Scorrere le pagine web o social cercando compulsivamente cattive notizie: da alcuni anni questo fenomeno ha un nome, doomscrolling.
Una variante più specifica e sinistra del comune scrolling – il gesto di scorrere le pagine di social network e siti web sullo schermo di uno smartphone o tablet – che ha visto un’impennata significativa dopo la pandemia da Covid-19.
Quali cause sono all’origine di questo fenomeno? Quali conseguenze ne derivano sul piano psicologico? Come fare per non ricadere in questo circolo vizioso?
Approfondiamo questa dinamica con l’aiuto del dott. Andrea De Poli De Luigi, psicologo e psicoterapeuta del Santagostino.
Cosa vuol dire doomscrolling?
Il termine inglese doomscrolling combina le parole doom, traducibile come ‘destino avverso o fatale’, ‘sventura’, ‘condanna’, e scrolling, ‘scorrimento’. Descrive l’azione di scorrere le pagine di un sito o di un social network alla ricerca di cattive notizie.
Attestato per la prima volta in un tweet del 2018, il termine doomscrolling ha guadagnato terreno sul web e sulla stampa di lingua inglese, raggiungendo l’apice delle occorrenze nel 2020, quando è stato inserito in diversi dizionari dell’inglese come una delle nuove aggiunte lessicali scaturite dall’era pandemica. La sua introduzione in italiano, avvenuta tramite internet e la traduzione di contenuti dall’inglese da parte della stampa nazionale, risale proprio all’estate 2020.
La diffusione globale del Covid-19, infatti, ha amplificato in modo considerevole un comportamento di per sé non inedito, riflesso di un ecosistema digitale che ci inonda costantemente di aggiornamenti sui fatti più gravi e sconvolgenti che accadono nel mondo.
Quali sono le cause all’origine di questo comportamento?
Il fenomeno del doomscrolling può essere ricondotto all’interconnessione cause di natura psicologica, socio-culturale e tecnologica.
A livello psicologico, la tendenza a immergersi in notizie negative può essere in parte attribuita ai negativity bias, ovvero alla propensione del cervello umano a dare maggiore attenzione agli input negativi. Questo meccanismo evolutivo, che un tempo aiutava gli esseri umani a sopravvivere identificando potenziali pericoli, oggi può tradursi in un’attrazione quasi magnetica verso le notizie deprimenti o ansiogene, in un tentativo inconscio di prepararsi a sventure future per evitarle.
Questo atteggiamento ha maggiori probabilità di emergere in personalità inclini a sviluppare sentimenti di ansia e a risentire della cosiddetta FOMO (fear of missing out), la paura di restare esclusi da esperienze ed eventi sociali che, nel contesto attuale, si traduce in particolare in una dipendenza compulsiva da social network.
Alle dinamiche psicoemotive individuali si aggiungono poi cause ambientali e strutturali più ampie: un contesto globale segnato da una profonda incertezza e vulnerabilità e la costante disponibilità di informazioni tipica dell’era digitale.
La paura collettiva scatenata da eventi di portata mondiale intensifica il desiderio di rimanere informati, nella speranza di riacquistare un senso di controllo o sicurezza. D’altra parte, il continuo bombardamento di notizie, così come l’architettura dei social media e delle piattaforme di informazione digitale, progettata per catturare l’attenzione degli utenti il più a lungo possibile mediante algoritmi che alimentano una cascata apparentemente infinita di contenuti, determinano la sovraesposizione delle persone ai fatti del mondo, notizie drammatiche comprese. Ecco l’habitat ideale per lo sviluppo del doomscrolling.
Quali sono i rischi del doomscrolling?
In un mondo pieno di incertezze e inquietudini come quello attuale, il doomscrolling non fa che acuire un senso di angoscia e impotenza che può avere gravi ripercussioni sulla salute mentale.
Questa pratica può trasformarsi velocemente in un’abitudine che alimenta uno stato di preoccupazione continua, in cui l’utente inizia e termina la giornata immerso in uno stato di tensione e di ansia. Quando il cervello è costantemente sottoposto a stimoli negativi, si può innescare un’esasperazione dello stato di allerta che, se protratta, può contribuire a disturbi quali:
- stress cronico
- sintomi depressivi
- malessere fisico
- disturbi del sonno.
Questo stato di alterazione può ripercuotersi in numerosi altri ambiti dell’esperienza quotidiana: può compromettere la capacità di concentrazione, influenzando la produttività e la qualità del lavoro svolto, o può colpire le relazioni interpersonali per via della difficoltà di mantenere un atteggiamento positivo nei confronti degli altri.
Come evitare il doomscrolling?
Per sfuggire alla trappola del navigare senza meta tra le notizie negative, si possono adottare varie strategie. Innanzitutto, è essenziale impostare dei limiti precisi al tempo trascorso sui dispositivi elettronici. È utile stabilire dei momenti specifici della giornata dedicati al controllo degli aggiornamenti anziché farlo continuamente, senza criterio.
Per farlo, ci si può avvalere di applicazioni o funzioni di monitoraggio che aiutano a gestire al meglio il tempo di utilizzo di smartphone e tablet, impostando promemoria o blocchi che segnalano quando è il momento di prendersi una pausa dai feed di notizie. Allo stesso modo, dedicare del tempo alla lettura di contenuti distensivi o costruttivi può contrastare gli effetti del bombardamento mediatico negativo e impegnare la mente in argomenti di discussione che stimolano il benessere mentale ed emotivo.
Fondamentale, inoltre, è coltivare interessi che distolgano dal mondo digitale, così come incoraggiare le interazioni umane e le attività all’aperto. Tutte attività che contribuiscono a migliorare il senso di realizzazione e benessere personale. Infine, pratiche come la meditazione e la mindfulness possono essere efficaci per riportare l’attenzione al momento presente e attenuare il senso di inquietudine o angoscia che proviene da eventi esterni.
Cosa fare quando si riceve una brutta notizia?
Affrontare una brutta notizia non è mai semplice e implica un inevitabile – talvolta destabilizzante – impatto emotivo. Il primo passo è accettare di provare le emozioni negative che l’informazione ricevuta necessariamente scatena, riconoscendo che è normale sentirsi turbati, tristi o frustrati.
Nel processo di assimilazione della notizia, può essere determinante il supporto di persone care come amici e familiari, o, nei casi in cui questo non sia sufficiente, di professionisti della salute mentale. Poter parlare con una figura specializzata nell’assistenza psicologica può offrire un importante canale di espressione dei propri sentimenti, anche quelli più dolorosi, e una diversa prospettiva per affrontare la situazione.
Infine, prendersi cura di sé, anche da un punto di vista fisico, può avere una ricaduta positiva sulla salute mentale. Mantenere una routine può aiutare a sentirsi ancorati e fornire un senso di normalità, migliorando la propria gestione emotiva.
(20 Giugno 2024)