La terapia dialettico comportamentale (DBT): cos’è e come funziona

Ideato per il trattamento di pazienti con tendenze suicidarie, questo approccio terapeutico si è rivelato in realtà utile per tutti coloro che lottano contro l'incapacità di gestire le proprie emozioni

La terapia dialettico comportamentale (DBT): cos’è e come funziona

La mente umana è un intricato labirinto di emozioni, pensieri e comportamenti. Ma cosa succede quando le emozioni sembrano travolgere? Cosa fare quando i pensieri diventano incontrollabili e i comportamenti si scontrano con la razionalità?

In un mondo in cui la regolazione delle emozioni e l’equilibrio comportamentale possono diventare sfide complesse, la terapia dialettico comportamentale (DBT) può fornire un valido sostegno.

In questo articolo esploreremo la natura e i benefici di questo approccio terapeutico. Uno strumento efficace non solo per affrontare le sfide della vita quotidiana, ma anche  un aiuto concreto per coloro che lottano con la disregolazione emotiva, le tendenze suicide e il disturbo borderline di personalità.

A cosa serve la Terapia Dialettico Comportamentale (DBT)?

La terapia dialettico comportamentale (o Dialectical Behavior Therapy, DBT), è un approccio psicoterapeutico innovativo, affermatosi negli ultimi decenni come trattamento efficace per il disturbo borderline di personalità (DBP) e per le condotte suicidarie. 

Questo trattamento offre un nuovo modo di affrontare le sfide legate alle difficoltà emotive, relazionali e comportamentali. Si tratta di una teoria biosociale e dialettica che enfatizza il ruolo delle difficoltà nel regolare le emozioni e il comportamento nei disturbi psicologici.

La DBT si concentra, in particolare, su un “equilibrio dialettico” tra accettazione e cambiamento. Questo equilibrio rappresenta la chiave per la stabilità emotiva e la salute mentale. Un simile approccio non solo offre strumenti per affrontare le difficoltà, ma promuove anche un processo di trasformazione e crescita personale.

I pilastri della DBT

Il  modello DBT si basa su quattro moduli principali:

  1. Mindfulness: imparare a vivere nel momento presente, accettando le emozioni e le sensazioni senza giudicarle.
  2. Tolleranza alla sofferenza: sviluppare la capacità di gestire le emozioni dolorose senza ricorrere a comportamenti distruttivi.
  3. Regolazione delle emozioni: identificare e gestire le proprie emozioni in modo più efficace.
  4. Efficacia interpersonale: migliorare le proprie abilità sociali e comunicative per costruire relazioni più soddisfacenti.

La DBT è personalizzata e adattata alle esigenze specifiche di ogni singolo paziente. Si concentra inoltre sia sugli aspetti psicologici che comportamentali della persona, fornendo ai pazienti strumenti pratici e strategie concrete per gestire i loro sintomi.

Che cosa insegna la dialettica?

La dialettica, concetto centrale della DBT, promuove l’integrazione di punti di vista contraddittori per una visione più completa e realistica del mondo interiore ed esteriore.

In un contesto in cui spesso tendiamo a vedere solo in bianco o nero, la dialettica invita a considerare tutte le sfumature di grigio che si trovano nel mezzo. Questo approccio sfida il pensiero dicotomico e promuove la tolleranza alla contraddizione, portando a una maggiore flessibilità mentale e ad una maggiore adattabilità alle sfide della vita.

Chi ha messo a punto il modello DBT?

La mente brillante dietro questo modello è Marsha Linehan, una rinomata psicologa statunitense. Figura di spicco nel campo della psicologia clinica, ha sviluppato il modello presso la University of Washington di Seattle.

La base teorica della terapia dialettico comportamentale da lei ideata si basa su un modello biosociale del comportamento borderline e suicidario. Questo modello enfatizza l’interazione tra fattori biologici (come la vulnerabilità emotiva) e fattori ambientali invalidanti (come un ambiente che non riconosce o accetta le emozioni del bambino).

Cercando un approccio terapeutico efficace per le persone con disturbi emotivi gravi e riconoscendo l’importanza di un approccio integrato che tenesse conto dei fattori biologici, psicologici e sociali, la dottoressa Linehan si è quindi concentrata sullo sviluppo della DBT.

Il suo obiettivo era quello di poter trattare pazienti con sintomi intensi e complessi quali:

    • instabilità emotiva: passaggi rapidi da stati d’animo estremi (euforia, rabbia, tristezza).
    • Relazioni interpersonali turbolente: difficoltà a mantenere relazioni stabili e spesso caratterizzate da idealizzazione e svalutazione degli altri.
    • Comportamenti impulsivi come abuso di sostanze e spese eccessive.
    • Autolesionismo.
    • Sentimenti cronici di vuoto.
    • Paura dell’abbandono.

La Linehan ha così gettato così nuova luce sui comportamenti suicidari, sviluppando un modello biosociale fondato sull’interazione dinamica tra diversi elementi: individuali, relazionali, ambientali e sociali. Questo approccio supera l’idea di una causa unica, evidenziando invece la complessità di fattori interconnessi che influenzano tali comportamenti.

Chi può seguire la terapia dialettico comportamentale?

Pur essendo nata con questo scopo, è importante sottolineare che la terapia dialettico comportamentale non si rivolge esclusivamente a persone con disturbo borderline di personalità o condotte suicide. 

Dagli anni ‘80 in poi, infatti, è stata adattata anche per trattare altre condizioni patologiche quali disturbi dell’alimentazione, abuso di sostanze stupefacenti, depressione e altri disturbi legati alla disregolazione emotiva.

La DBT è quindi indicata per tutti coloro che lottano con l’incapacità di gestire le proprie emozioni in modo sano ed efficace, spesso sperimentando episodi di rabbia intensa, tristezza profonda o ansia debilitante. 

Quanto dura la DBT?

La durata della terapia dialettico comportamentale varia a seconda delle esigenze individuali di ciascun paziente. Non esiste una durata standard, poiché l’efficacia della terapia dipende da diversi fattori, tra cui la gravità dei sintomi e la complessità delle problematiche da affrontare.
I progressi terapeutici sono graduali e richiedono costanza, per questo incide molto anche la motivazione del paziente.

In generale, si può dire che un trattamento completo può durare da diversi mesi a un anno o più. Anche dopo la fine del trattamento formale, è consigliabile partecipare a sessioni di follow-up per consolidare i risultati ottenuti e prevenire ricadute.

Come viene strutturato un percorso di terapia DBT?

Un percorso di terapia dialettico comportamentale è strutturato in modo molto preciso e prevede diversi tipi di attività. Oltre alle sessioni individuali con il terapeuta, sono fondamentali i gruppi di training di abilità, dove i pazienti apprendono strategie concrete per gestire le emozioni, migliorare le relazioni e modificare i comportamenti disfunzionali. Queste sessioni sono altamente interattive e includono esercizi di ruolo, discussioni di gruppo e compiti da svolgere a casa. 

Un altro elemento importante è la consultazione telefonica, che permette al paziente di contattare il terapeuta tra una seduta e l’altra per affrontare eventuali crisi o difficoltà emergenti. È previsto inoltre un team di consulenza, composto da tutti i terapeuti coinvolti nel trattamento, che si riunisce periodicamente per discutere dei casi e coordinare le terapie.

Ogni componente terapeutica chiave è pensata per affrontare specifici aspetti del disturbo e promuovere il benessere emotivo. Vediamole in dettaglio:

  • Psicoterapia individuale: La psicoterapia individuale si basa su principi comportamentali e cognitivi, aiutando il paziente a identificare le credenze disfunzionali che possono contribuire alla sua sofferenza emotiva. La terapia individuale fornisce uno spazio sicuro per esplorare pensieri, emozioni e schemi comportamentali, promuovendo una maggiore consapevolezza e cambiamento positivo.
  • Gruppi di skills training: In questi contesti, i partecipanti imparano abilità pratiche per affrontare le sfide quotidiane, concentrandosi sull’efficacia interpersonale e apprendendo le basi della comunicazione per risolvere i conflitti e stabilire relazioni sane.
    Inoltre, vengono insegnate abilità per la disregolazione emotiva, il problem solving e la tolleranza alla sofferenza. In tali contesti è anche spesso incoraggiata la mindfulness.
  • Consulti telefonici: La consulenza telefonica offre al paziente la possibilità di contattare il terapeuta al di fuori delle sessioni programmate, consentendo di affrontare situazioni difficili o crisi in modo tempestivo.
  • Interventi collaterali: Questi interventi coinvolgono la famiglia e altre figure di supporto, creando un sistema di sostegno più ampio per il paziente. Tale supporto può contribuire a mantenere i progressi fatti durante il trattamento e ad affrontare sfide in modo più efficace.