Stress, attenzione e percezione del tempo: come stiamo dopo un anno di pandemia (infografica PDF)

Destreggiarsi tra aperture, chiusure e distanziamento sociale non è facile. Dopo un anno di pandemia è tempo di fare qualche bilancio.

Stress, attenzione e percezione del tempo: come stiamo dopo un anno di pandemia (infografica PDF)

Abbiamo indagato lo stato d’animo dei lettori di Santagostino Psiche a un anno dalla pandemia. Ecco il report del sondaggio.

Il sondaggio si articolava nelle seguenti sezioni:

  • stress
  • emozioni
  • motivazione
  • sonno
  • percezione del tempo
  • sintomi fisici
  • benessere digitale
  • attenzione nello studio e sul lavoro
  • relazioni.

Vediamo che cosa è emerso dai dati.

Quali sono stati i maggiori fattori di stress

La maggioranza dei rispondenti (74%) riporta di essersi sentito abbastanza o molto stressato negli ultimi 6 mesi. Circa il 20 per cento riferisce un altissimo livello di stress esperito e solo il 10 per cento riporta di essersi sentito poco o per niente stressato.

La maggior parte dei partecipanti (74%) riconosce come maggiore fonte di stress negli ultimi 6 mesi le limitazioni nella libertà di spostamento. Subito dopo, con percentuali molto simili tra loro, le notizie relative al Covid-19 (ricevute tramite telegiornali, giornali, social network, ecc.), il dover sostenere una riunione/esame importante online e l’impossibilità di uscire la sera (rispettivamente 34%, 32% e 30%).

 

I fattori che hanno invece influito di meno sullo stress percepito sono le difficoltà economiche (14%) e il licenziamento (0,6%). È possibile però ipotizzare che, dato che la maggior parte dei rispondenti ha affermato di essere studente (circa il 70%) sia poco preoccupato di condizioni lavorative e/o economiche in quanto ancora sostenuto a livello economico, totalmente o per la maggior parte, dalla famiglia di origine.

Clicca qui per scaricare il PDF con i punti salienti del report

Le emozioni più frequenti durante la pandemia

Dai dati emerge che l’emozione più sperimentata negli ultimi mesi è la nostalgia, seguita da frustrazione, preoccupazione e rabbia. Emergono inoltre esperienze, di minor frequenza, legate ad emozioni di carattere positivo quali gioia, speranza e affetto. La serenità è stata l’emozione più rara. 

Come scorre il tempo durante una pandemia

Quasi la metà dei partecipanti al sondaggio (42%) sente che i giorni si ripetono sempre uguali. Altre esperienze emerse in percentuali rilevanti (20%) riflettono una perdita di senso del tempo, oppure un continuo cambiamento nella percezione del tempo. 

Come abbiamo dormito

La qualità del sonno, giudicata complessivamente facendo riferimento agli ultimi 6 mesi, risulta per il 36 per cento dei rispondenti “normale”, per il 34 per cento “non molto buono” e per meno del 4 per cento “ottimo”.

Sintomi fisici

Il maggior disagio fisico esperito negli ultimi 6 mesi risulta il mal di testa, per più della metà dei rispondenti (54%), seguito da mal di schiena e fastidio agli occhi. Tali disagi potrebbero essere legati all’aumento significativo di ore trascorse nell’utilizzo di dispositivi tecnologici, unite alla ridotta mobilità. 

Come abbiamo lavorato o studiato

La netta maggioranza dei rispondenti (81%) riporta di utilizzare strumenti tecnologici principalmente per motivi legati al lavoro o allo studio.

L’81 per cento dei rispondenti riporta un utilizzo complessivo giornaliero di strumenti tecnologici superiore alle 4 ore. Nello specifico, il 40 per cento passa dalle 5 alle 7 ore giornaliere di fronte ad uno schermo, e il restante 40 per cento riporta un utilizzo complessivo maggiore alle 7 ore. 

Circa il 60 per cento dei rispondenti riporta un calo di motivazione negli ultimi 6 mesi, con conseguente fatica nel trovare le energie necessarie per portare a termine i propri impegni. Meno dell’1 per cento (solo lo 0,6%) riporta di sentirsi “pieno di energia”. 

Noi, gli altri e le distanze

7 partecipanti su 10 vivono da soli, ma affermano di aver potuto contare abbastanza sulle relazioni intrattenute online.

L’80 per cento dei rispondenti che vive da solo ritiene che, negli ultimi 6 mesi, il proprio rapporto con se stesso sia cambiato.

In particolare, tra chi vive solo e ha percepito tale cambiamento, la maggioranza (37%) sente di conoscersi di più. 1 su 4 sente di aver imparato a stare da solo e un altro 25 per cento ha scoperto di avere più bisogno degli altri di quanto pensasse.

Tra chi vive con qualcuno (coinquilini, genitori, partner, etc.) la maggioranza (64%) sente che la propria convivenza con altre persone ha influito abbastanza o poco sulla propria vita lavorativa o studentesca.

Tra chi vive con qualcuno (coinquilini, genitori, partner, etc.) i vissuti relativi alla convivenza con altri, riferiti agli ultimi 6 mesi, rispecchiano esperienze di supporto, vicinanza e affetto. In minori misura emergono vissuti negativi di insofferenza e, a livello ancora minore, rabbia e delusione. 

Tra chi vive con qualcuno (coinquilini, genitori, partner, etc.) quasi la metà dei rispondenti (48%) riporta di percepire un moderato rispetto del proprio spazio personale da parte dei propri conviventi, ben il 30 per cento sente il proprio spazio “molto rispettato”. Appena il 3 per cento riporta una percezione assente di tale aspetto della convivenza. 

Studiare a distanza è difficile

La metà degli studenti ritiene che la propria capacità di impegno nello studio sia peggiorata durante quest’ultimo periodo. Solamente il 3 per cento riferisce un buon miglioramento nell’impegno accademico. 

La metà degli studenti universitari ha riferito di essersi sentita poco vicina ai colleghi universitari (50%). Soltanto una minoranza (8,2%) percepisce un avvicinamento significativo nei confronti dei propri colleghi. 

La metà degli studenti (50%) dichiara di non aver riscontrato particolari cambiamenti riguardo la capacità di concentrazione online, mentre una buona fetta di rispondenti (circa 1 su 3) dichiara di aver rilevato una diminuzione.

La maggioranza degli studenti ha visto rimanere invariato il proprio rendimento scolastico (55%). L’altro 45 per cento è diviso tra chi percepisce di aver migliorato il proprio rendimento e chi lo considera peggiorato.

Più della metà delle persone (55%) percepisce invariata la capacità di impegnarsi nel lavoro, solo il 2,5 per cento la percepisce molto peggiorata e un altro 2,5% per cento molto migliorata. 

Il 40 per cento delle persone ritiene di essersi sentita poco vicina ai propri colleghi di lavoro. Solo il 5 per cento dei rispondenti ritiene di essersi sentita vicino in maniera maggiore. 

La metà delle persone (50%) percepisce la loro capacità di concentrazione “normale”, solo il 7,5 per cento dei rispondenti ritiene che sia alta, e il 42,5 per cento ritiene invece che sia bassa. 

Uno su tre ritiene che lo smart working non abbia avuto un impatto particolare sul rendimento di lavoro. Una buona fetta di persone, però, lavora in presenza, dunque in relazione allo smart working si può dire che una discreta parte di persone ha percepito come migliorato il rendimento grazie alle nuove modalità lavorative.

 

[Questo sondaggio è stato creato e diffuso da Viola Dadda, Mariavittoria Gennaro e Alessia Corti, dottoresse in psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in tirocinio al Santagostino sotto la guida dello psicoterapeuta Luca Morganti. Il campione è composto da 158 persone, 70% studenti, 25% lavoratori, 5% disoccupati]