Immagina di essere in un meeting con il tuo team di lavoro, dopo settimane di duro lavoro su un progetto. Mentre presenti le tue idee, noti uno sguardo perplesso. Alla fine della presentazione, la tua capa o il tuo capo si alza e dice: “Ho alcune osservazioni da fare.” Un brivido ti percorre la schiena. Anche se non hai particolari incertezze sulle tue capacità lavorative, quella frase è sufficiente a farti sentire vulnerabile.
Come mai una semplice osservazione può provocare così tante emozioni? È il potere del feedback. È quel mix di apprensione e speranza che può farci tremare all’idea di sentire ciò che gli altri pensano delle nostre performance. Potrebbe essere un momento cruciale per il nostro sviluppo personale e professionale, ma è anche un terreno minato, dove le parole possono essere interpretate in modi inaspettati. Affrontare il feedback in modo costruttivo è fondamentale, e comprendere cosa realmente significa può fare la differenza tra sentirsi motivati o demotivati.
Cosa significa letteralmente feedback?
Il termine “feedback” viene dall’inglese e deriva dall’unione di due parole: feed (alimentare) e back (indietro). Tradotto letteralmente, significa “riportare qualcosa indietro”. Ma che cosa si riporta esattamente?
In pratica, il feedback è un’informazione di ritorno su un’azione compiuta. Pensa a un boomerang: lo lanci con una certa forza e angolazione e, se tutto va bene, torna indietro. Il feedback funziona allo stesso modo: tu fai o dici qualcosa, e la risposta che ricevi ti “torna indietro” sotto forma di una reazione, di un’opinione o di un’osservazione.
Il termine ha origini nel mondo della comunicazione e della tecnologia, dove si utilizza per descrivere il segnale che un sistema riceve in risposta al suo funzionamento. Applicato ai rapporti umani, il concetto rimane simile: quando ci viene dato un feedback, è come se il nostro comportamento o la nostra azione fossero un segnale inviato al mondo esterno, che ci ritorna sotto forma di percezioni altrui. Il feedback, quindi, è il boomerang che ci dice come il nostro segnale ha interagito con chi ci circonda.
Questo significa che non dobbiamo prendere il feedback come una verità assoluta, ma come una traccia. A volte il boomerang torna con un angolo diverso da quello che ci aspettavamo. Forse il nostro messaggio era chiaro a noi, ma si è perso per strada perché il linguaggio che abbiamo usato non era comprensibile. E questo non è un fallimento, è una lezione. Oppure semplicemente si può trattare di un incontro comunicativo tra soggettività diverse che interpretano una questione in modo differente. Ciò non significa che il riscontro che arriva dall’interlocutore sia da cogliere come giudizio o come sottomissione al parere altrui. Sono voci distinte che si confrontano e si influenzano.
Cosa vuol dire dare un feedback?
Dare un feedback è molto più di esprimere un’opinione. Vuol dire offrire uno specchio a chi ci sta di fronte, mostrando non solo ciò che vediamo ma anche come ci fa sentire. Significa prendere le nostre percezioni e restituirle all’altra persona in modo che possa comprenderle e farne qualcosa di utile. E proprio come con uno specchio, c’è il rischio di riflettere anche dettagli che non avremmo voluto rivelare: piccole delusioni, aspettative non dette, o persino giudizi che parlano più di noi che di chi riceve il feedback.
Immagina questa situazione: un collega ti chiede cosa ne pensi del suo lavoro e, mentre cerchi le parole giuste, ti rendi conto che non sei così neutrale come pensavi. Magari il progetto non ti è piaciuto, ma è perché avevi aspettative diverse rispetto al risultato, oppure perché l’idea non rispecchia il tuo modo di vedere le cose. Dare un feedback, allora, non vuol dire semplicemente elencare i pro e i contro, ma anche saper distinguere cosa è davvero utile e cosa invece è solo il nostro gusto personale.
In altre parole, dare un feedback è una forma di comunicazione che richiede tatto, consapevolezza e l’intenzione sincera di aiutare l’altra persona a crescere, anziché imporre un punto di vista. Se fatto bene, il feedback crea uno spazio sicuro in cui chi lo riceve può riflettere e migliorarsi senza sentirsi attaccato. Ma è una strada che va percorsa con attenzione, perché un feedback dato male rischia di sortire l’effetto opposto: chiusura, resistenza e, nei casi peggiori, un’interruzione della comunicazione.
Come esprimerlo al meglio?
È importante che chi dà un feedback impari a bilanciare la sincerità con l’empatia: mostrare senza ferire e suggerire senza prevaricare. Questo significa partire da una posizione di confronto aperto con un approccio non giudicante. Allo stesso tempo la ricezione del feedback va gestita non occupando una posizione di sottomissione, come se ciò che arrivasse dall’altro fosse verità unica e non contestabile, bensì accogliendo i suggerimenti con un atteggiamento critico. Ossia di riflessione personale su ciò che viene rimandato e accettando il parere altrui come relativo e non assoluto. Ciò favorisce il mantenimento e/o la costruzione di una maggiore sicurezza di sé.
Uno dei mezzi che consente di esprimere in modo sincero, empatico e adeguato il feedback è l’utilizzo della comunicazione assertiva, modalità di interazione che consente di esprimere un’opinione in modo aperto e trasparente senza denigrare o attaccare l’altro.
Qualche riflessione su come ricevere (e usare) un feedback
In un mondo ideale, ogni feedback dovrebbe essere dato con delicatezza e costruttività, e ogni volta che lo riceviamo dovremmo sentirci rassicurati e stimolati a migliorare. La realtà è un po’ più complicata. Alcuni feedback sono ben intenzionati, ma mal formulati; altri ci arrivano nei momenti meno opportuni, e alcuni toccano corde che non sapevamo nemmeno di avere.
Il segreto per ricevere un feedback in modo sereno sta nel non vedere ogni parola come un attacco personale. Non è semplice, ma se riusciamo a cambiare la nostra reazione istintiva da “Mi stanno giudicando” a “Cosa posso imparare da questa opinione?”, abbiamo già fatto un grande passo verso un rapporto più sano con noi stessi e con gli altri.
Quindi, la prossima volta che ti capita di ricevere un feedback, fermati un attimo. Respira, ascolta, e fai una domanda: “Che cosa posso fare di diverso?” Anche se il feedback è negativo, dietro ogni osservazione c’è un seme di consapevolezza che può portare un frutto. E sei solo tu a decidere se coltivarlo o lasciarlo seccare.
Ricorda, il feedback non è un giudizio sulla tua persona, ma uno specchio che riflette un momento specifico del tuo percorso. E come ogni specchio, non ha il potere di cambiare chi sei, ma solo di aiutarti a vedere dove puoi migliorare.
Se si percepisce una difficoltà emotiva nella ricezione ed elaborazione dei feedback è importante chiedersi quale sia la propria posizione in ciò che sta accadendo. Forse alla base potrebbe esserci una bassa autostima, una quota di insicurezza di sé su cui poter lavorare in modo da potersi approcciare agli altri e al confronto in generale con una modalità più solida e strutturata.
E qualche esempio pratico
Concludiamo con qualche spunto per rendere il feedback uno strumento davvero utile.
Quando dai feedback, adotta un approccio costruttivo e specifico. Inizia evidenziando ciò che è andato bene, come ad esempio: “Hai fatto un ottimo lavoro nell’organizzare le informazioni, il che ha reso la presentazione molto chiara. Potresti migliorare ulteriormente aggiungendo più dati per supportare le tue affermazioni.” Questo metodo crea un ambiente di fiducia e apertura, facilitando una comunicazione più efficace.
D’altro canto, quando ricevi un feedback, mantieni la calma e fai domande per chiarire eventuali dubbi. Se qualcuno ti dice: “Penso che il tuo progetto abbia bisogno di maggiore attenzione ai dettagli”, chiedi: “Puoi indicarmi quali dettagli specifici ti preoccupano?” Questo approccio ti permette di comprendere meglio il feedback ricevuto e di trasformarlo in un’opportunità di crescita. Accogli i commenti con la volontà di migliorare e di esplorare nuove possibilità.
(24 Ottobre 2024)