Uno psicologo nei lager, di Viktor Frankl. Come nasce la logoterapia

La storia dello psicologo deportato nei campi di sterminio che ha dato vita alla logoterapia

Uno psicologo nei lager, di Viktor Frankl. Come nasce la logoterapia
Uno psicologo nei lager, di Viktor Frankl. Come nasce la logoterapia

Viktor Frankl è lo psicoterapeuta fondatore della logoterapia. Nel suo libro “Uno psicologo nei lager” ha raccontato di come sia importante, nei momenti più bui, riuscire a dare un senso alla propria esistenza.

Una delle esperienze umane più universali e condivise è sicuramente il tentativo di “narrare una storia che abbia senso”.

Siamo creature in perenne ricerca di significato, scagliate in un universo complesso con riferimenti sociali e culturali sempre più fragili. L’assenza di sistemi di credenze solidi e credibili ci lascia la responsabilità di cercare da soli un senso autentico alla nostra vita.

In “Uno psicologo nei lager”, lo psicologo Viktor Frankl parla della sua esperienza di deportato nei campi di sterminio. Il nucleo del racconto riguarda proprio la ricerca di senso come potente fattore protettivo in quella situazione tragica, al termine della quale Frankl ha dato vita a qualcosa di nuovo e unico, la logoterapia.

Uno psicologo nei lager

Un episodio significativo narrato da Frankl riguarda un compagno che, in seguito ad un sogno molto vivido, credeva fortemente che la liberazione sarebbe arrivata in una certa data. Di fronte al crollo della speranza, quando capì che niente di ciò che aveva sognato sarebbe accaduto, il compagno di prigionia di Frankl si ammalò gravemente e morì in una sola notte.

In generale – racconta Frankl – le persone che riuscivano a sentire di avere uno scopo che li aspettava fuori dal campo di concentramento e a coltivare immagini del futuro riuscivano in un qualche modo a sentire che le proprie sofferenze avrebbero avuto una fine. Queste fantasie riguardavano ad esempio il ricongiungersi con una persona amata, la pubblicazione di un lavoro scientifico o l’urgenza di testimoniare quanto accaduto.

L’autore mette l’accento su come, di fronte a ogni sofferenza, anche quella più estrema, l’uomo debba giungere alla consapevolezza di essere unico e originale in tutto l’universo, con il suo destino e il suo dolore. Nessuno può assumere questa sofferenza al suo posto. La possibilità di un’esistenza originale sta proprio nel “come” l’individuo, colpito da questo destino, sopporta i suoi affanni.

La percezione di essere insostituibile – in misura diversa presente in ogni individuo – fa apparire nella giusta prospettiva le responsabilità che un uomo ha della sua vita. Un uomo pienamente consapevole di questa responsabilità verso l’opera che lo attende o la persona che lo ama, difficilmente potrà gettar via la sua esistenza.

C’è una grande saggezza nelle parole di Nietzsche che dice:

Chi conosce il perché della sua vita, può sopportare quasi qualsiasi come.

Logoterapia: alla ricerca del senso della vita

Al ritorno del campo di concentramento Frankl fondò la scuola di logoterapia, che venne considerata “la terza scuola viennese”.

La logoterapia si basa sul significato dell’esistenza umana e sulla ricerca di senso. Quando gli chiesero di spiegare in breve la differenza con la psicoanalisi, Frankl rispose brillantemente che:

Durante la psicoanalisi, il paziente deve stare sdraiato su un divano e raccontare cose che a volte sono scomode da dire, mentre in logoterapia il paziente può rimanere seduto eretto ma deve ascoltare cose che sono a volte scomode da sentire.

La logoterapia si propone di assistere la persona nella ricerca del significato nel suo percorso di vita. Poiché la logoterapia mira a rendere il paziente consapevole del logos (“ragione di vita”) nascosto della propria esistenza, ciò si configura come un processo analitico. Tuttavia, a differenza della psicoanalisi, la logoterapia si preoccupa anche delle realtà esistenziali, come il potenziale significato che l’individuo vuole dare al proprio essere al mondo.

In generale gli orientamenti più moderni delle psicoterapie, a differenza delle terapie orientate al passato e ai blocchi, si preoccupano anche delle realtà esistenziali. Queste terapie provano a rendere il paziente consapevole di ciò a cui sta in realtà aspirando nel profondo del suo essere. Quindi si può dire che, secondo questa prospettiva, la salute mentale è basata su un certo livello di tensione: la tensione tra ciò che abbiamo già raggiunto e ciò che invece è ancora da raggiungere, o la distanza tra ciò che uno è, e ciò che potrebbe o vorrebbe diventare.

Un desiderio universale

Sebbene la logoterapia sia incentrata sulla ricerca di senso, anche altre forme di psicoterapia, pur percorrendo vie diverse, permettono di trovare nuovi significati. Ciò è vero soprattutto per le psicoterapie del profondo, che mirano a esplorare gli angoli più profondi della psiche e cercano di rispondere alle domande più importanti della vita. In ogni caso, quindi, vale la pena intraprendere un percorso di questo tipo.

 

Al Santagostino sono disponibili molti orientamenti terapeutici diversi. Durante il primo colloquio è possibile indicare la propria preferenza per un approccio specifico. Lo psicologo del primo colloquio indirizzerà al professionista giusto in base alle necessità e alle richieste portate in seduta.

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