Psichiatria

Il manipolatore affettivo: chi è e come si comporta

Un manipolatore induce gli altri a pensare, sentire e comportarsi in un certo modo facendo leva sugli aspetti emotivi

Il manipolatore affettivo: chi è e come si comporta

Un manipolatore affettivo è una persona (uomo o donna) che fa leva sugli aspetti emotivi per indurre gli altri a pensare, sentire o comportarsi in un certo modo. 

Lo scopo della persona che opera una manipolazione affettiva è ottenere una posizione di “vantaggio” e controllo dell’altro nella relazione, sia essa sentimentale, professionale, amicale o parentale.

Come si comporta il manipolatore affettivo?

Di solito il manipolatore affettivo cerca di indurre nell’altro una di queste sensazioni:

  • dubbio su sé stessi
  • senso di colpa
  • disorientamento
  • ansia
  • disperazione
  • solitudine.

Di solito una persona che manipola gli affetti lo fa perché non vuole sentirsi in balìa dell’altro. Il manipolatore affettivo non vuole – oppure semplicemente non sa o non riesce a – instaurare una relazione sana, armonica e reciproca. Piuttosto, cerca di proteggere sé stessa mantenendo il più possibile un senso di controllo nei confronti dell’altro.

Il manipolatore affettivo tende a enfatizzare il proprio ruolo di vittima o a utilizzare il ricatto emotivo. Ad esempio, cerca di far sentire il partner in difetto per qualcosa che ha o non ha fatto oppure detto, oppure minaccia l’abbandono e la chiusura della relazione se il partner non farà ciò che il manipolatore si aspetta.

Come si comporta il manipolatore affettivo in amore?

In una relazione sentimentale, un manipolatore affettivo può irrigidirsi, diventare freddo e togliere l’affetto, o far sentire in colpa l’altro per cose di poco conto. Può anche sparire e non rispondere ai messaggi per diverse ore o giorni. Questo destabilizza il partner, perché un manipolatore affettivo è capace di comportarsi anche in modo molto affettuoso, caldo e accogliente. È proprio questa la caratteristica di un vero manipolatore: la capacità di adattarsi alle aspettative dell’altro per ottenere fiducia e poi di diventare anche molto cinico e calcolatore pur di ottenere ciò che desidera.

L’obiettivo è sempre mettere l’altra persona in una condizione di dubbio e incertezza.

Paradossalmente, l’emotività quasi assente del manipolatore affettivo spesso attira proprio le persone più vulnerabili e propense a subire il suo comportamento, in un gioco di schemi complementari che può avvicinarsi a dinamiche relazionali sottilmente sadomasochistiche.

Come capire se una persona è una manipolatrice affettiva?

Non è facile capire se una persona è una manipolatrice affettiva. Un manipolatore affettivo, infatti, potrebbe essere anche molto abile a camuffarsi agendo come partner premuroso e attento. Fa parte della sua strategia, che a volte è più consapevole e a volte meno. Tuttavia, esistono alcuni segni di riconoscimento tipici di un manipolatore affettivo. Questi sono:

  • l’utilizzo del ricatto emotivo, ovvero una comunicazione del tipo: ti darò il mio affetto e il mio amore solo se tu farai, penserai, agirai come io desidero
  • l’irascibilità quando non vengono soddisfatti i suoi desideri e bisogni in modo immediato
  • la scarsa disponibilità – celata a volte da una superficiale cordialità – nell’incontrarsi a metà strada. Il partner ad esempio può accorgersi dopo un po’ di tempo che, comunque vada, si fa sempre come vuole l’altro
  • repentini cambiamenti nell’affettività, dall’essere molto affettuosi all’essere freddi, scostanti e irritabili in breve tempo
  • sparire per ore ad esempio via messaggio, anche quando si è disponibili
  • doppi standard nelle relazioni, tali per cui una regola va bene se imposta al partner, ma non vale per il manipolatore affettivo.

Come comportarsi con un manipolatore affettivo?

Innanzitutto, è necessario capire se il partner è davvero una manipolatore affettivo , oppure se magari è solo permaloso, o poco capace di sintonizzarsi emotivamente. Non sempre, se il partner non corrisponde a ciò che ci aspettiamo, allora è un manipolatore affettivo.

Se, però, abbiamo riscontrato tutti i segni tipici del manipolatore affettivo, in un arco di tempo ragionevole per attribuire i suoi comportamenti più a tratti di personalità che a oscillazioni normali di chiunque di noi, allora possiamo utilizzare alcuni accorgimenti per difenderci.

Prendersi una pausa di riflessione

Il primo consiglio è quello di prendersi una pausa di riflessione. I manipolatori affettivi sono molto abili nel far credere al partner che cambieranno, che hanno capito la lezione e che stanno migliorando. In realtà, i miglioramenti sono spesso fittizi e fanno parte della manipolazione.

Per cambiare, un manipolatore affettivo ha bisogno di un lavoro intensivo su di sé con una psicoterapia. Spesso il partner di un manipolatore (o manipolatrice) tende a rimanere insieme a quella persona più a lungo del necessario, perché i manipolatori affettivi sono talentuosi a far credere che va tutto bene o che le cose miglioreranno. Meglio non perdere tempo, dunque, in una relazione che quasi certamente ci prosciugherà.

Essere assertivi

Il secondo consiglio è quello di sviluppare l’assertività. È importante saper affermare i propri diritti e rimarcare i confini di ciò che siamo disposti ad accettare e cosa no in una relazione. I manipolatori affettivi utilizzano spesso il senso di colpa e il ricatto emotivo come armi di persuasione, ecco perché dobbiamo imparare a mantenere una posizione in modo saldo.

Prendersi cura di sé

L’ultimo consiglio è quello di prendersi cura di sé e intraprendere un percorso di terapia (o approfondire quello già iniziato) per capire come mai siamo stati attratti proprio da quella persona, senza renderci conto di chi ci trovavamo davanti. A volte, quando veniamo attratti da un manipolatore affettivo, vuol dire che nelle sue modalità relazionali abbiamo identificato uno schema familiare. Ricorda che anche gli schemi disfunzionali, per quanto dannosi, possono esercitare una forza gravitazionale, dal momento che questi schemi sono conosciuti, e la nostra psiche tende a preferire ciò che conosce a ciò che non conosce.