Psichiatria

Cos’è il catcalling e perché è una violenza psicologica?

Il catcalling non deve essere considerato un semplice comportamento maleducato. Al contrario, è un comportamento sessista che sfocia in una vera e propria violenza psicologica.

Cos’è il catcalling e perché è una violenza psicologica?

Lontano dall’essere considerabile come una semplice e normale espressione goliardica, o una modalità di apprezzamento tutto sommato accettabile, il catcalling rientra a tutti gli effetti tra le forme di violenza psicologica nei confronti delle donne.

Il catcalling deve quindi essere considerato una vera e propria molestia, che avviene per lo più in luoghi pubblici, ed ha delle vittime.

Cerchiamo allora di definire i contorni di questa forma di violenza, e a trovare la strada per reagire.

Cosa si intende per catcalling?

Il catcalling rientra innanzitutto tra le molestie verbali nei confronti delle donne: apprezzamenti sul fisico, battute sul vestiario, un colpo di clacson o fischi veri e propri. L’Accademia della Crusca lo definisce: “molestia sessuale, prevalentemente verbale, che avviene per strada”.

L’Enciclopedia Treccani lo affianca al termine pappagallismo e all’espressione pappagalli da strada, con cui si indica uomini che, in modo insistente e pacchiano, importunano le donne che capita loro di incontrare.

Il catcalling è un fenomeno che viene attuato da sconosciuti, principalmente per strada, e si connota sempre per commenti espliciti a sfondo sessuale.

Perché il catcalling si chiama così?

Il termine catcalling, che già risulta presente ed utilizzato in Inghilterra nella seconda metà del Settecento, inizialmente indicava la pratica di fischiare, durante una rappresentazione a teatro, contro gli artisti che non erano apprezzati.

L’attuale connotazione di molestia verbale, da parte di un uomo, a sfondo sessuale inizia ad essere attestata a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.

Alcuni esempi di catcalling

Tra gli esempi di questa molestia verbale si possono indicare espressioni quali:

  • “Wow! Guarda qui cosa abbiamo!”
  • “E dove vai tutta sola? Ti serve un passaggio?”
  • “Mamma mia, e dove vai tutta di fretta?”

La molestia non sta nel linguaggio, che di per sé non deve essere necessariamente volgare, quanto piuttosto nella situazione di disagio che si viene a creare, e che determina in chi subisce violenza una condizione di paura, specie quando questa violenza è esercitata in luoghi come mezzi di trasporto, nei quali può essere complesso a volte sfuggire.

Perché può essere considerato una violenza psicologica?

Nel 2014 l’associazione non governativa Hollaback, insieme alla Cornell University, ha condotto uno studio sul fenomeno del catcalling che ha interessato 22 Paesi e oltre 16.000 donne. Tra i molti dati emersi, possiamo indicarne due esemplificativi:

  • nel 79% dei casi, le vittime hanno subìto questo tipo di molestia prima dei 17 anni
  • il 69% delle donne intervistate ha affermato di essere stata seguita da un singolo uomo, o da un gruppo di uomini, entro i 40 anni. E almeno una volta nella propria vita.

In simili circostanze ad essere compromessi sono il senso di libertà e di sicurezza, come accade sempre ai danni delle vittime di violenza psicologica. La connotazione intrinsecamente violenta del catcalling risiede nella totale mancanza di consenso da parte di chi subisce il catcalling.

Nella totalità delle occorrenze infatti tra l’uomo che fa catcalling e la donna che lo subisce non intercorre alcun tipo di relazione. La donna viene vista come oggetto sessuale. Siamo dunque in pieno contesto di mascolinità tossica.

Quali effetti produce nella vittima?

Gli effetti che il catcalling produce, interessano primariamente la sfera emotiva. La vittima può provare imbarazzo e nervosismo, ansia, paura e rabbia. Altre conseguenze emotive possono essere relative all’autostima, che subisce un duro colpo in seguito alle molestie di strada.

Sul piano pratico, poi, è possibile che la vittima di catcalling inizi a cambiare abitudini, evitando i luoghi consueti per recarsi a lavoro, ad esempio, cambiando i mezzi pubblici di trasporto al fine di evitare il molestatore.

Si può arrivare anche a smettere di praticare sport all’aperto, come nel caso del jogging. Proprio Aurora Ramazzotti – figlia della showgirl Michelle Hunziker e del cantante Eros Ramazzotti – ebbe modo di denunciare via social, nell’aprile del 2021, di essere stata vittima di catcalling durante una corsa.

Capita ancora, purtroppo, che la donna subisca anche del victim blaming, sia quindi colpevolizzata perché ritenuta, del tutto o in parte, responsabile della molestia ricevuta.

Cosa si rischia con il catcalling?

I codici italiani non prevedono il reato di catcalling, a differenza di quanto avviene ad esempio in Francia con multe che possono arrivare a 1.500 euro. Per le molestie da strada non esistono pertanto sanzioni.

Il Codice Penale prevede tuttavia, all’art. 660, la contravvenzione di molestia o disturbo delle persone, che sanziona con l’arresto fino ai sei mesi o prevede un’ammenda fino a 516 euro per chiunque rechi disturbo o molestia, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, attraverso “petulanza o altro biasimevole motivo”.

Come reagire a questo tipo di violenza psicologica?

Spesso accade che la vittima di catcalling scelga la passività rispetto a comportamenti assertivi, quindi cerchi di ignorare il molestatore, oppure di evitare che accada un contatto visivo. Non è da escludere che simili comportamenti siano associati anche ad un senso di vergogna.

Al riguardo, Hollaback ha messo a punto quello che potremmo definire un protocollo di comportamento, in caso di molestie da strada, basato sulle 5D. Questo acronimo indica i verbi Distract, Delay, Document, Delegate e Direct. Si potrebbe allora:

  • distrarre chi sta compiendo la molestia
  • ritardare ogni possibile tentativo di molestia, ad esempio chiedendo quale direzione prendere per una fermata dei mezzi o più semplicemente chiedendo l’ora
  • documentare, attraverso una foto o un video, oppure essere testimone in caso di violenza
  • delegare chiedendo aiuto a chi ha eventualmente autorità, come l’autista di un mezzo pubblico nel caso
  • dirigere oppure coordinare la situazione, rivolgendosi al molestatore in modo verbalmente assertivo o cercando di confortare la vittima.

L’importanza del supporto psicologico

Il catcalling, dobbiamo ribadire, è una forma di violenza diversa ad esempio dalla violenza fisica, ed è forse più vicina alle forme subdole e purtroppo meno evidenti come la violenza domestica.

Non dobbiamo quindi avere paura di rivolgersi ad un professionista, intraprendendo un percorso di psicoterapia, per avere supporto psicologico e imparare a disinnescare ogni reazione disfunzionale, in simili casi di molestia.