Il supporto psicologico nelle scuole: l’importanza della prevenzione

Come insegnanti, psicologi e genitori possono aiutare i ragazzi a stare bene

Il supporto psicologico nelle scuole: l’importanza della prevenzione

Una panoramica sul disagio psicologico giovanile nel periodo pandemico e post-pandemico

Dott.sa Alessia Bajoni, Dott.sa Elvira Simona Solimando, dott.sa Giuseppina Bobbio

Tra il 2020 e il 2022, in corrispondenza dell’emergenza Covid e del periodo post pandemia, il Servizio specialistico di psicologia e psicoterapia per adolescenti del Santagostino ha visto un incremento del 40 per cento delle richieste di aiuto provenienti da giovani tra i  13 e i 18 anni. I ragazzi e le ragazze di questa fascia d’età hanno iniziato a mostrare un disagio emotivo e psicologico caratterizzato da:

  • ansia (che comporta uno stato di attivazione dell’organismo quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa. I sintomi tipici sono: senso di vuoto mentale, sensazione crescente di allarme e di pericolo, la messa in atto di comportamenti protettivi es. farsi accompagnare);
  • umore depresso, caratterizzato da tristezza, mancanza di piacere nelle attività quotidiane e pensieri negativi circa se stessi e il proprio futuro.
  • ideazioni suicidarie;
  • difficoltà nel tornare a  scuola e in classe;
  • una tendenza al ritiro nelle relazioni con i coetanei. 

Per quanto questi dati si riferiscano solo al Santagostino,  anche alcune ricerche nazionali e internazionali evidenziano un aumento – di circa il 30 per cento – del disagio psicologico tra gli adolescenti europei del 32 per cento negli ultimi 30 anni (The Lancet, 2019).

Le ricerche sul disagio adolescenziale

La ricerca pubblicata dal JAMA (Journal of the American Medical Association) nell’estate 2021 evidenzia come un adolescente su 4 mostri sintomi di depressione, con casi raddoppiati nel 2020 e 2021 e uno su 5 mostra i segni di un disturbo d’ansia.

La SIP (Società Italiana di Pediatria) ha condotto un’indagine su nove regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria): il monitoraggio mette in luce come durante la pandemia (marzo 2020-marzo 2021), mentre gli accessi totali degli under 18 ai Pronto Soccorso si sono quasi dimezzati (-48,2%) per patologie fisiche, prevalentemente a causa della paura dei contagi, quelli per patologie di interesse neuropsichiatrico sono andati in controtendenza registrando un incremento dell’84 per cento  rispetto al periodo pre-covid (marzo 2019-marzo 2020).

In particolare, sono aumentati di quasi una volta e mezza gli accessi per “ideazione suicidaria” seguiti da depressione (+115%) e disturbi della condotta alimentare (+78.4%). 

“Psicosi” e “disturbi del comportamento alimentare” hanno costituito nel campione osservato le prime due cause di accesso in PS per patologia neuropsichiatrica (pari al 16,7% e al 15,9% di tutti gli accessi). Le regioni in cui si è documentato un maggiore incremento di accessi per patologie neuropsichiatriche infantili sono state Emilia-Romagna (+110%), Lazio (+107.1%) e Lombardia (+100%).

Anche i ricoveri, con posti letto occupati al massimo della loro capienza per settimane, hanno registrato un incremento che ha sfiorato il 40%. Anche in questo caso la principale causa è stata l’ideazione suicidaria (+134%) seguita da depressione (+41,4%) e disturbi della condotta alimentare (+31,4%).

Le richieste di cura al Santagostino

Tali dati trovano riscontro nella pratica clinica quotidiana dell’équipe adolescenti presso il Santagostino: abbiamo osservato e ci siamo confrontati con un aumento di domanda, in termini di urgenza e forza, dai giovani che, a causa dei cambiamenti sociali indotti dalla pandemia, si sono trovati a sentire maggiormente la propria fragilità emotiva e la difficoltà della propria mente a pensarla ed affrontarla.

In particolare, per molti giovani è risultato difficile tornare a scuola, avendo perso l’abitudine a stare in classe, in relazione diretta e presente con i coetanei e con gli insegnanti.

Diversi ragazzi hanno iniziato a manifestare ansia, attacchi di panico a scuola durante interrogazioni e verifiche, fino a sviluppare una vera e propria fobia del contesto scolastico con conseguente ritiro sociale, alle volte sviluppando depressioni importanti con ideazioni suicidarie, disorientamento, dubbi sulla propria partecipazione alle lezioni scolastiche, le proprie scelte, il proprio modo di essere…

Le risposte della scuola al disagio adolescenziale

Gli istituti scolastici sono diventati ‘teatro’ dell’espressione della sofferenza interiore dei ragazzi, spesso rimanendo disorientati rispetto a tale malessere. Spesso sono stati proprio insegnanti, coordinatori di classe, direttori di istituto a chiedere alla nostra équipe indicazioni (“cosa fare quando stanno male?”) o proponendo di intervenire direttamente nella scuola. 

Come psicoterapeuti/e impegnati nella cura degli adolescenti, ci siamo trovati a dover spiegare non solo ai nostri giovani pazienti, ma anche ai genitori e alle scuole che frequentavano, cosa fosse quel malessere,  che senso avesse il suo manifestarsi e quale atteggiamento poteva aiutare maggiormente il giovane a reinserirsi a scuola in maniera efficace.

Come aiutiamo ragazzi e famiglie

L’intervento terapeutico con gli adolescenti nel periodo post pandemia si configura sempre più come un “insieme corale” di interventi tra cui la psicoterapia individuale o di gruppo, il sostegno alla genitorialità, il supporto del giovane a scuola.

La scuola è interlocutore e luogo del disagio psicologico degli adolescenti

Durante il periodo pandemico il ricorso obbligato alla DAD (Didattica a Distanza) per molti giovani ha rappresentato una limitazione ‘pesante e soffocante’ al bisogno di sperimentarsi nelle relazioni con i coetanei, che in adolescenza rappresenta il vero motore del processo e del movimento esteriore e interiore della costruzione della propria identità.

Per altri giovani, più insicuri e in difficoltà nella costruzione di tale processo, la DAD ha rappresentato una sorta di periodo di attesa rispetto ad alcuni nodi legati alla costruzione di Sé. Gli adolescenti hanno bisogno di elaborare alcune tematiche specifiche, che risultano molto importanti nello sviluppo dell’identità personale. Alcune di queste sono:

  • La gestione delle emozioni forti legati a questo processo (gli aspetti pulsionali, il senso di vergogna e inadeguatezza, il senso di insicurezza). A livello emotivo il mondo degli adolescenti è vasto, amplificato, fluido e la rapidità con cui le emozioni si trasformano spesso li rende impreparati a gestire questa complessità. Siegel afferma che l’adolescenza è un pò una “ristrutturazione” dell’individuo che da fanciullo, cambia pelle, struttura, per diventare adulto.
  • L’importanza della relazione con i coetanei e della sessualità

La conflittualità e i cambiamenti nelle relazioni familiari dovuti al processo di separazione e individuazione.

Il ritorno a scuola in presenza è stato dunque per alcuni giovani un ‘duro risveglio’, un rendersi conto che il tempo non si era congelato ma che anzi il periodo pandemico aveva fatto da amplificatore di paure e insicurezze. Di qui il blocco, la paralisi emotiva e fisica vissuta da alcuni giovani proprio nell’uscire di casa per andare a scuola, altri proprio durante le lezioni, una verifica o un’interrogazione. Alcuni giovani hanno iniziato a verbalizzare pensieri di morte, di fuga dalla realtà mentre erano a scuola.

Come mai il disagio adolescenziale si manifesta proprio a scuola?

La funzione psicologica della scuola

La scuola rappresenta per gli adolescenti uno strumento fondamentale non solo di formazione, ma anche di definizione di sé: è la palestra che li prepara a diventare grandi, mettendo in gioco capacità cognitive e relazionali. La scuola (soprattutto le superiori) porta dunque con sé il peso delle aspettative che il giovane sente provenire dalla famiglia, dalla società e da sé stesso e spesso gestire tale aspettative diventa davvero impegnativo se ci si percepisce fragili, non in grado di modulare le proprie ansie interne di crescita e di individuazione. Il processo di separazione-individuazione consente lo sviluppo di fattori che determinano la costituzione dell’identità personale, unitaria e permanente da un lato, articolata e in divenire dall’altro.

La pandemia da Covid 19 ha inoltre messo di fronte gli adolescenti a emozioni forti e negative come il senso di impotenza, la paura della morte e della malattia (propria e dei propri cari), il senso di vulnerabilità e imprevedibilità, emozioni che per molti giovani sono stati una sorta di crescita veloce e impetuosa emotiva facendoli confrontare velocemente con il lutto dell’infanzia. Il ritorno a scuola ha quindi creato confusione e disorientamento, una sorta di scissione tra un aspetto mentale traumatizzato a livello emotivo e un aspetto corporeo e fisico apparentemente bloccato nella sperimentazione concreta.

Cosa può fare la scuola

Cosa si può fare nelle scuole per prevenire e intervenire quando un giovane mostra dei segnali di disagio psicologico?

Oggi più che in passato, le forme di disagio psichico si caratterizzano per un problema determinato dall’eccessiva presenza di oggetti, soldi, internet, droga che vanno a saturare un vuoto con cui invece è fondamentale confrontarsi.

Il processo di separazione-individuazione consente lo sviluppo di fattori che determinano la costituzione dell’identità personale, unitaria e permanente da un lato, articolata e in divenire dall’altro.

Ecco allora che nel dipanarsi di tali scenari, la scuola può configurarsi come luogo in cui può essere favorito e messo a lavoro questo processo di separazione simbolica con cui l’adolescente si confronta tutti i giorni.L’adolescente andrà alla ricerca di esperienza nuove ma nello stesso tempo continuerà a guardare indietro, nella sicurezza della sua storia e nelle sue radici, è indispensabile che la scuola supporti il suo bisogno di autoaffermazione e lo spinga in avanti verso la realizzazione del Sé.

L’insegnante può fare tanto in questa direzione. Attraverso l’ascolto può creare una relazione educativa, in cui la soggettività dell’alunno viene messa in primo piano.

La scuola, dunque, può svolgere una funzione fondamentale, perché apre ad un legame sociale rinnovato e rinnovabile, offre uno spazio alternativo a quello culturale dominante e familiare, indirizzando i ragazzi verso una progettualità futura, fatta di speranza, e di fiducia in se stessi.

La sfida più grande per la scuola è la possibilità di trasmettere qualcosa dell’arte del “vivere”.

La funzione dell’insegnante è fondamentale non solo per identificare le situazioni a rischio ed inviarle ad un professionista per un consulto psicologico ma soprattutto per sostenere nelle quotidiane attività didattiche una prospettiva di prevenzione del disagio psicologico adolescenziale, auspicabilmente attraverso un lavoro di collaborazione con lo psicologo, talvolta neuropsichiatra e le altre figure professionali che ruotano intorno al giovane.

Il docente può operare dei piccoli grandi cambiamenti, senza supplire né al ruolo di genitore, né tanto meno a quello di psicologo, ma semplicemente svolgendo una funzione di catalizzatore per la curiosità e i processi di apprendimento degli alunni.

Come ascoltare un adolescente a scuola

Quando noi psicologhe facciamo riferimento al concetto di ascolto siamo solite riferirci anche alla comprensione empatica dell’altro. Non vogliamo solo ascoltare razionalmente, ma ci poniamo l’obiettivo di identificare il significato preciso di quanto l’altro vuole comunicare anche a livello emotivo.

Tale tipo di ascolto è basato sui concetti di rispecchiamento, empatia e identificazione. A scuola è molto importante ascoltare con empatia, perché permette di costruire una relazione educativa efficace, basata su una modalità di rapporto dalle coloriture diverse, su cui impostare un lavoro didattico proficuo.

La dimensione di un ascolto non giudicante è il primo passo per far uscire il giovane dal silenzio e dall’isolamento per costruire un confronto con una persona adulta depositaria di fiducia.

Come riconoscere il disagio di un adolescente

Ecco i principali segnali a cui prestare attenzione per identificare uno stato di disagio psicologico nell’adolescente:

  • comportamenti violenti verso gli altri o agiti autolesionistici (es. tagli, bruciature, ferite sul corpo ecc.)
  • Scarso rendimento, disinteresse per lo studio di ogni materia
  • Frequenti assenze da scuola, soprattutto nascoste ai familiari
  • Abbandono scolastico
  • Regime alimentare squilibrato: diete decise in autonomia, alimentazione restrittiva, abbuffate, condotte di eliminazione
  • Essere trasandati nell’igiene personale e nel vestiario
  • Ricerca estrema del rischio/frequenti incidenti
  • Sonno irregolare
  • Scarse relazioni con i coetanei
  • Irritabilità frequente e/o sproporzionata alle circostanze

Come aiutare un adolescente che soffre

È importante cogliere e riconoscere i segnali di sofferenza come sintomo di un malessere più profondo. Se il giovane si sente sminuito rischia di rinchiudersi in se stesso e non chiedere aiuto nascondendo il proprio malessere.

Fondamentale è comprendere il suo punto di vista, indossando in alcune situazioni le lenti con cui lui o lei guardano il mondo.

È importante rassicurarlo e sostenerlo, tollerando i suoi confini e una distanza che gli permetta di sentirsi sufficientemente libero.

Con i ragazzi è cruciale porre dei limiti: le regole potranno essere rinegoziate e può essere utile sperimentare insieme la contrattazione di queste, magari assumendosi compiti reciproci precisi, come in una sorta di contratto per promuovere l’adesione alle regole.

Mantenendo sempre un dialogo aperto, il giovane si sentirà riconosciuto e contenuto e potrà considerare l’adulto come un modello di riferimento e una base sicura da cui partire per affrontare il mondo, anche chiedendo aiuto.

Spesso gli adolescenti si sentono attaccati e non capiti quando provano a parlare di cose che li fanno stare male.

Se sanno di avere di fronte un adulto disposto ad ascoltare il proprio dolore, qualsiasi forma abbia, saranno più propensi a farsi aiutare.

Possiamo dire che la prevenzione nelle scuole riveste un ruolo significativo perché permette ai ragazzi di acquisire delle competenze necessarie alla realizzazione dei compiti evolutivi e al raggiungimento della condizione adulta.

È un ambito di sperimentazione e valorizzazione del Sé. La qualità della relazione che il giovane intrattiene con l’esperienza scolastica è indicativa della capacità di soddisfare le esigenze personali di successo e riconoscimento sociale.

Per questo motivo figure e competenze psicologiche possono offrire sostegno all’istituzione scolastica e a tutti i suoi componenti, nell’importante compito di facilitare nei giovani l’apprendimento e lo sviluppo di competenze per la vita.

Come Servizio specialistico per adolescenti del Santagostino abbiamo inoltre osservato come affiancare il percorso terapeutico rivolto al giovanecon interventi di supporto agli insegnanti o nel gruppo classe favorisca quel processo di ascolto e integrazione del ragazzo, che altrimenti si vivrebbe come ‘escluso’ , come un peso per la scuola. Ciò favorisce anche la continuità del percorso formativo.

Il ruolo dello psicologo scolastico

La scuola rappresenta l’ambito privilegiato per gli interventi psicologici che possano contribuire ad affrontare le problematiche presenti in tutte le fasi di crescita e a prevenire il disagio giovanile.

Prevenzione significa abituare i giovani, i docenti e i genitori a prendersi cura di tutti gli aspetti della propria vita quotidiana per non rischiare che queste criticità si accumulino e si trasformino in un malessere difficile da gestire.

La presenza dello psicologo a scuola è una grande opportunità per affrontare e risolvere problematiche collegate alla crescita, legate spesso all’insuccesso, all’ansia da prestazione, alla dispersione scolastica o al bullismo, problematiche tipiche del periodo adolescenziale.

Inoltre, lo psicologo scolastico crea anche un possibile spazio di incontro e confronto con i genitori, per capire e contribuire a risolvere le difficoltà che possono sorgere nel rapporto con un figlio in fase di crescita.

Spesso emergono vissuti ansiosi legati all’autostima e ancora una volta ai rapporti sociali con i pari.

È importante supportare i ragazzi a mettere in parola i grovigli emotivi, sensazioni, non detti che possono sfociare in agiti raramente comprensibili ai docenti, ai genitori o agli amici.

Si entra in contatto con ragazzi che in un particolare momento della loro vita possono usufruire di un punto di vista diverso.

Il contatto con uno psicologo a scuola rappresenta un “primo incontro” che ha lo scopo di fornire accoglienza e ascolto.  Spesso le difficoltà  vertono sul disagio psicologico legato al processo di crescita e ciò che comporta a livello di relazioni, significato dello studio e altri aspetti individuali.

Lo scopo dell’intervento nella fase di ascolto non è tanto offrire soluzioni preconfezionate, quanto piuttosto fornire un modello per riuscire a riflettere su queste problematiche e imparare a fronteggiarle.

Questa modalità di approccio è trasversale e prescinde dal tipo di problematica riportata.

Gli obiettivi dello psicologo scolastico

La presenza dello psicologo scolastico consente di promuovere con maggiore efficacia i seguenti obiettivi:

Promuovere la gestione collaborativa

L’approccio collaborativo è il filo conduttore che dovrebbe dipanarsi all’interno delle istituzioni scolastiche; la collaborazione intesa nelle sue varie forme e tra tutti gli “attori” protagonisti del contesto. Lo psicologo può sostenere nella comunicazione e può aiutare a rendere chiari gli obiettivi comuni, dando valore alle differenze, alle peculiarità e ai compiti educativi. 

Favorire la cura delle relazioni

Curare le relazioni in ambito scolastico richiede una buona capacità di gestione e mediazione dei conflitti, un atteggiamento di accoglienza delle differenze, attraverso il rispetto dei diversi compiti e ruoli. La cura delle relazioni riguarda anche il gruppo classe, sia per ciò che riguarda i rapporti tra pari sia il rapporto con insegnanti-studenti e viceversa.  

Individuare precocemente le situazioni a rischio

Lo psicologo scolastico deve conoscere gli indicatori di rischio che riguardano le varie possibili difficoltà e poter intervenire con uno sguardo attento, indirizzando il giovane verso il percorso di cura più adatto a contenere il suo malessere.

 Mettere in luce le risorse 

Offrire a ciascuno l’opportunità di riconoscere le proprie difficoltà ma anche le proprie risorse: anche questo è un obiettivo importante da perseguire con cura, che riguarda sia gli alunni sia i docenti. Individuare i propri punti di debolezza e i propri punti di forza consente di conquistare una maggiore consapevolezza di sé, imparare a gestire al meglio i propri “strumenti” per affrontare le criticità. Questo obiettivo è fondamentale anche nei processi di orientamento, che richiedono ai ragazzi di operare scelte per il proprio futuro.

Motivare alla formazione e allo studio

Lo psicologo scolastico può avere il compito di integrare le conoscenze fornite dagli insegnanti, motivando i ragazzi a percorsi di approfondimento anche in relazione alle difficoltà che in un determinato periodo si trovano ad affrontare, anche suggerendo testi di approfondimento, video, canali youtube, offrendo momenti di consulenza sia individuale che di gruppo sui casi più complessi.

Lo psicologo può aiutare a costruire un collegamento tra le conoscenze e la loro applicazione nella pratica quotidiana.

La motivazione allo studio riguarda anche gli alunni, soprattutto in quelle situazioni in cui si presentano particolari difficoltà, che sono di ostacolo alla conquista di un metodo efficace.

Favorire l’uso delle risorse del territorio

Perseguire questo obiettivo richiede la conoscenza del territorio in cui è ubicata la scuola, soprattutto per ciò che riguarda le disponibilità e potenzialità in esso presenti: associazioni culturali e sportive, biblioteche, teatro, aree verdi, ecc. Una figura che faccia da ponte con il territorio, per mettere in sinergia e ottimizzare le risorse presenti al di fuori dell’ambiente scolastico: servizi sociali di base, servizi specialistici come Consultori e UONPIA, servizi educativi come centri di aggregazione ecc. in un’ottica di progressiva integrazione tra ambito sociale e ambito sanitario. 

Promuovere il benessere psico-fisico degli alunni e degli insegnanti

Tutti gli obiettivi sopra descritti si collegano strettamente alla promozione del benessere psico-fisico, attraverso percorsi di prevenzione, affrontando le situazioni di disagio e i problemi legati al normale percorso evolutivo. 

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Anche questo obiettivo scaturisce dai precedenti e si collega alla Politica della Qualità, che ogni scuola è tenuta ad applicare. Il miglioramento continuo è però possibile solo se siamo capaci di individuare gli errori, di riconoscere ciò che non è efficace, ciò che è disfunzionale; solo così possiamo attivare azioni correttive. “Non c’è miglioramento se non c’è il riconoscimento della criticità”.

Lo psicologo scolastico contribuisce, con le proprie competenze, alla promozione di un pensiero condiviso, che pone al primo posto il benessere del giovane.

È fondamentale che sia il giovane che i genitori, in caso di difficoltà emotive e psicologiche a scuola, possano chiedere aiuto a professionisti psicoterapeuti competenti sulla fase adolescenziale. 

Altrettanto importante è creare un gruppo di lavoro che possa far ‘dialogare e coordinare’ i diversi tipi di interventi come la psicoterapia individuale o di gruppo per il giovane, colloqui di sostegno alla genitorialità, eventuali sostegni farmacoterapici, interventi di supporto agli insegnanti.

L’obiettivo è che si crei una vera e propria ‘squadra’ che tifi per i giovani e che li sostenga nei momenti più delicati sia a livello emotivo che psicologico, permettendogli di approdare ad una modalità più adulta garantendo loro una rete di supporto.