Psichiatria

Dermatillomania, che cos’è e come superarla

Il paziente che ne soffre si stuzzica la pelle fino a provocare lesioni che possono lasciare cicatrici o causare infezioni. Eventi stressanti o situazioni ansiogene possono innescare questi comportamenti patologici

Dermatillomania, che cos’è e come superarla

Grattarsi la pelle fino a farla sanguinare. Intervenire su imperfezioni cutanee – vere o presunte – in maniera compulsiva tanto da provocare delle lesioni. In una parola dermatillomania.

Questa condizione, causata principalmente da eventi stressanti o situazioni ansiogene, rientra tra i disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo.

In questo articolo, cercheremo di capire di che cosa si tratta esattamente, come si manifesta, quali sono le possibili cause e come provare a stare meglio.

Cos’è la dermatillomania?

La dermatillomania (in inglese “skin picking”, letteralmente “pizzicarsi la pelle”) è un disturbo psicologico incluso tra i disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo (ma non all’interno del DOC stesso) del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5) a partire dal 2013. 

Consiste nel provocare continuamente alla propria pelle lesioni in svariati modi: pizzicandola, graffiandola o lacerandola.

La dermatillomania, nota anche con il nome scientifico di Disturbo da Escoriazione Compulsiva, può risultare particolarmente invalidante e compromettere, di conseguenza, la qualità della vita della persona che ne soffre. 

Il soggetto che ha questo disturbo, infatti, può lesionarsi la cute fino a provocare ferite anche gravi che lasciano cicatrici e possono favorire le infezioni.

Spesso lo stimolo a tormentare la propria pelle è dettato da imperfezioni cutanee – vere o presunte – che si vogliono eliminare.

Di solito ci si gratta la pelle utilizzando le unghie, ma non è escluso l’utilizzo di altri strumenti esterni quali aghi, pinzette o forbici. In alcuni casi, il paziente si serve anche dei denti.

L’area sulla quale la persona che soffre di dermatillomania si concentra particolarmente è, nella maggior parte dei casi, quella del viso. 

Gli attacchi, tuttavia, possono vedere coinvolti anche cuoio capelluto, labbra, spalle, petto e mani.

Non c’è un’età in particolare in cui può insorgere questo disturbo. C’è, però, una prevalenza di genere, in quanto la popolazione di sesso femminile è tendenzialmente più soggetta a svilupparlo.

Cosa si nasconde dietro la dermatillomania?

Tra le ragioni che possono favorire l’insorgere di questo disturbo psicologico ci sono situazioni particolarmente stressanti che il paziente vive o ha vissuto. 

Tra gli eventi che più frequentemente portano a sviluppare la dermatillomania ci sono lutti, separazioni o licenziamenti

Non è detto che si tratti esclusivamente di emozioni negative, in quanto anche situazioni con un carico emotivo significativo come matrimoni, nascita di figli o, in generale, cambiamenti importanti nella propria vita possono portare alle medesime conseguenze.

Una causa precisa dietro alla dermatillomania, ad oggi, non è stata ancora individuata, anche se non mancano le ipotesi da parte della comunità scientifica. 

Alcuni sostengono il ruolo giocato da fattori genetici, altri quello dei fattori ereditari. Altri ancora ipotizzano il coinvolgimento di fattori neurologici o psicologici sostenendo come alcuni comportamenti possano essere la conseguenza di rabbia inespressa.

Pur non essendo considerato un disturbo ossessivo compulsivo (DOC) vero e proprio dal DSM-5, ne presenta comunque caratteristiche assai simili e spesso si manifesta in concomitanza con altre psicopatologie quali la tricotillomania o il disturbo da dismorfismo corporeo.

Come capire se si soffre di dermatillomania?

Esistono criteri clinici specifici in base ai quali è possibile riconoscere la dermatillomania in un paziente.

In primo luogo, una tipica manifestazione, come abbiamo anticipato, è l’azione ricorrente di stuzzicarsi la pelle causando lesioni cutanee più o meno gravi.

A fronte di questi comportamenti, ci sono anche continui tentativi di limitarli o interromperli.

Il paziente che soffre di dermatillomania, inoltre, prova un forte disagio, clinicamente significativo, ossia tale per cui viene compromessa la qualità della vita della persona in tutte le sue declinazioni: dalla sfera sociale a quella lavorativa.

Le persone che hanno questo disturbo provano un senso di impotenza che, a sua volta, è seguito da un sentimento di rabbia dovuto all’incapacità di interrompere determinati comportamenti. Sono comuni anche senso di colpa e vergogna di fronte ai danni provocati al proprio corpo.

La dermatillomania può influenzare anche il modo di presentarsi agli altri. Il paziente, proprio a causa del sentimento di vergogna provato, infatti, tende a coprire e a camuffare in ogni modo possibile le proprie ferite. E lo fa o utilizzando trucchi e vestiti o evitando del tutto  i luoghi in cui le cicatrici risulterebbero visibili, come le piscine, le palestre o le spiagge.

Come superare la dermatillomania?

L’approccio cognitivo comportamentale è indubbiamente la strategia terapeutica più utilizzata per il trattamento della dermatillomania e anche quella che ha dato i risultati migliori.

Questo approccio si sviluppa in diverse fasi. Nella prima, lo specialista raccoglie informazioni sul pregresso del paziente fino all’esordio della sintomatologia. L’obiettivo è individuare ciò che si cela dietro determinati comportamenti per provare a lavorare direttamente alla radice del problema. 

Nei casi di dermatillomania, in particolare, uno dei metodi di terapia cognitivo comportamentale che si è rivelato più efficace è l’Habit Reversal Training, un metodo che si compone di tre fasi. 

Nella prima, il paziente impara a individuare e comprendere i pensieri e le emozioni che precedono i comportamenti patologici, in quanto spesso questi vengono portati avanti in modo inconsapevole.

Nella seconda fase, si impara a sostituire i comportamenti patologici con comportamenti funzionali. È importante riconoscere i campanelli d’allarme per metterli in pratica al posto di quelli abituali e dannosi. Tra gli esempi più comuni di comportamenti alternativi ci sono lo stringere leggermente i pugni o lo stendere le braccia lungo i fianchi (azioni che prevengono fisicamente il comportamento dannoso).

L’ultima fase si avvale del supporto di una persona fidata del paziente (un amico, un familiare, il compagno o la compagna). Avrà il compito di fargli notare i comportamenti dannosi e renderlo progressivamente più consapevole.