Aumento di disturbi d’ansia, sintomi post-traumatici, dipendenze patologiche e suicidi. Cosa c’è di vero nelle notizie sulla salute mentale e quanto dobbiamo preoccuparci?
[Dal blog di Riccardo Germani – Psicologo]
Nel corso degli ultimi due mesi abbiamo sperimentato in prima persona gli effetti psicologici della quarantena e dell’isolamento sociale. Sarà difficile dimenticare le emozioni intense che abbiamo provato e che continuiamo a vivere.
La preoccupazione per la salute mentale è legittima e il disagio psicologico ormai diffuso e tangibile. In un recente sondaggio, il 62 per cento degli italiani dichiara di aver bisogno del supporto di uno psicologo, contro il 40 per cento precedente alla pandemia.
Alcune testate giornalistiche italiane, come Il Messaggero, hanno denunciato un aumento del numero di suicidi e tentati suicidi rispetto allo stesso periodo (marzo-aprile) del 2019. Altri, come Repubblica e Il Sole 24 Ore, hanno invece presagito rispettivamente un “picco di malattie mentali dopo la pandemia” e un’“ondata mondiale di suicidi da Coronavirus” (Il Sole24Ore).
Ma al di là dei titoli spesso molto enfatici dei giornali, cosa possiamo realisticamente aspettarci dopo la pandemia in termini di salute mentale? Vediamo quanto c’è da preoccuparsi e come si possono prevenire in modo concreto le conseguenze psicologiche della pandemia intervenendo al meglio sui fattori di rischio.
Qui potete vedere un video del New York Times in cui un drone sorvola una Milano deserta durante il lockdown. In sottofondo le storie dei milanesi che raccontano il proprio stato d’animo in quarantena
Gli effetti della pandemia sulla salute mentale
Anche se è vero che la pandemia porta con sé rischi significativi per la salute psicologica, questi effetti non sono ancora del tutto prevedibili in termini di pervasività, intensità e diffusione. La letteratura scientifica di questo periodo sta quindi cercando di fare chiarezza su questo, analizzando le variabili che potrebbero essere in grado di incidere sul benessere complessivo di individui e comunità.
Gli effetti dell’epidemia, della paura e del lockdown sulla salute mentale sono stati ampiamente approfonditi ad esempio da The Lancet, una nota rivista accademica internazionale. All’inizio della pandemia, The Lancet aveva pubblicato un articolo che riassumeva tutte le evidenze sugli effetti psicologici della quarantena, a partire da studi effettuati in Cina e Corea del Sud, su persone sottoposte a quarantena e isolamento forzato. Nella rassegna di ricerche riassunte dagli autori, erano presenti inoltre alcune indagini svolte durante il periodo di diffusione della SARS del 2003, un Coronavirus molto simile a quello attuale, che però aveva avuto un impatto minore.
Tra le conseguenze più significative per la salute mentale di quarantena e isolamento sociale e più in generale del contatto con un’epidemia, The Lancet riportava soprattutto:
- Condotte di evitamento, ovvero tenersi a distanza da situazioni temute per paura di essere contagiati, fino a tre anni dopo la fine dell’epidemia.
- Paura e ansia nel tornare alla vita normale, a cui seguiva assenteismo al lavoro.
- Preoccupazioni economiche.
- Sintomi post-traumatici (come irritabilità, rabbia, flashback intrusivi e incubi).
Tra i fattori di rischio in grado di complicare il quadro, intervenivano poi:
- Noia e frustrazione;
- Comunicazione poco chiara da parte delle istituzioni;
- Condizioni di disagio psicologico preesistenti, come ansia, depressione o altri disturbi di diversa gravità.
Durante il lockdown, la BBC (conosciuto notiziario inglese) ha rilasciato un reportage in cui ha intervistato diversi italiani, che hanno raccontato la propria storia e le emozioni durante la quarantena. Le immagini e le parole delle persone coinvolte sono piuttosto familiari.
Fattori di rischio e protezione della salute mentale durante la pandemia
Un altro articolo di The Lancet, presentato nella sezione Psychiatry, ha esaminato i fattori che potrebbero contribuire all’aumento del numero di suicidi durante e dopo l’epidemia, suggerendo alcune linee guida di prevenzione di cui la salute pubblica si dovrebbe occupare al più presto.
Gli autori hanno individuato 8 fattori in grado di orientare l’effetto psicologico della pandemia e, di conseguenza, il numero di suicidi. I fattori sono divisi in specifici e universali…
Leggi tutto (Riccardo Germani - Psicologia per Intrepidi) (20 Maggio 2020)