Psichiatria

Cos’è la paura dell’abbandono e come affrontarla al meglio

Si tratta di un sentimento diffuso, non di un vero e proprio disturbo, che consiste nel forte timore di perdere una persona cara e rimanere da soli

Cos’è la paura dell’abbandono e come affrontarla al meglio

La paura dell’abbandono è un sentimento piuttosto comune che affonda le proprie radici nell’età infantile.

Il timore di essere abbandonati, infatti, oltre che ad essere dovuto a una predisposizione individuale determinata dai tratti caratteriali, è spesso influenzata anche da fattori ambientali legati a lutti passati o separazioni.

In questo articolo, con l’aiuto della Dottoressa Martina La Greca, psicologa psicoterapeuta del Santagostino, proveremo a capire cosa si intende quando si parla di paura dell’abbandono, quali sono le possibili cause di questo stato d’animo e come affrontarla al meglio, anche attraverso il supporto e l’aiuto di un professionista.

Cosa si intende con paura dell’abbandono?

La paura dell’abbandono è un sentimento diffuso, che si traduce nel forte timore di perdere una persona cara o di rimanere soli. Non si tratta di un vero e proprio disturbo, tuttavia può influenzare negativamente, in maniera più o meno grave, la quotidianità degli individui che sviluppano questa paura.

Molto spesso, l’ansia di essere abbandonati può derivare dall’idea fuorviante di non essere amabili o desiderabili. Da questa sensazione, poi, possono nascere altri sentimenti, ugualmente negativi, come la rabbia o la frustrazione, le quali possono essere rivolte anche all’eventuale partner.

A cosa è dovuta la paura dell’abbandono?

La possibilità di sviluppare paura dell’abbandono può essere dovuta, innanzitutto, ad una predisposizione individuale, determinata dai tratti caratteriali di ciascuno.

In secondo luogo, può avere origine da fattori ambientali legati all’infanzia. Un ambiente caratterizzato da imprevedibilità, a causa di eventuali lutti o separazioni brusche può aumentare la predisposizione della persona allo sviluppo dell’ansia di abbandono da adulto. In questi casi, anche solo la possibilità o la minaccia di essere lasciati e rimanere soli possono innescare la paura.

Anche gli stili di attaccamento con la figura di riferimento in età infantile possono predisporre o meno allo sviluppo dell’ansia da separazione. Uno stile di attaccamento insicuro è certamente un fattore di rischio. Ciò non significa che esista la certezza che quel bambino o bambina svilupperanno paura dell’abbandono da adulti, ma saranno più predisposti rispetto a chi ha avuto un attaccamento sicuro, ossia un tipo di attaccamento che si sviluppa quando il bambino o la bambina percepiscono di poter contare su una figura di accudimento capace di rispondere ai propri bisogni adeguatamente.

La sindrome dell’abbandono può essere inoltre associata a diversi disturbi psichiatrici quali il disturbo borderline di personalità (DBP), il disturbo dipendente di personalità, il disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) o la depressione maggiore

Come si comporta chi ha paura dell’abbandono?

Come detto, la costante preoccupazione di essere lasciati caratterizza le persone che sviluppano l’ansia dell’abbandono. All’interno di una relazione di coppia, ciò si può tradurre nel mettere in atto comportamenti di tipo ossessivo-paranoici, che hanno poco a che fare con il legame affettivo di relazioni sane. Si fa di tutto per essere desiderabili e tenere il proprio partner con sé, fino al punto estremo di rinunciare a se stessi. Si tratta di una condotta che si autoalimenta e può avere, quindi, come conseguenza proprio ciò che si teme di più: essere lasciati.

L’ansia da separazione si può manifestare anche con incubi o sogni ricorrenti, che hanno sempre gli stessi contenuti e rispecchiano i propri timori, ossia la convinzione che si rimarrà da soli.

La paura dell’abbandono può anche evolvere in disturbi diversi come il disturbo d’ansia, veri e propri attacchi di panico o, ancora, degenerare in difficoltà di gestione della rabbia e, in generale, delle proprie emozioni.

Le relazioni di coppia non sono l’unico contesto all’interno del quale può svilupparsi paura dell’abbandono. Può insorgere anche tra i figli nei confronti dei genitori o nei rapporti di amicizia. Si tratta, infatti, di un sentimento che risponde a bisogni relazionali e affettivi. Certi comportamenti ossessivo-paranoici, invece, possono essere più accentuati nelle coppie.

Come capire se si soffre di sindrome dell’abbandono?

Sebbene non esistano test definitivi per la sindrome dell’abbandono, gli psicologi dispongono di diversi strumenti per valutare dinamiche relazionali costanti, ripetitive e rigide.

Il colloquio clinico e la relazione paziente-terapeuta emergono come strumenti preziosi per esplorare la rappresentazione di sé in relazione all’Altro e individuare specifiche dinamiche relazionali. Momenti particolari della terapia, come il periodo delle ferie del terapeuta, possono suscitare infatti nel paziente la sensazione di essere abbandonato e provocare crisi di bassa, media o alta intensità.

Ciò detto, esiste un approccio molto utile per valutare la paura dell’abbandono, cioè l’analisi dello stile di attaccamento negli adulti, che può essere condotta mediante strumenti come l’Adult Attachment Interview. Tali metodi offrono una prospettiva approfondita sulla natura e l’impatto delle dinamiche legate alla paura dell’abbandono e possono essere molto d’aiuto per eventuali cure.

Come si supera la paura dell’abbandono?

La paura dell’abbandono deriva da una sensazione generale di insicurezza che può essere causata, a sua volta, da molteplici aspetti.

Superare la paura di essere abbandonati significa, innanzitutto, prendersi cura di sé e imparare a stare bene da soli. Vuol dire lavorare sul proprio senso del valore e sulla propria autostima.

L’obiettivo è duplice: imparare a gestire le proprie emozioni e, di conseguenza, riuscire a stare da soli in una condizione di benessere.

Se, poi, la paura dell’abbandono è dovuta a fattori ambientali legati all’infanzia, come possono essere lutti o separazioni, il primo passo è quello di elaborarli per riuscire, in un secondo momento, a superarli. Naturalmente, questo lavoro richiede l’aiuto e il supporto di un professionista. Sarà lui o lei a indicare il percorso più appropriato per ritrovare il proprio equilibrio e una ritrovata stabilità.