È l’esperienza a determinare la conoscenza e, più in generale, la crescita anche psicologica di un individuo, oppure sono presenti già dalla nascita delle idee universali che permettono lo sviluppo psicologico e dell’identità?
A partire da Platone, passando per le critiche di Locke e fino a Bruner, in che modo si è ragionato sulla possibilità che ci siano funzioni e istinti preesistenti l’esperienza? E come incidono sulla formazione della identità? Prova a rispondere a queste domande la dottoressa Eva Lucchesi Tagliabue, psicoterapeuta a indirizzo psicanalitico del Santagostino.
Cos’è l’innatismo?
Il termine innatismo si riferisce alla teoria della conoscenza, o teoria gnoseologica, secondo cui gli individui sono dotati fin dalla nascita di conoscenze, nozioni e concetti, preesistenti ogni esperienza, oltre che la presenza nella mente di un metodo con regole di conoscenza già definite.
In occidente, questo principio si è sviluppato all’interno di diverse discipline o saperi quali:
- la filosofia con Platone, Cartesio, Leibniz, Spencer. Per citare i più famosi
- la linguistica con Noam Chomsky
- l’antropologia con Claude Levi-Strauss
- l’etologia con Konrad Lorenz
- la psicologia dello sviluppo cognitivo con Piaget, Vygostskij o Jerome Bruner.
Obiettivo comune: trovare i fondamenti dei processi cognitivi e del funzionamento umano.
Chi è stato il teorico del modello innatista?
Nella filosofia occidentale si può indicare Platone come primo innatista. Secondo il suo pensiero la conoscenza deriva da un processo di reminiscenza, o anamnesi.
Dalla reminiscenza, attraverso la percezione, si può risalire alle forme e ai modelli matematici che hanno plasmato il mondo sensibile. Queste forme si trovano nell’iperuranio, e sono state contemplate dalle anime prima della nascita.
Quali sono i contenuti di questa corrente di pensiero in filosofia?
I contenuti o i fondamenti dell’innatismo non variano molto nell’idea base o nucleo centrale, nel corso dei secoli. Due esempi:
- René Descartes affermò che “il pensare è pensiero, e la sostanza è la natura pensante”. Vi sono pensieri che sono prodotti dall’attività immaginativa e che provengono dall’esterno, ma ci sono anche idee non formate dall’individuo, e sono proprie della sostanza pensante che possiede delle idee innate
- Gottfried Wilhelm Von Leibniz scrisse che la mente umana alla nascita è come “un blocco di marmo”, nel quale le venature fanno intravedere la forma della statua che sarà successivamente scolpita, in quanto nella mente sono presenti tutte le idee ma non tutte in modo cosciente, chiaro e distinto.
Perché Locke e gli empiristi criticano l’innatismo?
L’empirismo è una filosofia, nata in Inghilterra nella seconda metà del Seicento, secondo cui la conoscenza umana è determinata esclusivamente dai sensi e dalla esperienza.
John Locke, filosofo e medico britannico, criticava fortemente il pensiero innatista, e si basava sulla convinzione che non esista principio nella morale, come nella scienza, che possa ritenersi assolutamente valido tale da sfuggire a ogni controllo successivo dell’esperienza.
Al momento della nascita, la mente dell’essere umano è priva di strutture e di informazioni, ma ben presto, e solo grazie all’esperienza, nascono identità e conoscenza.
L’innatismo in psicologia
Quando si parla di innatismo nel campo della psicologia, si parla quasi automaticamente di sviluppo psicologico e di sviluppo cognitivo, che fanno riferimento ai cambiamenti che si verificano nel comportamento umano, nelle capacità e nella personalità di un individuo dalla nascita fino alla morte.
La teoria dello sviluppo cerca di rispondere a tre domande, che sono:
- quando, ovvero il processo continuo di cambiamenti, caratteristico dell’infanzia, con l’obiettivo di creare e classificare le abilità e le capacità cognitive, motorie, creative, emotive, linguistiche, nelle diverse fasce d’età
- come, si intende in che modo il bambino si relaziona e entra in contatto con il mondo esterno
- perché riguarda la spiegazione dello sviluppo e quindi cerca di comprenderne le cause. Spiega quindi i processi che stanno alla base di ogni competenza, distinguendo tra fattori genetici e ambiente esterno.
La teoria dello sviluppo cognitivo secondo Jerome Seymour Bruner
Un posto privilegiato va certamente dato a Jerome Bruner. Nei suoi studi si è occupato di Psicologia Cognitiva e Culturale, oltre che di Psicologia dell’Educazione. Ha studiato i mezzi con i quali gli esseri umani, durante la loro crescita, si rappresentano la loro esperienza del mondo e come organizzano ciò che hanno incontrato e appreso.
Secondo Bruner, lo sviluppo avviene attraverso un sistema di elaborazione delle informazioni che inizialmente è un sistema povero, che poi diventa un sistema potente. La conoscenza del mondo e di sé avviene per mezzo di tre forme di rappresentazione, ricomprese dal periodo della nascita fino all’adolescenza.
Le tre forme di rappresentazione
Queste fasi sono suddivise in rappresentazioni definite:
- operativa, in cui il mondo è conosciuto attraverso le azioni. Viene sviluppata durante il primo anno di vita e messa in azione tutte le volte che un individuo deve imparare attraverso l’azione a fare qualcosa
- iconica, quando il mondo è rappresentato attraverso un sistema di codifica, determinato da immagini visive, olfattive, uditive, gustative e tattili. Nel bambino è presente fino ai 7 anni. L’immagine mediata dai sensi, permette di evocare mentalmente una realtà, un’esperienza non presente e utilizzarla
- simbolica, in cui la conoscenza del mondo avviene attraverso un sistema di codifica formato solo da simboli e segni convenzionali, come i sistemi numerici e musicali. Compare verso gli 8 anni e prosegue fino alla morte.
La scelta di una rappresentazione è determinata da tre fattori: l’evoluzione individuale, l’ambiente in cui il soggetto cresce e la cultura di appartenenza.
Qual è la natura della mente secondo Bruner?
Secondo Bruner, l’intelligenza è un insieme di strategie e di procedure per risolvere i problemi, per prendere decisioni e per effettuare l’analisi delle informazioni. Gli strumenti cognitivi dell’intelligenza sono chiamati sistemi di codifica, ovvero le diverse modalità di trattare le informazioni.
I sistemi di codifica sono frutto dell’esperienza, variano e si sviluppano attraverso l’evoluzione che consiste nel passaggio progressivo di sistemi che:
- trattano poche informazioni per volta per poi diventare sistemi che ne trattano molte
- sono legati a contenuti concreti ed evolvono in sistemi svincolati dai contenuti concreti
- sono isolati e diventano poi sistemi coordinati gerarchicamente.
Le due modalità conoscitive dell’essere umano, in integrazione e completamento, sono il pensiero analitico, logico-discorsivo, nell’emisfero sinistro, e il pensiero intuitivo o simbolico, detto analogico, nella parte destra dell’emisfero. Le due aree cerebrali si devono integrare privilegiando a volte l’una rispetto all’altra, ma non può essere dato che operino da sole.
Il concetto di modello per Bruner tra innatismo ed evoluzione
Bruner introduce il concetto di modello, ovvero i fattori personali del soggetto nel momento in cui si appresta a conoscere, e allo stesso tempo il sistema di riferimento di cui gli esseri umani sono dotati, il patrimonio innato e comune.
Questi fondamenti sono da ricercare in alcune idee:
- causa ed effetto, che permettono la connessione tra i dati
- identità, che fonda la possibilità del riconoscimento attraverso la percezione
- gerarchia, che permette un ordinamento tra diverse classi
- modalità strutturali, relative al linguaggio. Possono essere anche chiamate universali linguistici.
Le idee si sviluppano in base alla cultura in cui il soggetto è immerso, per poi attraversare un processo di adattamento in relazione all’uso che l’individuo ne farà. I modelli possono evolvere e trasformarsi secondo gli usi che la società e la cultura richiedono.
(13 Dicembre 2022)