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Cos’è il body shaming: tutto quello che c’è da sapere

Il body shaming è una pratica di derisione del corpo consistente nel denigrare qualcuno per le sue caratteristiche fisiche (spesso lontane dai canoni estetici di riferimento). Si tratta di una forma di bullismo che può avere gravi conseguenze sulla psiche di chi ne è vittima.

Cos’è il body shaming: tutto quello che c’è da sapere

Il body shaming è una pratica di derisione del corpo che consiste nel ridicolizzare o denigrare una persona per il suo aspetto fisico.

Si tratta letteralmente di giudicare e “far vergognare qualcuno per il proprio corpo” ed è una vera e propria forma di bullismo o cyberbullismo (se questo tipo di comportamento si verifica in rete).

Nel body shaming, si fa leva su una caratteristica specifica del corpo di una persona per offenderla o svalutarla. Le caratteristiche prese di mira possono essere di qualsiasi tipo: un fisico troppo magro o troppo grasso, la quantità di peli sul corpo, il portare gli occhiali, il colore di capelli, la presenza di lentiggini e così via.

Insomma, ogni forma del corpo e ogni differenza rispetto a canoni estetici stabiliti da una determinata cultura come ideali o normali possono diventare oggetto di derisione.

Negli ultimi anni, questa forma di violenza psicologica si è diffusa in particolare attraverso il web e i social network, dove molto spesso la distanza fisica e la sensazione di protezione, dovuta al fatto di trovarsi dietro uno schermo, incentivano comportamenti lesivi.

Il web e i social, inoltre, possono aggravare questa pratica, attraverso la diffusione di modelli estetici ideali e irraggiungibili. 

In che modo il body shaming influenza il benessere psicologico?

Parlare del proprio corpo non è facile. È un argomento delicato, e per molti anche tabù. Questo perché le rappresentazioni del corpo sono strettamente collegate all’autostima. In ogni società si stabiliscono infatti standard di bellezza ideali che, di conseguenza, definiscono chi è più o meno desiderabile, almeno sul piano estetico. 

Già la consapevolezza di essere distanti da quell’ideale può minare l’autostima. Se poi si viene anche presi di mira, gli effetti sulla fiducia in se stessi possono essere molto potenti.

All’effetto sull’autostima si aggiunge anche il dolore per l’esclusione sociale: sentirsi diversi in senso negativo fa sentire anche impossibilitati a rispecchiarsi negli altri e ad appartenere a un gruppo.

La sensazione di inadeguatezza e la vergogna possono quindi rimanere nella mente della vittima del body shaming per molti anni. Alla pari di un episodio traumatico, il pensiero di essere diversi e difettosi può tornare sotto forma di pensieri negativi su se stessi (“non valgo niente”, “nessuno mi amerà”), autostima bassa, sintomi depressivi e disturbi alimentari.

Body shaming e disturbi alimentari

Il body shaming, secondo una ricerca recente, può portare a sviluppare ricordi traumatici e sintomi tipici dei disturbi alimentari. Secondo gli autori dello studio, ciò avviene, in particolare, quando la persona subisce esperienze di body shaming durante l’infanzia o l’adolescenza, ovvero in un periodo in cui l’identità e le rappresentazioni di sé sono ancora in formazione. 

Il tipo di body shaming più frequente sembra essere proprio quello legato alla forma fisica e all’adipe in eccesso (si parla più precisamente di fat talk), e quindi al rapporto col cibo. 

Una ricerca ha mostrato che esiste una correlazione tra memorie traumatiche di body shaming e sintomatologie dei disturbi alimentari. Che cosa significa? Significa che chi ha subito questa forma di bullismo sembra sviluppare con maggiore probabilità un rapporto disfunzionale con il cibo. È il caso del binge eating, il disturbo da alimentazione incontrollata, caratterizzato da abbuffate e senso di vergogna verso se stessi.

Come gestire le emozioni negative dovute al body shaming?

Le ricerche citate in precedenza suggeriscono alcuni spunti per andare oltre il senso di vergogna e di scarsa autostima che derivano dall’aver subito body shaming. In particolare, una possibilità è quella di affrontare il bullo nella tua mente.

I ricordi possono essere dolorosi, tuttavia un’indicazione utile potrebbe essere quella di immaginare di tornare al momento traumatico e supportare se stessi del passato grazie a una nuova forza e consapevolezza. 

L’obiettivo è quello di rafforzare una parte di sé più forte e capace di affrontare la realtà grazie all’esperienza.

Gli autori degli studi sul body shaming, inoltre, hanno rilevato che sviluppare compassione verso se stessi può essere utile a ridurre l’entità delle problematiche alimentari. In effetti, chi ha subito body shaming finisce spesso per svalutarsi e identificarsi con le voci denigranti nella mente.

Questi obiettivi possono essere raggiunti più facilmente rivolgendosi a uno psicoterapeuta, che può anche aiutare a elaborare ricordi spiacevoli.

La verità sta nel mezzo

Ognuno ha il diritto di essere rispettato, al di là del suo aspetto fisico. Essere offesi e denigrati per le forme del corpo e per l’aspetto fisico è sbagliato. Oggi, finalmente, stanno sorgendo diversi movimenti volti a eliminare le discriminazioni legate al fisico e a promuovere l’accettazione del proprio corpo e delle sue imperfezioni. 

Tuttavia, il dibattito pubblico, spesso polarizzato ed estremo soprattutto sui social media, rischia di portare ad atteggiamenti sbagliati e pericolosi. 

Per esempio, è sbagliato continuare a porre standard eccessivi di magrezza (o fisico palestrato nel caso degli uomini) e perfezione. Allo stesso tempo, però, non è neanche corretto dire “grasso è bello” o proporre l’essere sovrappeso come nuovo modo di essere, dimenticandosi di considerare le conseguenze documentate dell’obesità e del sovrappeso sulla salute. 

Gli estremi sono quasi sempre sbagliati, e la verità sta – quasi sempre – nel mezzo. Una soluzione potrebbe essere allora, da un lato, mostrare rispetto per la diversità e per le peculiarità di ognuno, dall’altro cercare di seguire uno stile di vita sano, senza eccessi e senza ossessioni.