“Ieri mio marito ha messaggiato per qualche ora con mia cognata. Non scrive mai a nessuno, ma con lei non si sottrae dal rispondere. Ancora una volta mi tornano in mente le loro confidenze. Vorrei leggere il contenuto dei messaggi, sapere cosa si dicono. Non avere il controllo mi mette ansia, ma se sono troppo pressante rischio di far sentire il fiato sul collo a mio marito. D’altra parte, se mi sforzo di tenere una certa distanza il risultato è quello di apparire poco interessata. Come devo fare?”
Sempre più di frequente mi trovo a rispondere a interrogativi riguardanti la distanza ottimale nelle relazioni. Il lavoro di consulenza con le coppie, infatti, è spesso centrato su questa tematica. La metafora che utilizzo per far fronte a queste domande è quella relativa al Dilemma del Porcospino di Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco dell’Ottocento.
“…Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, con calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finchè non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la miglior posizione…“
(Arthur Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, 1851).
Troppo vicino, troppo lontano
Le due situazioni dicotomiche del “troppo vicino” e “troppo lontano” sono in qualche misura entrambe patologiche. Un legame caratterizzato da eccessiva vicinanza è, in effetti, probabilmente simbiotico, perché l’interesse verso l’altro rischia di annullare i bisogni personali. È ciò che succede ad esempio nella dipendenza affettiva, un tipo di relazione in cui i partner sentono di non poter esistere l’uno senza l’altro. L’alternativa – ugualmente disfunzionale – è invece la relazione detta “contro-dipendente”, in cui prevalgono i bisogni personali, con l’impossibilità di tener conto di quelli dell’altro.
“Voglio stare insieme a te, ma senza annullarmi” potrebbe riassumere la situazione ideale in cui si crea un legame affettivo tra due individui che mantengono le peculiarità personali che li caratterizzano.
La capacità di trovare una giusta distanza, quindi, sembra una condizione indispensabile per poter sperimentare relazioni più equilibrate.
Una questione di attaccamento
La metafora dei porcospini di Schopenhauer rappresenta in modo chiaro la questione della distanza ideale da tenere nelle relazioni. Questa storia infatti mette in evidenza due bisogni profondi che accomunano le persone:
- avere legami,
- conservare una propria individualità.
Di solito oscilliamo da un polo all’altro; vogliamo sentirci pensati ma vogliamo anche mantenere una nostra identità e separatezza dall’altro. Ogni individuo, in effetti, mostra bisogni di vicinanza e distanza differenti, che sono condizionati dallo stile di attaccamento. L’attaccamento è il legame che unisce il bambino a chi si prende cura di lui (i cosiddetti caregivers). Esso non riguarda solo il neonato o i primi anni di vita, ma tutto il corso dell’esistenza. Da adulti, infatti, tutti in qualche misura tendiamo a riproporre modelli relazionali interiorizzati durante l’infanzia. L’attaccamento entrerà in gioco nella scelta del partner e nelle modalità di relazione che influiscono sulla distanza relazionale. Possiamo quindi affermare che la distanza che ognuno instaura nelle relazioni dipenda da diversi fattori:
- individuali
- legati alla situazione particolare della coppia (ad esempio economica e del ciclo di vita)
- schemi relazionali sviluppati a partire dall’infanzia (attaccamento)
- aspetti culturali e ambientali.
Va da sé che ognuno, arrivando da storie ed esperienze diverse, porterà nella relazione esigenze di distanza differenti. Ciò che per un individuo è la distanza ottimale, allora, può risultare “troppo vicino” o “troppo lontano” per una persona con un bagaglio esperienziale diverso.
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Identità di coppia: tra fusione e disillusione
Generalmente, un rapporto sentimentale si sviluppa in più momenti. L’inizio di una relazione comporta una grande vicinanza tra le parti, che talvolta è quasi simbiotica: i due soggetti rinunciano a parti di sé per favorire un’identità di coppia. Questo momento della relazione coincide con la prima parte della storia di Schopenhauer, quella in cui i porcospini si avvicinano per sentire calore reciproco. La fase successiva è invece quella della disillusione, in cui si comincia ad avere una visione più oggettiva del partner, visto ora con i suoi limiti e difetti, cosa che provoca una maggiore distanza tra le parti. Questo movimento restituisce l’identità personale e fa emergere i bisogni individuali a discapito dei bisogni dell’altro partner. È il momento in cui i porcospini si pungono con gli aculei e si distanziano tra loro. Gli aculei, quindi, possono essere rappresentati da temi irrisolti nella propria storia personale, che, se non superati, rischiano di favorire la rottura della relazione.
In cerca di un equilibrio…
Questo, quindi, è un momento di snodo molto delicato: per creare un rapporto stabile si cerca il giusto compromesso che possa mettere in accordo i bisogni individuali e quelli della coppia. Mettendo sul piatto le diverse esigenze si ricerca un equilibrio tra i partner, con l’obiettivo di mantenere un legame con l’altro che però conservi l’unicità del singolo. È in questo momento che ci si sposta per tentativi ed errori, avvicinandosi e allontanandosi, mossi dal bisogno di calore o da quello di evitamento del dolore, fino a ottenere la giusta distanza, proprio come i porcospini di Schopenhauer.
Alcuni consigli
Ci sono alcune azioni che facilitano l’instaurarsi di una giusta distanza relazionale:
- Continuate a coltivare i vostri interessi personali, dedicate tempo alle vostre passioni;
- Nel confronto con l’altro, dosate sincerità e delicatezza;
- Alternate momenti di contatto con il partner a momenti dedicati solo a voi stessi;
- Concepite la distanza come una variabile flessibile nel tempo. Questa infatti si modifica nelle diverse fasi della vita di coppia;
- Valutate la possibilità di una psicoterapia di coppia, se le cose continuano a non funzionare.
(9 Gennaio 2020)