravvento sul cervello pensante, decidendo in modo autonomo e rapido, e impedendoci di pensare e ragionare come dovremmo. Purtroppo a volte tutto ciò genera un cortocircuito. Quindi ci disconnettiamo ed entriamo in modalità sopravvivenza, innescando una reazione a catena che può estendersi al gruppo sociale tramite conformismo e scarsità.

Leggi anche: 6 consigli per evitare l’insonnia

Come gestire gli attacchi d’ansia

L’ansia può essere utile se porta a una preoccupazione adeguata. Quando invece genera irrazionalità va ridimensionata.

Ecco allora alcune indicazioni per evitare il panico:

Non combattere l’ansia, accettala. L’ansia è una normale reazione di allarme, combatterla porta solo a rinforzarla;

Usa l’ansia come alleata per prendere le precauzioni adeguate;

Fai un passo alla volta. Focalizzati su ciò che puoi fare e controllare nel presente e nel breve termine, non crogiolarti in pensieri catastrofici;

Puoi farcela. Hai già affrontato altre situazioni stressanti, supererai anche questa.

-Leggi anche: Quando l’ansia va fuori controllo. Come gestire un attacco di panico

Come ridimensionare la psicosi collettiva

Per contrastare la diffusione del Coronavirus servono calma e collaborazione. Ognuno di noi può fare qualcosa per evitare scene di panico collettivo o proteste violente. Ecco alcuni suggerimenti:

  • Seguire le indicazioni delle autorità e degli esperti. Nell’incertezza, usare il buon senso.
  • Creare una rete di collaborazione continua. 
  • Consultare fonti attendibili, e non procurare ulteriore allarmismo.
  • Tranquillizzare le persone preoccupate, quelle più fragili, ansiose, o sole. Creare reti di supporto via telefono, skype e altri mezzi di comunicazione.

Abbiamo dimostrato di essere una società unita e determinata durante la prima ondata, possiamo uscire anche da questa seconda fase critica.