L’insonnia è un problema molto diffuso. In Italia ne soffre una persona su tre. I trattamenti spesso prevedono l’uso prolungato di farmaci, ma esistono alternative migliori e più efficaci…
L’insonnia è un disturbo caratterizzato da difficoltà a iniziare o mantenere il sonno, o da un sonno non ristoratore che influenza la sensazione soggettiva di benessere. Le conseguenze diurne possono essere di tipo psichico, cognitivo e somatico.
Il disturbo da insonnia è molto frequente nella popolazione mondiale. L’American Psychiatric Association indica una prevalenza del 6-10 per cento nella popolazione mondiale. In Italia tra il 16 e il 27 per cento della popolazione ha una diagnosi di insonnia e riporta cattiva qualità del sonno.
Vediamo quali sono le conseguenze dell’insonnia sulla salute e come scegliere il trattamento migliore per superarla.
Cosa si intende per insonnia
La corretta diagnosi di insonnia viene effettuata quando il soggetto riporta insoddisfazione riguardo alla propria qualità del sonno (difficoltà a iniziare o a mantenere il sonno, o risvegli precoci) per almeno tre volte a settimana in un arco di almeno tre mesi. Deve essere inoltre valutata la presenza di una compromissione nel funzionamento diurno della persona (diminuzione delle performance, fatica, disturbi dell’umore o disturbi dell’attenzione).
Gli effetti sulla salute
Oltre ad influenzare la qualità della vita, l’insonnia può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, immunitarie, neurologiche e mentali (predice ad esempio l’insorgenza di un episodio depressivo, ansia, abuso di alcol, ecc). Al contrario, una buona qualità del sonno è un fattore predittivo di uno stato di benessere psicofisico.
Una diagnosi complessa
Sia la diagnosi che il trattamento dell’insonnia sono stati ridefiniti di recente.
Con la quinta edizione del DSM-5 (il manuale dei disturbi mentali più diffuso) e la terza dell’International Classification of Sleep Disorders (ICSD-3), scompare la distinzione tra insonnia primaria (cioè non associata ad altre patologie) e secondaria (insonnia concomitante o conseguente ad altri disturbi).
La nuova classificazione di “Disturbo da Insonnia” dà finalmente la possibilità ai clinici di considerare l’insonnia come un disturbo specifico, attribuirgli il giusto valore e impostare un trattamento mirato anche in presenza di altre patologie.
La task force istituita dall’European Sleep Research Society raccomanda che il processo diagnostico sia basato principalmente su un’intervista clinica. Questa prende in considerazione:
- il ciclo sonno-veglia del paziente,
- la sua storia del sonno,
- eventuali altre patologie presenti.
La valutazione dovrebbe comprendere anche un diario del sonno compilato per 1-2 settimane. La polisonnografia invece – altro strumento diagnostico molto utilizzato – dovrebbe essere utilizzata solo quando si sospetta la presenza di altri disturbi del sonno o per approfondimenti. Non è necessaria invece per la diagnosi del Disturbo da Insonnia.
-Leggi anche: Perché dormiamo?
Le linee guida internazionali per il trattamento
L’American Academy of Sleep Medicine (AASM) ha stabilito le linee guida internazionali per il trattamento dei disturbi da insonnia, indicando la CBT-I (Cognitive Behavioural Therapy for Insomnia – Terapia Cognitivo-Comportamentale per l’Insonnia) come trattamento d’elezione per l’insonnia e riportandone un’efficacia paragonabile e in alcuni casi superiore a quella dei farmaci ipnoinducenti. Allo stesso modo, anche le più recenti linee guida europee definiscono la CBT-I come trattamento migliore in caso di insonnia, specificando che la terapia farmacologica dovrebbe essere prevista solo nei casi in cui un trattamento CBT-I non sia disponibile o non sia stato risolutivo.
La terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia
La CBT-I non è prettamente una psicoterapia. Si tratta piuttosto di un intervento mirato al disturbo del sonno. Essa si basa sui modelli psicofisiologici di regolazione del sonno e agisce sui fattori comportamentali, fisiologici e cognitivi che influenzano il mantenimento del disturbo. Non è infatti una sola delle componenti della CBT-I a migliorare la qualità del sonno, bensì l’insieme delle tecniche e degli strumenti che compongono il protocollo utilizzati in concerto e adattati al singolo paziente.
Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia del trattamento cognitivo-comportamentale anche quando l’insonnia è associata ad altre condizioni mediche, come malattie cardiovascolari, polmonari, digestive o psicologiche. Il trattamento infatti ha spesso effetti benefici anche sul disturbo concomitante, di cui vengono limitate le conseguenze, gli aggravamenti e le ricadute.
Come superare l’insonnia
Per superare l’insonnia è necessaria una presa in carico integrata e multidisciplinare, che permetta di inquadrare in dettaglio altre patologie concomitanti, escludere eventuali altri disturbi del sonno e progettare un intervento ottimale.
La terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia descritta in precedenza è considerata il trattamento migliore. Tuttavia, questa è spesso difficilmente accessibile per mancanza sul territorio di strutture che erogano tale servizio. Ancora oggi infatti, l’insonnia è prevalentemente trattata attraverso terapie farmacologiche, la cui durata viene prolungata ben oltre il periodo di tempo indicato dal professionista, con tutti i rischi per la salute che questo comporta. Il Santagostino offre un servizio specifico e a tariffe accessibili che si basa su ricerche recenti e sulla collaborazione tra diversi specialisti. Prenota a questo link.
(21 Luglio 2020)