Psichiatria

La sindrome dell’impostore: cos’è e in che modo affrontarla?

Non meritare i successi raggiunti in ambito lavorativo, sentirsi sempre inadeguato alla situazione in cui ci si trova. La sindrome dell'impostore può invalidare la vita di chi ne soffre. Come riconoscerla? E a chi rivolgersi per risolverla?

La sindrome dell’impostore: cos’è e in che modo affrontarla?

La sindrome dell’impostore porta, chi ne soffre, a mettere in dubbio i propri successi, determinando nella persona delle vere e proprie difficoltà nell’accettare i traguardi meritatamente raggiunti. Nel confronto con gli altri, poi, ci si ritrova inevitabilmente perdenti.

Stefano Tricoli, psicoterapeuta di orientamento psicanalitico del Santagostino, spiega quali sono le cause di questa sindrome, quali distorsioni cognitive e comportamenti determina in un individuo, e quale approccio terapeutico seguire per una sua risoluzione.

Che cosa è la sindrome dell’impostore?

Una frase che può ben definire la sindrome dell’impostore è la seguente: “Pur avendo raggiunto un traguardo sento di non meritarmelo. Anche se gli altri mi riconoscono un valore”. L’espressione sindrome dell’impostore è stata coniata dalle psicologhe americane Pauline Clance e Suzanne Imes. L’espressione inglese è impostor phenomenon.

Questa espressione si riferisce ad una specifica situazione emotiva: una persona può sentirsi di non possedere abilità né conoscenze e nemmeno le capacità tali da giustificare i traguardi che è riuscita a raggiungere. Così, attribuisce il merito di tutto quello che ha ottenuto a fattori esterni. In sintesi, la persona che ne è colpito sente di non meritare il successo ottenuto.

In altre parole, la persona sente di non avere competenze, capacità e risorse interne che gli hanno permesso di ottenere successo. Attribuisce, piuttosto, a fattori esterni la causa del successo; nella maggior parte dei casi riconduce il tutto alla fortuna. Tali persone sottostimano le loro capacità e risorse fino ad arrivare al punto di non sentirsi degni di ciò che hanno ottenuto, credendosi appunto degli impostori.

Va specificato come questa sindrome non è attualmente presente nel DSM-V, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

Effetto Dunning Kruger

Sul versante opposto può essere menzionato l’effetto Dunning Kruger. Si tratta di un fenomeno di distorsione percettiva per il quale una persona si stima più competente di quanto non sia nei fatti.

Persone che soffrono dell’effetto Dunning Kruger esprimono sul proprio conto, e sulle proprie competenze, un giudizio errato, dimostrando un deficit di abilità metacognitive.

Come si comporta e cosa pensa chi soffre di questa sindrome?

Le persone che soffrono di questa sindrome vivono costantemente la loro quotidianità con la paura di essere smascherati. Qualunque successo ottenuto sarà da loro minimizzato poiché non si sentono degni della riuscita.

Possiamo individuare un cluster di pensieri che la persona che soffre di questo disturbo ha su di sé, pensieri esprimibili in frasi quali:

  • “Ho scarse competenze per ricoprire un determinato ruolo (specificatamente in ambito lavorativo)”
  • “Sono un imbroglione che prima o poi sarà smascherato”
  • “Mi sento sempre sbagliato”
  • “Ho uno scarso valore di me”
  • “Ricopro questo ruolo perché non c’erano altri candidati”
  • “Ho una grande fortuna”
  • “Chiunque al mio posto sarebbe riuscito”
  • “Non merito di essere qui”.

Solitamente le persone che soffrono di questa sindrome hanno determinate caratteristiche psicologiche:

Come capire se si ha la sindrome dell’impostore?

Tendenzialmente la sindrome dell’impostore è la conseguenza di un quadro diagnostico più complesso. Le persone con scarsa autostima, paura di fallire, elevati livelli di perfezionismo possono sviluppare, come conseguenza, tale sindrome.

Esistono poi anche delle classificazioni, specificatamente in ambito lavorativo, di tale sindrome. Si possono individuare 5 tipologie specifiche di tale sindrome:

  • il o la perfezionista. Una persona perfezionista, all’interno di un contesto lavorativo, può sviluppare tale sindrome poiché si prefigge obiettivi molto elevati e tende verso la perfezione
  • l’esperto o l’esperta. Tali persone hanno paura che possa arrivare una persona più competente di loro che possa smascherarli
  • il superuomo e la superdonna. Sono quelle persone che lavorano molto duramente per colmare le loro insicurezze, ma nella maggior parte dei casi sviluppano stress e ansia
  • gli individualisti. Sono quelle persone che non chiedono aiuto proprio per paura di mostrare le loro debolezze e quindi di essere smascherati
  • il genio per natura. Persone che non considerano lo sforzo e l’impegno come un pregio ma come appunto una debolezza e quindi e sentono di dover fare bene al primo colpo.

Quali sono le cause di questa sindrome?

Le cause di questa sindrome potrebbero essere molteplici, proprio perché rappresenta l’effetto di un quadro diagnostico più complesso. Siamo comunque in grado individuare nella storia di vita di una persona una possibile spiegazione.

Ad esempio una persona che ha avuto dei genitori ipercritici, o incapaci di amare i propri figli e figlie per come sono, può sviluppare un quadro diagnostico di questo tipo. Ma è importante sottolineare che non tutte le persone che hanno avuto genitori ipercritici o incapaci di amare sviluppano tale sindrome.

Altre cause potrebbero essere: la società in cui viviamo, estremamente orientata al successo, un posto di lavoro svalutante o troppo richiedente, colleghi, amici o parenti che hanno bisogno di essere migliori svalutando o manipolando gli altri.

Soltanto attraverso un buon percorso di psicoterapia si può individuare le cause specifiche che portano una persona a sviluppare tale sindrome.

Come si guarisce dalla sindrome dell’impostore?

Ovviamente la psicoterapia rappresenta il trattamento d’elezione per elaborare e superare le cause che portano una persona a sviluppare tale sindrome. Ecco qualche consiglio per gestire questo stato d’animo al meglio, lavorando proprio su quei pensieri patogeni. È possibile:

  • identificare dei pensieri negativi e chiedersi, valutando da 0 a 100, quanto si crede in questa voce. Successivamente si possono identificare i pensieri positivi. Ad esempio: “Penso di non meritare questo posto di lavoro e ci credo 90. Cosa pensa quel 10?”
  • riconoscere che la voce svalutante è una sensazione ma non è la verità
  • pensare che tutti possono sbagliare, ma questo non significa essere sbagliati
  • ipotizzare che il mondo non è diviso tra capaci e incapaci, ma ci sono tante sfumature
  • accettare i propri limiti senza puntare all’irraggiungibile.

Per tali ragioni è consigliabile un percorso di psicoterapia che inquadri tale sindrome all’interno di un quadro di funzionamento mentale più generale.