Psichiatria

Il disturbo da stress post traumatico o PTSD

Il disturbo da stress post traumatico è una forma di disagio mentale che si verifica in risposta a un evento traumatico

Il disturbo da stress post traumatico o PTSD

Il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è un disturbo psicologico complesso che insorge in seguito all’esposizione a eventi traumatici.

Questi eventi possono includere, ma non sono limitati a, situazioni di guerra, violenza personale, incidenti gravi, catastrofi naturali o abusi sessuali.

Il disturbo da stress post traumatico può influenzare significativamente la qualità della vita di una persona e richiede spesso il coinvolgimento di professionisti della salute mentale per il trattamento. Cerchiamo di capire di cosa si tratta e come è possibile superarlo.

Che cos’è il disturbo da stress post traumatico o PTSD? Definizione

Il disturbo da stress post traumatico, è una forma di disagio mentale che si sviluppa a seguito di eventi fortemente traumatici. Detto anche nevrosi da guerra, è stato studiato e teorizzato negli Stati Uniti in particolar modo dopo la guerra del Vietnam ed è passato poi a descrivere la reazione a tutte quelle situazioni che, per la loro portata violenta e drammatica, sono sconvolgenti per la mente umana. Non solo scenari bellici, ma anche attacchi terroristici, catastrofi naturali come terremoti e maremoti, incidenti d’auto e aerei, rapine, stermini, abusi fisici e violenze sessuali, maltrattamento durante l’infanzia, ecc.

Il disturbo da stress post traumatico può colpire individui di tutte le età, bambini, adolescenti e adulti, compresi familiari, testimoni o soccorritori coinvolti nell’esperienza traumatica.

Cosa causa lo stress post traumatico?

Il disturbo da stress post traumatico è causato, come si è visto, da un trauma. Siamo abituati a sentire parlare di “trauma”, o di shock emotivo. Ma che cos’è uno shock emotivo? E cosa significa, nel concreto, sopravvivere a un evento di questa portata?

Genericamente definiamo “evento traumatico” tutto ciò che possa risultare minaccioso per la vita o per l’integrità fisica e psichica di un individuo; a questo dobbiamo aggiungere l’assistere a un evento traumatico vissuto da una persona vicina a noi. Il cervello, infatti, rappresenta le esperienze emotive al suo interno “rispecchiando” quelle che osserva all’esterno, per mezzo delle funzioni mediate da quelli che sono definiti neuroni specchio, appunto.

La rappresentazione di un trauma, poi, è cosa diversa dal trauma stesso. È possibile che un evento di egual portata possa essere interpretato e vissuto in due modi diversi, da due persone diverse.

Sopravvivere a un trauma, in ogni caso, spesso non lascia indenni.

Quali possono essere i traumi infantili?

I traumi infantili possono originare da una varietà di eventi che un bambino può vivere durante la sua crescita. Alcuni degli esempi più comuni includono:

  • violenza fisica da parte di genitori o altri adulti responsabili
  • maltrattamenti emotivi e violenza psicologica: ad esempio, abusi verbali, umiliazioni, minacce, isolamento
  • violenza sessuale
  • negligenza: si verifica quando i genitori o gli altri caregiver non forniscono adeguato sostegno, cure, nutrimento, istruzione o supervisione al bambino
  • divorzio o separazione conflittuale dei genitori
  • morte di un genitore o di una persona significativa
  • situazioni violenza domestica
  • catastrofi naturali, o gravi incidenti, che possono includere disastri naturali, incidenti automobilistici 
  • abuso di sostanze: l’esposizione al consumo e all’abuso di sostanze da parte dei genitori o degli altri caregiver può costituire un trauma per il bambino.

Cosa succede al cervello dopo un trauma psicologico?

Studi sul cervello hanno indicato che pazienti con PTSD producono livelli anomali di ormoni connessi con la reazione allo stress e alla paura. Il centro responsabile di questi processi è l’amigdala, una ghiandola alla base del cervello. In situazioni normali, quando ci si trova in condizioni di paura, l’amigdala si attiva producendo sostanze che riducono il dolore temporaneamente. In pazienti affetti da PTSD, invece, questa produzione persiste anche dopo l’evento, causando alterazioni emotive.

Anche i livelli di neurotrasmettitori che agiscono sull’ippocampo sono alterati, provocando di conseguenza cambiamenti nella memoria e nell’apprendimento. Queste anomalie a livello dei neurotrasmettitori sono all’origine dei ricordi improvvisi e dolorosi degli eventi traumatici. I soggetti che sviluppano il disturbo da stress post traumatico hanno inoltre un flusso sanguigno cerebrale alterato e cambiamenti strutturali nei tessuti cerebrali.

Quali sono i sintomi di un forte stress come il PTSD?

La gravità dei sintomi del disturbo post traumatico può variare in relazione alla risposta soggettiva al trauma e al fatto che si sia trattato o meno di un’esperienza diretta.

Il disturbo è definito “stress” post-traumatico perché sottopone l’individuo, a seguito dell’evento, a una serie di sintomi psichici e fisici tutt’altro che facili da gestire. Sarà difficile per la persona che abbia vissuto un evento traumatico rimanere aderente all’esperienza del presente (a causa dei continui flashback che la riporteranno all’evento traumatico), ma anche far sì che la realtà non diventi ai suoi occhi un luogo minaccioso con il quale dover di giorno in giorno misurare le proprie forze.

Sintomi psichici

Il disturbo da stress post traumatico nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association) è definito dalla coesistenza di quattro gruppi di sintomi:

  • ri-esperienza, caratterizzata da pensieri intrusivi, flashbacks, incubi: in questi momenti le persone con PTSD hanno come la sensazione di rivivere l’evento traumatico
  • evitamento, che si manifesta con deficit di memoria e senso di distacco, porta le persone a evitare il pensiero di luoghi o di persone associati al trauma e a rinunciare alla socializzazione. Questa tensione può indurre depressione e senso di colpa
  • alterazioni negative di umore, memoria e cognizione
  • ipereccitabilità, contraddistinta da tendenza a trasalire, ipervigilanza, irritabilità, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione: i pazienti si sentono in pericolo, come se fossero continuamente minacciati dalla ricomparsa del trauma, e possono reagire in modo aggressivo. In alcuni casi, per alleviare questo stato, possono ricorrere a droghe e alcol. Quando perdono il controllo, possono sviluppare tendenze suicidarie.

Sostanzialmente, è come se, a seguito di un evento traumatico, fosse difficile per il “sopravvissuto” scrollarsi di dosso la memoria di ciò che in quel determinato frangente avvenne, al fine di proseguire in modo naturale con la propria vita.

In alcuni casi, la persona può arrivare a sperimentare una forma di dissociazione, che la porta a guardarsi come se fosse un testimone esterno e non il protagonista degli eventi avvenuti. Va sottolineato tuttavia che anche esperienze mediate, specie nei bambini e negli adolescenti, talvolta, possono incidere a fondo nella mente.

Sintomi fisici

Il disturbo da stress post traumatico è un disturbo facile da riconoscere anche grazie alle ripercussioni che ha sul corpo del traumatizzato. Tra i sintomi di carattere fisico possono infatti verificarsi:

  • minor senso di stabilità e radicamento a terra
  • postura distorta o collassata
  • tremori
  • tachicardie non facilmente interpretabili
  • senso di accelerazione o al contrario forte senso di collasso.

Disturbi associati

Il disturbo da stress post traumatico si accompagna frequentemente ad altri disturbi, come risultato dello stress prolungato e della mancanza di capacità adattiva indotti dal trauma. Secondo l’American Psychiatric Association, la comorbilità può riguardare l’80% dei pazienti.

La regolazione delle emozioni, l’autostima, la stabilità dell’umore e la fiducia negli altri sono spesso danneggiate, portando a disturbi come

In particolare, possono accompagnarsi al disturbo da stress post traumatico:

Il disturbo da stress mina in modo pervasivo il benessere e l’integrità della persona. I sintomi invadono e alterano i processi mentali, le percezioni di sé, le relazioni e la gestione della vita quotidiana. Ulteriori disagi che non di rado si presentano includono disturbi nella sfera della sessualità, l’autolesionismo e la mancanza di autocontrollo.

Quando insorge lo stress post traumatico?

Il disturbo da stress post traumatico si manifesta a distanza di giorni, settimane o addirittura mesi dal trauma. Si parla di PTSD a espressione ritardata quando i sintomi insorgono dopo anni dall’evento traumatico.

Quanto dura il disturbo post traumatico da stress?

È impossibile definire a priori il decorso di un disturbo post-traumatico. Il PTSD può durare da pochi giorni a molti anni; per essere diagnosticato però deve durare almeno 6 mesi.

Il disturbo da stress post traumatico colpisce anche gli animali, ma siamo anche consapevoli di quanto il perdurare dei sintomi nell’uomo sia molto maggiore e possa arrivare a coprire interi anni di vita. L’animale, a differenza dell’uomo, è in grado di “dissipare” la memoria del trauma in modo più rapido.

Come si diagnostica il disturbo da stress post traumatico?

Per accertare la presenza di disturbo da stress post-traumatico, secondo i criteri diagnostici del DSM 5, i pazienti devono aver subito direttamente o indirettamente un evento traumatico e presentare alcuni dei sintomi già visti e riconducibili a ciascuna delle seguenti categorie, per un periodo di almeno 1 mese.

Nello specifico, deve essere presente almeno uno dei sintomi intrusivi:

  • ricordi inquietanti, involontari e ricorrenti dell’evento
  • incubi ricorrenti relativi all’evento
  • comportarsi o sentirsi come se l’evento stesse accadendo di nuovo, con allucinazioni o completa perdita di consapevolezza del presente
  • provare intensa sofferenza psicologica o fisica al ricordo dell’evento (ad esempio, in occasione dell’anniversario o attraverso suoni simili a quelli uditi durante l’evento).

Deve comparire almeno uno dei sintomi di evitamento:

  • evitare pensieri, sensazioni o ricordi associati all’evento.
  • evitare attività, luoghi, conversazioni o persone che riportano alla mente l’evento.

Devono esserci almeno due dei seguenti effetti negativi su cognizione e umore:

  • amnesia di parti significative dell’evento (amnesia dissociativa).
  • opinioni negative persistenti ed esagerate o aspettative su sé stessi, gli altri o il mondo.
  • pensieri persistenti e distorti sulla causa o sulle conseguenze del trauma che portano a incolpare sé o gli altri
  • stato emotivo negativo persistente: paura, orrore, rabbia, senso di colpa, vergogna
  • diminuzione significativa di interesse o partecipazione ad attività importanti
  • sensazione di distacco o estraneità verso gli altri.
  • incapacità persistente di provare emozioni positive: felicità, soddisfazione, amore.

Devono manifestarsi almeno due segni di un’eccitazione alterata e reattività:

  • disturbi del sonno
  • irritabilità o scoppi d’ira
  • comportamento imprudente o autodistruttivo
  • difficoltà di concentrazione.
  • aumento delle risposte di allarme.
  • ipervigilanza.

Inoltre, i sintomi devono causare disagio significativo o compromettere in modo rilevante il funzionamento sociale o lavorativo e non devono essere attribuibili agli effetti fisiologici di sostanze o altri disturbi medici.

Come si guarisce da stress post traumatico?

Il disturbo post traumatico da stress o PTSD merita solitamente un opportuno trattamento. Possono esserci dei casi – più lievi – in cui il disagio svanisce in modo autonomo, ma il rischio che, senza affrontare un percorso di terapia, il disturbo diventi cronico è considerevole.

Il trattamento del disturbo contempla diverse terapie possibili. Tra le varie alternative, al momento la gold standard, ovvero la migliore, è considerata la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), con una forte attenzione per gli aspetti “corporei” del disturbo. Questo approccio guida il paziente nella gestione dell’ansia e della depressione, dandogli gli strumenti per modificare i propri comportamenti.

Un trattamento ottimale prevede anche l’utilizzo dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Re-processing), un trattamento psicoterapeutico volto a desensibilizzare i sintomi disturbanti legati ai ricordi traumatici. Nell’EMDR, grazie ai movimenti oculari o alla stimolazione tattile bilaterale (tapping), vengono ridotti gli effetti dei sintomi (desensibilizzazione) e si riattiva il processo fisiologico di elaborazione delle informazioni (riprocessamento).

Fondamentale, nel percorso psicoterapeutico, è il coinvolgimento dell’ambiente familiare e sociale: le persone vicino al soggetto affetto da PTSD devono essere rese consapevoli delle modalità di sviluppo e delle implicazioni di questa sindrome. La conoscenza delle caratteristiche e dei sintomi del disturbo può aiutare infatti a riconoscerlo per tempo e a intervenire tempestivamente per superarlo.

Trattamento farmacologico

La possibilità di ricorrere a terapia farmacologica prescritta da uno psichiatra che conosca a fondo la storia del paziente rappresenta un’ulteriore risorsa da pensare come una “stampella” a cui appoggiarsi per fuoriuscire dal problema. Le evidenze dell’efficacia del trattamento farmacologico nel disturbo post-traumatico da stress sono meno solide di quelle per la psicoterapia focalizzata sul trauma. 

Il più delle volte, i farmaci sono utilizzati per trattare disturbi psichiatrici coesistenti, o soprattutto i sintomi del disturbo post-traumatico, come la depressione o l’ansia. 

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina possono ridurre l’ansia e la depressione. In particolare, il prazosin sembra avere utile per ridurre gli incubi. Un breve ciclo di farmaci sedativi può aiutare nell’insonnia. Altri farmaci di diverso tipo vengono utilizzati con crescente evidenza di efficacia. Questi includono: