Fibromialgia, non più una malattia immaginaria

La fibromialgia è stata a lungo poco considerata in medicina. Ma che cos’è esattamente?

Fibromialgia, non più una malattia immaginaria

La fibromialgia è una patologia caratterizzata da dolore cronico spesso associato a stanchezza, a disturbi cognitivi e a diversi sintomi fisici e psichici, che può compromettere la vita sociale e lavorativa delle persone che ne soffrono. Anche a causa della variabilità dei sintomi che manifestano i diversi pazienti affetti, per molto tempo non è stata considerata nemmeno una vera e propria malattia. Oggi però ne sappiamo qualcosa in più.

La fibromialgia è tra le patologie reumatiche più diffuse insieme all’artrosi. Interessa il 2-4 per cento della popolazione e l’80 per cento delle persone colpite è di sesso femminile. Si tratta di una sindrome caratterizzata prevalentemente da un dolore cronico, che incide molto sulla qualità di vita della persona. Le conseguenze possono essere: difficoltà a mantenere il posto di lavoro, ritiro sociale, incomprensioni e conflitti a livello familiare, sensazione di sconfitta e solitudine. Le cause all’origine di tale malattia risultano ancora oggi in parte sconosciute. Seppure vi sono stati progressi significativi negli ultimi anni, infatti, la fibromialgia risulta ancora oggi una patologia difficile da diagnosticare e ancor più da curare in modo efficace e completo.

Quali sono i sintomi della fibromialgia?

lI sintomo cardine della fibromialgia è un dolore muscolo-scheletrico cronico che si può concentrare su collo, spalle e braccia o coinvolgere tutto il corpo. Il dolore varia in relazione ai momenti della giornata, ai livelli di attività, alle condizioni di stress e a quelle atmosferiche.
Associati al dolore si manifestano altri sintomi come stanchezza, anche davanti a sforzi minimi, rigidità e disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi o risvegli notturni per la tensione muscolare, che portano a sentirsi affaticati la mattina dopo). Altre condizioni cliniche spesso presenti nel paziente affetto da fibromialgia sono mal di testa, sindrome del colon irritabile, difficoltà cognitive (soprattutto di memoria e concentrazione) e formicolii. Non solo: il 30-40 per cento dei pazienti con fibromialgia soffre di un concomitante disturbo psicologico significativo come ansia, panico, depressione, disturbo post-traumatico da stress, che può determinare un peggioramento dei sintomi della malattia.

Quali sono le cause?

Le cause di questa patologia non sono ancora del tutto chiare. Tuttavia, al momento le ipotesi più accreditate vertono su:

  • alterazioni a livello dei neurotrasmettitori (sostanze che permettono la trasmissione di informazioni tra i neuroni), soprattutto relativi al dolore;
  • disequilibri ormonali che coinvolgono umore, appetito, sonno, comportamento, risposta a situazioni stressanti;
  • alterazioni e disturbi del sonno;
  • predisposizione genetica;
  • stress.

Perché è così difficile da diagnosticare?

I sintomi della fibromialgia sono diversi e c’è una frequente sovrapposizione con i sintomi di altre patologie. Gli esami di laboratorio o radiologici esistenti non sembrano aiutare nella diagnosi, risultando in grande parte aspecifici o non dirimenti. Anche per questo, nel corso del tempo la comunità scientifica si è interrogata sull’effettiva esistenza della fibromialgia e sulla sua classificazione. Solo nel 1992 la fibromialgia è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come entità diagnostica autonoma. La diagnosi viene effettuata di solito da un medico esperto nella fibromialgia (solitamente un reumatologo, immunologo, ortopedico o psichiatra) attraverso un’attenta anamnesi (esistono questionari specificatamente sviluppati) e un esame obiettivo scrupoloso, che include la pressione dei cosiddetti tender points, punti specifici del corpo che, se premuti, provocano dolore in chi è affetto da fibromialgia.
Ancora oggi, pregiudizi e disinformazione da parte dei medici possono impedire l’accesso rapido alla corretta visita specialistica e, di conseguenza, alla diagnosi e a trattamenti tempestivi e mirati. Di solito infatti, prima di ricevere la diagnosi corretta, una persona con fibromialgia consulta numerosi specialisti, molti dei quali esprimono pareri diversi o contrastanti, anche magari prescrivendo terapie inefficaci. Tutto ciò ha un effetto deleterio sul paziente, perché contribuisce a generare confusione, rabbia, solitudine e depressione, che a loro volta favoriscono l’instaurarsi di una condizione di stress cronico, che contribuisce a peggiorare i sintomi algici e la percezione del dolore stesso.

L’aspetto psicologico della fibromialgia

I fattori psicologici rivestono un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nel mantenimento dei sintomi dolorosi. Si suddividono in:

  • fattori cognitivi come il catastrofismo, ovvero preoccupazioni negative che portano a concentrarsi solo sulle conseguenze negative. Questo pensiero aumenta la percezione del disagio e favorisce l’evitamento delle attività quotidiane, il consumo di analgesici e la diminuzione di mobilità e forza muscolare nel tempo;
  • alcuni tratti della personalità come perfezionismo, ipocondria e deficit nella regolazione delle emozioni, possono portare a vissuti negativi come la rabbia. Questa emozione influenza ed è influenzata dal dolore, in un circolo vizioso: la rabbia aumenta la tensione muscolare, che a sua volta incrementa il dolore percepito, il quale alimenta nuovamente la rabbia;
  • strategie non funzionali per fronteggiare il dolore, come l’evitamento delle situazioni sociali nel timore di avere un attacco doloroso, o l’assunzione di farmaci anche in assenza di dolore al fine di prevenirne l’insorgenza;
  • variabili socio-culturali: la famiglia può involontariamente rinforzare atteggiamenti e abitudini che scoraggiano un ruolo attivo nel contrastare la malattia. Per esempio, i familiari possono sostituirsi al malato nello svolgimento delle attività quotidiane. Questa dinamica rinforza la passività e la paura del dolore, che portano all’evitamento dei problemi;
  • eventi traumatici sia fisici che emozionali.

Lo stato dell’arte nel trattamento della fibromialgia

Non esistono oggi terapie che portino alla cura definitiva dei sintomi. Tuttavia, un trattamento integrato e multi-disciplinare può permettere al paziente di ritornare progressivamente a una qualità di vita soddisfacente (sia dal punto di vista familiare, che sociale e lavorativo). Essenzialmente, si tratta di integrare una corretta terapia farmacologica, percorsi fisioterapici specifici, interventi nutrizionali e dietologici, adottare uno stile di vita sano  e un percorso psicologico che abbia come obiettivi l’aderenza al trattamento e la riduzione dei livelli di stress attraverso lo sviluppo di strategie di coping (strategie per affrontare le sfide della quotidianità) efficaci nella gestione del dolore e della percezione di autoefficacia nel fronteggiare la malattia, riducendo le condotte di evitamento e la percezione del dolore.