Familiarità e conoscenza degli aspetti teorici favoriscono il passaggio alla terapia online

I numeri della nostra indagine sui fattori che facilitano l'utilizzo della psicoterapia online da parte dei terapeuti

Familiarità e conoscenza degli aspetti teorici favoriscono il passaggio alla terapia online

Passaggio alla psicoterapia online durante la pandemia da Coronavirus (Covid-19): precedente esperienza, familiarità con la tecnologia e conoscenze teoriche sulla psicoterapia online da parte del terapeuta. Il caso del Centro Medico Santagostino

Nel contesto dell’equipe del servizio di Psicologia, Psicoterapia e Psichiatria del Santagostino, durante la prima ondata pandemica da Coronavirus (Covid-19), abbiamo avuto modo di raccogliere e analizzare dati utili a orientare gli sforzi formativi dei professionisti della salute mentale in questo periodo di transizione ed evoluzione dei setting terapeutici.

Attraverso la compilazione di un questionario costruito ad-hoc da parte dei nostri psicoterapeuti, abbiamo mappato diverse variabili potenzialmente influenti sulla propensione dei pazienti a passare ad un setting di psicoterapia online, tra cui l’esperienza pregressa di psicoterapia online, il grado riferito di familiarità con i sistemi di videocomunicazione, di conoscenza teorica e scientifica della psicoterapia online, l’orientamento terapeutico e il grado personale di scetticismo nei confronti della psicoterapia online prima della pandemia. 

86 psicoterapeuti hanno completato il questionario. Le analisi statistiche dei dati ci hanno permesso di concludere che nel nostro campione la variabile più predittiva di una buona adesione al nuovo setting era l’esperienza pregressa del terapeuta nella psicoterapia online, accanto alla familiarità tecnica e un basso scetticismo. Nessuna differenza rilevante invece è emersa relativamente all’orientamento teorico.

In altre parole, nel passaggio a un setting online servono strumenti appropriati per padroneggiarne le caratteristiche. Terapeuti preparati sull’uso della tecnologia e aperti rispetto al nuovo, che siano cognitivisti, psicodinamici, o psicoanalisti, saranno presumibilmente più efficaci nel gestire cambiamenti di questo tipo all’interno dei percorsi di cura.

I terapeuti sono in prevalenza donne (81%), di età media 37,4±6,6 anni. Circa la metà dei terapeuti (49%) riferisce di aver utilizzato la PO prima del periodo di emergenza Covid-19, ma per la maggior parte solo per meno del 10% dei loro pazienti. Una conoscenza teorica della PO è riferita dal 61% dei terapeuti e l’86% ritiene di possedere una sufficiente-buona familiarità tecnica. I terapeuti  si  dichiarano  perlopiù poco (38,4%) o moderatamente scettici  (37,2%) prima dell’emergenza Covid-19. Quasi tutti i terapeuti (94,2%) hanno comunque proposto la PO a oltre  l’80% dei loro pazienti durante il periodo di emergenza Covid-19. I motivi per cui non hanno proposto la PO ad alcuni pazienti sono fondati su un giudizio clinico personale di inappropriatezza (11,6%), rifiuto da parte dei pazienti (10,5%), indicazioni di letteratura o controindicazioni metodologiche (rispettivamente 8,1% e 7%). Nel periodo di emergenza Covid-19, solo il 10,5% dei terapeuti ha passato meno del 60% dei propri pazienti in PO, il 16,3% ha passato in PO il 60-80% dei propri pazienti e il restante 31,4% ha passato in PO più dell’80% dei propri pazienti.

 

Sulla rivista Quaderni, dal loro sito: “Quaderni di Psicoterapia Cognitiva è la rivista della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC). Dal 1996 raccoglie i contributi clinici, teorici e applicativi dei professionisti (psicoterapeuti, psichiatri, psicologi e medici) che si riconoscono nell’approccio cognitivo-comportamentale allo studio della mente e della sofferenza psicologica.”

Articolo uscito sul n.49 

Quaderni di Psicoterapia Cognitiva (ISSN 1127-6347, ISSNe 2281-6046), n. 49/2021

DOI: 10.3280/qpc49-2021oa13211