Il corpo degli adolescenti: come comunica?

Autolesionismo, disturbi alimentari, uso di sostanze: il corpo degli adolescenti è luogo di espressione di un disagio nascosto

Il corpo degli adolescenti: come comunica?

Il rapporto con il proprio corpo è uno dei temi più complessi e faticosi del periodo adolescenziale. Autolesionismo, disturbi alimentari, uso di sostanze: il corpo che cambia diventa luogo di espressione di un disagio nascosto e difficile da esprimere. I segnali da cogliere e alcuni consigli per i genitori

Gli adolescenti prima agiscono e poi pensano: in adolescenza il corpo e l’azione vengono prima del pensiero, della riflessione. Per questo, spesso e volentieri, gli adolescenti sfogano impulsivamente la loro rabbia, la loro impotenza, il loro fortissimo senso di inutilità e incomprensione sul corpo che vedono cambiare e non riconoscono più come proprio.

Sono numerose e diverse le modalità con cui gli adolescenti esprimono la loro insoddisfazione, ma in generale tutti i comportamenti a rischio tipici di questa età sono atti dimostrativi di sofferenza e disagio.

L’importanza del corpo

In adolescenza il corpo cambia, si allunga, modifica le forme: compaiono i peli sul corpo per entrambi i sessi e la barba per i maschi, i muscoli nei ragazzi e il seno e i fianchi nelle ragazze; gli ormoni favosriscono i primi odori, una maggiore sudorazione, il cambiamento della voce nei maschi; a livello sessuale compaiono il menarca (il primo ciclo mestruale) e lo spermarca (prime eiaculazioni) che creano la consapevolezza di essere “diventati grandi”. In una certa misura, considerata questa importante metamorfosi, le difficoltà che ha un adolescente nel rapporto con il proprio corpo sono normali. Ma in alcuni casi esitano in una sofferenza importante: succede quando i ragazzi vivono in modo traumatico il fatto di avere a che fare con una nuova rappresentazione di sé. A tutto questo va aggiunto che in adolescenza si sperimentano nuove emozioni, molto più complesse e articolate di quelle dell’infanzia.
Il senso di inadeguatezza rispetto al proprio aspetto insieme alla difficoltà di vivere nuove emozioni porta i ragazzi a cercare un modo di evitare tutto questo dolore. E spesso lo fanno attraverso il corpo: i loro gesti sono il loro modo di comunicare, sono simili a un urlo, a una richiesta di aiuto forte. Contemporaneamente questi comportamenti servono loro a distrarsi dall’angoscia e dall’ansia. E spesso chi si relazione con questi ragazzi finisce per sperimentare lo stesso senso di impotenza che sperimentano loro.
Tra i vari comportamenti possibili ci sono però alcune differenze: se il tagliarsi e il disturbo alimentare sono più presenti tra le ragazze e sono problemi più internalizzanti, cioè rivolti verso di sé, il ricorso a sostanze è invece un gesto di maggior ribellione che in molti casi può raggiungere anche forme devianti e antisociali.

I segnali del corpo

È frequente imbattersi in situazioni in cui il corpo parla al posto delle parole. Sarà capitato a tutti da bambini di avere mal di pancia, mal di testa o altri dolori proprio il giorno del compito in classe o dell’interrogazione. Questo non è da considerarsi un problema, se capita sporadicamente e solo in determinate situazioni di stress. Lo può diventare nel momento in cui i ragazzi, alle medie o alle superiori, non riescono a esprimersi a parole e a condividere le difficoltà e il disagio che provano con gli adulti, per cui i sintomi fisici diventano la loro unica modalità di espressione.
I sintomi possono essere i più diversi, da forti mal di testa a mal di pancia, diarree incontrollabili, vomito, muscoli duri come la pietra, tachicardie, svenimenti, sensazione di mancanza di aria, e anche più in generale sensazione di panico. Alle volte questi sintomi sono così forti e invalidanti che non permettono al giovane di vivere la propria quotidianità, portandolo a evitare le situazioni scolastiche, sociali o familiari, e a un crescente isolamento e ritiro per mancanza di contatti con i coetanei.
Queste manifestazioni sono dette inconsapevoli perché sfuggono al controllo dell’adolescente e, spesso, non sembrano essere direttamente collegate alle situazioni di vita.

Autolesionismo e disturbi alimentari

Sempre più spesso si incontrano giovani, soprattutto ragazze, che si tagliano di nascosto. Si provocano dolore fisico “per sentirsi vive”, per punirsi di quelle che pensano essere colpe imperdonabili o per distogliere la propria attenzione dalla sofferenza psicologica che le perseguita.
Più conosciuti, anche perché molto trattati a livello mediatico, sono i disturbi alimentari. L’anoressia nervosa è il rifiuto del cibo accompagnato da una paura ossessiva di ingrassare, mentre la bulimia nervosa (letteralmente “fame da bue”) si caratterizza per la presenza di “abbuffate”, cui seguono comportamenti di compensazione come vomito o ricorso a diuretici e lassativi.
Un altra forma di disagio è la dismorfofobia, ovvero la percezione del proprio corpo come deforme, accompagnata dal timore ossessivo di essere o diventare brutti (“orrendi”, “inguardabili” nella percezione estrema tipica di questa età). In genere si tratta di difetti lievi o addirittura inesistenti, visto che il disturbo si presenta spesso tra ragazze e ragazzi che non hanno proprio nulla che non vada. Spesso, crescendo, tale sensazione di inadeguatezza scompare, ma in alcuni casi la percezione di anomalia diventa una vera e propria ossessione che va trattata con la psicoterapia.

Le droghe

A questa età comincia anche il ricorso alle droghe. Quando si chiede a chi ha fatto o fa uso di sostanze il motivo, è frequente sentire come risposta: “perché voglio sballarmi”, “perché non voglio sentire quella tristezza che sento sempre”, “perché voglio fuggire dalla situazione in cui mi trovo, dalla mia famiglia”.
Il ricorso all’uso di sostanze per i giovani è un modo per non entrare in contatto con quelle emozioni complesse che poco alla volta si fanno strada nella loro esistenza, per non sentire o per sentire ancora di più, e talvolta anche per percepirsi grandiosi e onnipotenti. Le droghe, infatti, hanno effetti immediati sulle emozioni.

A quali segnali un genitore deve porre attenzione?

I segnali che lanciano i figli adolescenti possono essere molto evidenti, ma talvolta anche nascosti e molto difficili da identificare.
Ci sono campanelli d’allarme che è bene conoscere. Per esempio:
– correre in bagno dopo mangiato è una condotta tipica di chi vomita;
– evitare situazioni conviviali per non incorrere nel disagio di dover mangiare è spesso la strada prescelta da giovani donne con disturbi alimentari;
– coprirsi le braccia anche in piena estate ed evitare di mostrarsi nudi è l’atteggiamento di chi non vuole palesare segni di autolesionismo;
– raccontare e raccontarsi un sacco di bugie è il comportamento di un numero sempre più crescente di adolescenti che non si piacciono.
Queste sono solo alcune delle condotte che dovrebbero far alzare le antenne di un genitore; altre, meno riconoscibili, dipendono dal carattere e dalla personalità di ciascuno.

Cosa può fare il genitore?

Un padre e una madre che colgono le fatiche di un figlio non devono farsi sopraffare dalla preoccupazione. Sicuramente, laddove c’è la possibilità di un dialogo, la comunicazione familiare è consigliata. Ma la realtà è che spesso affrontare un figlio adolescente significa andare incontro all’ignoto.
Per iniziare ad approcciare un figlio particolarmente in affanno in questo sentiero verso la vita adulta, il genitore potrebbe richiamare alla memoria i tempi passati. Chiedersi che ragazzo è stato, che desideri e fantasie aveva, che ribellioni aveva messo in atto, come si comportava con i suoi di genitori è un esercizio che aiuta a sentirsi più vicino al proprio figlio. Anche se non si vogliono svelare ad alta voce i propri altarini, è importante ammetterli almeno a se stessi: è il primo passo per avvicinarsi alla comprensione di un’età che è ed è stata difficile per tutti.
Se riscoprire l’adolescente che si è stati non fosse sufficiente, allora rivolgersi a un professionista può aiutare a vedere tutto sotto una luce diversa.
La psicoterapia può essere un supporto sia per il ragazzo che sentirà accolti i suoi segnali di disagio, sia per i genitori che, condividendo il peso di questa delicata fase di crescita e assumendo un nuovo punto di vista, si sentiranno finalmente compresi.

All’interno del servizio specialistico di Psicologia e Psicoterapia al Centro Medico Santagostino, lÉquipe Adolescenti vede sin dalla prima visita il giovane ma anche i genitori, al fine di proporre un percorso personale all’adolescente e fornire un sostegno ai genitori, che spesso si sentono messi in scacco.