Psichiatria

Apatia, quello che c’è da sapere

Questa condizione, che consiste nella mancanza di reazioni emotive e interesse verso attività e interazioni con gli altri, dovrebbe preoccupare se perdura nel tempo o se è associata ad altri disturbi psicopatologici

Apatia, quello che c’è da sapere

A tutti è capitato almeno una volta nella vita di provare meno interesse verso le attività quotidiana, di essere scarsamente motivati o di avere meno voglia di interagire con gli altri. Sono tutte sensazioni che possono essere sintetizzate con un solo termine: apatia.

In questo articolo della dottoressa Eva Lucchesi Tagliabue, psicoterapeuta del Santagostino, cercheremo di capire qualcosa in più su questa condizione, sulle sue principali manifestazioni e le possibili cause.

Che cos’è l’apatia?

“Andai a casa e mi addormentai. A parte l’occasionale irritazione non avevo incubi né passioni, né desideri, né dolori intensi…… Le giornate scivolavano via in modo obliquo, con pochi ricordi, soltanto il familiare incavo del cuscino del divano, aloni di schiuma sporca nel lavandino del bagno come un paesaggio lunare, crateri gorgoglianti sulla ceramica quando mi lavavo la faccia o i denti. Ma era tutto quello che succedeva. E forse lo sporco me lo sognavo. Niente sembrava davvero reale”.

“ Trasformavo tutto, persino l’odio, persino l’amore, in lanugine che potevo soffiare via. Ed era esattamente quello che volevo  – le mie emozioni che passavano come fari che brillano rapidi attraverso una finestra, mi superavano illuminando qualcosa di vagamente familiare, poi svanivano e mi lasciavano di nuovo nel buio”.

Dal romanzo di Ottessa Moshfegh – 2018 – Il mio anno di riposo e oblio” – Universale Economica Feltrinelli – Terza edizione – giugno 2021. (pag. 74 e 138).

I brani trascritti descrivono molto bene cosa si intende per apatia, ossia assenza di motivazione con graduale ma costante riduzione delle attività.

L’apatia genera un forte “congelamento” dell’emotività e ciò che emerge è sempre più la noia di vivere

La persona apatica manifesta mancanza di interessi, indifferenza prolungata, indolenza, distacco emotivo nei confronti della propria persona, degli altri e del mondo esterno.

Il soggetto apatico limita la formazione di pensieri legati a obiettivi, rifiuta o è riluttante nei confronti di nuove esperienze. Trascura se stesso e mostra sempre più accentuati i segni di distacco verso l’ambiente che lo circonda.

L’impossibilità a sentire e vivere le emozioni si manifesta in una progressiva riduzione dell’espressività facciale, vocale e gestuale. Nell’individuo, inoltre, subentrano alterazioni o cambiamenti nei comportamenti anche alimentari e/o sessuali.

Quali sono i sintomi dell’apatia?

I sintomi dell’apatia, se isolati o temporanei, di per sé non sono una malattia. Diventa malattia quando gli stessi sono presenti per almeno quattro settimane e riguardano i seguenti segnali e manifestazioni:

  • deficit della motivazione, mancanza di interesse nell’imparare nuove cose o fare nuove esperienze
  • mancanza o drastica riduzione dei comportamenti diretti a uno scopo
  • diminuzione contemporanea degli aspetti cognitivi ed emotivi dei comportamenti finalizzati
  • riduzione quantitativa dei comportamenti intenzionali volontari, quindi riluttanza ad agire o a compiere qualcosa, influenzando la qualità della vita della persona
  • livelli di energia molto bassi che condizionano negativamente la capacità di portare a termine le attività quotidiane
  • mancanza di risposte emotive e appiattimento affettivo
  • imperturbabilità e insensibilità di fronte ad eventi positivi o negativi
  • completo disinteresse delle relazioni interpersonali.

L’apatia non deve essere confusa con la depressione. A differenza di una persona depressa, infatti, l’apatico non prova “disperazione, sensi di colpa o autosvalutazione” che possono indurre a pensieri o atti suicidari. L’apatico non presenta umore depresso e non prova disagio per la sua condizione.

A cosa è dovuta l’apatia?

Non sono ancora ben note le cause dell’apatia, almeno per quella cosiddetta “pura”, ma sembra che siano coinvolte le vie dopaminergiche, nonché una delle conseguenze cliniche delle lesioni che interessano i circuiti fronto sottocorticali, come le vie fronto striatali.

Spesso l’apatia è un sintomo di diversi disturbi neurologici e psichiatrici, quali:

  • morbo di Alzheimer
  • demenza (fronto – temporale, vascolare)
  • morbo di Parkinson (malattia neurologica extrapiramidale)
  • malattia o corea di Huntington (malattia genetica rara che colpisce il sistema nervoso centrale)
  • paralisi cronica progressiva
  • una forte insufficienza tiroidea
  • schizofrenia
  • disturbo depressivo persistente, detto anche distimia
  • abuso di sostanze (stupefacenti, psicofarmaci, alcol)

Nell’apatia emotivo – affettiva, sono presenti lesioni del circuito prefrontale orbito-mediale, che è connesso al sistema limbico (amigdala), responsabile dei processi di integrazione tra gratificazione, emozione e comportamento.

Nell’apatia cognitiva (riduzione dell’iniziativa e deficit esecutivi nell’attenzione, pianificazione, programmazione e flessibilità cognitiva), le lesioni sono presenti nel circuito prefrontale dorso laterale.

Come si fa a sapere se si è apatici?

In assenza di malattie fisiche importanti quali ictus o altri disturbi neurologici e/o eventi traumatici subiti fisici e psichici, normalmente i segnali dell’apatia sono riscontrati ed evidenziati soprattutto dai familiari, dagli amici o dai colleghi.

L’insorgenza dei sintomi sopra evidenziati sono graduali e il soggetto sembra non esserne consapevole.

Si giunge a una valutazione clinica dell’apatia, quando i cambiamenti motori, cognitivi, affettivi, relazionali, sociali della persona sono sempre più evidenti, con modificazioni negative importanti della sua vita.

Gli strumenti per la valutazione dell’apatia sono diversi e riguardano la somministrazione di questionari o prove che valutano le competenze e le abilità cognitive della persona.

I questionari sono:

  • l’Apathy Evaluation Scale o AES
  • il NeuroPsychiatric Inventory  o NPI
  • la Lille Apathy Rating Scale o LARS (Starkstein el al. 1996)

L’AES è un questionario che quantitativamente valuta l’apatia generale nei suoi aspetti cognitivi, comportamentali ed emotivi.  Ci sono tre versioni del questionario: l’AES-S auto somministrato usato dai pazienti senza gravi compromissioni cognitive e buone capacità riflessive. La stessa versione è anche etero somministrata, diretta e utilizzata dai familiari o dal clinico che si fanno carico di persone con demenza, affette da gravi difficoltà cognitive e scarsa introspezione. Infine, l’AES-I, che è stata utilizzata per uno studio sui pazienti geriatrici istituzionalizzati (Borgi et al. 2016) e su pazienti affetti da malattia di Parkinson (Santangelo et al. 2014).

Il NPI valuta la partecipazione alle varie attività, l’interesse per l’ambiente esterno, la risposta alle emozioni e la spontaneità nelle relazioni.

La LARS valuta la produttività quotidiana, gli interessi, l’iniziativa, la ricerca di novità, la motivazione, le azioni volontarie, le risposte emotive, la preoccupazione, la vita sociale e la consapevolezza.

Quando i sintomi dell’apatia rientrano nel quadro patologico di malattie neurologiche, vedi le demenze, oltre a quelli menzionati vengono somministrati anche test specifici per la valutazione delle funzionalità cognitive e comportamentali.

Come uscire dall’apatia?

A fronte di una diagnosi di apatia, inserita in un quadro patologico più ampio e che prevede la presenza di lesioni neurologiche, normalmente le terapie attivabili sono: farmacologica, riabilitativa/educativa e psicoterapica.

Curare l’apatia, quindi, significa trattare la condizione sottostante delle cause che hanno provocato il lento, ma “inesorabile” isolamento della persona.

Le medicine più utilizzate nel trattamento farmacologico e prescritte da neurologi, neuropsichiatri o geriatri sono quelle che contrastano il deterioramento delle cellule cerebrali (demenze) e che stimolano la dopamina come nel trattamento del morbo di Parkinson.

Nella schizofrenia vengono utilizzati agenti antipsicotici.

Nell’apatia senza una causa di fondo nota, possono essere usati gli psicostimolanti o gli antidepressivi.

Oltre al trattamento farmacologico, è possibile praticare sedute di psicoterapia a indirizzo cognitivo comportamentale, tecniche come il condizionamento operante, programmi educativi di attività quotidiane significative e personalizzate.

La presa in carico del paziente apatico, non può non tener conto anche della presa in carico dei familiari o caregivers che si occupano quotidianamente della persona.

Trasmettere gli strumenti necessari per la lettura e la comprensione di quanto sta accadendo al congiunto, anche in un contesto di gruppo, oltre che evitare ai familiari forme di isolamento e di burnout, potenzia positivamente tutti i trattamenti terapeutici del malato e di fatto è un’altra forma di terapia.