L’aborto volontario, in termini medici l’interruzione volontaria di gravidanza, per molte donne può rappresentare un evento non privo di conseguenze.
Si tratta di una scelta che, al netto delle specifiche ragioni di vissuto individuale, può determinare un impatto significativo per la donna.
Quali possono essere le conseguenze psicologiche di una interruzione volontaria della gravidanza? In che modo aiutare una donna, o una giovane donna, ad affrontare le eventuali ripercussioni di una scelta così intima e significativa?
Ad aiutarci nel fare chiarezza, la dottoressa Silvia Errico, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino.
Aborto volontario, un diritto della donna
Il termine aborto solitamente è associato ad un aborto spontaneo, o naturale, in cui l’interruzione di gravidanza avviene per cause naturali e indipendenti dalla volontà della donna. A seconda delle cause possiamo distinguere l’aborto terapeutico e l’aborto volontario.
L’aborto volontario o interruzione volontaria di gravidanza (IVG), è regolato dalla legge 194 del 1978. L’interruzione della gravidanza viene definita volontaria perché le ragioni non sono di ordine medico, a differenza di quanto accade nell’aborto terapeutico, quando sono presenti anomalie e il medico di fiducia, oppure il ginecologo, ravvisa gravi rischi per la salute della donna.
Come si può avere un aborto volontario?
Secondo la legge, l’interruzione volontaria della gravidanza può essere effettuata a qualsiasi età, anche per chi ha un’età inferiore ai 18 anni. Secondo l’articolo 12 della legge 194, per la minore di 18 anni è necessario il consenso da parte di entrambi i genitori o, in alternativa, di chi ne ha la tutela. In terza istanza è possibile che a dare il consenso sia il giudice tutelare.
In ogni caso, l’interruzione deve avvenire entro i primi 90 giorni di gestazione. Può essere effettuato:
- l’aborto medico, per mezzo di assunzione di una pillola abortiva, in due occasioni intervallate da 24, massimo 48 ore
- l’aborto chirurgico, che può essere svolto sia in anestesia locale che in anestesia totale.
Cosa comporta un aborto volontario?
I motivi che portano una donna a decidere per un aborto volontario possono essere di natura economica, sociale o familiare o personale. Qualsiasi ragione merita un atteggiamento di non giudizio, di rispetto, attenzione e comprensione, perché è una scelta importante, che resterà e segnerà la storia di vita di una ragazza, di una giovane donna, dei coniugi o rispettivi partner, a volte anche dei figli futuri.
Vorrei soffermarmi sull’età adolescenziale dove si vuol fare esperienza, si scopre la sessualità, dando per scontato che avere il ragazzo o la ragazza significhi prima di tutto avere dei rapporti sessuali. Quando non si è pronti e spesso non protetti per una prova di fiducia verso l’altro, per essere al pari dei compagni o degli amici che lo hanno già fatto.
La scelta di avere dei rapporti protetti riguarda ogni donna, sia single che coniugata o convivente, separata, perché l’atto in modo naturale ha la funzione di riproduzione per garantire la sopravvivenza umana. E questo processo avviene nel grembo di una donna, il suo corpo è programmato per un cambiamento.
Quello che nell’evoluzione umana non è stato ancora contemplato è la volontà di accogliere, il tempo e le forze necessarie che occorreranno, le responsabilità e le rinunce che bisogna assumersi per garantire la crescita, la capacità di adattamento, la percezione delle nostre capacità e del sostegno, la paura di dover contare solo su sé stesse perché le condizioni ambientali, economiche, politiche e sociali in cui viviamo non sempre sono pronte ad assolvere i bisogni.
L’importanza di proteggersi
Per questa ragione è importante proteggere sé stesse. Amare l’altro significa prima di tutto amare sé, e questo comporta vivere consapevolmente un rapporto con passione e allo stesso tempo con responsabilità.
Quando questo non avviene può accadere di scoprire che si è rimasti incinta, è necessario valutare diversi fattori per comprendere se scegliere volontariamente l’interruzione di gravidanza:
- un cambiamento troppo drastico della propria vita
- ragioni di ordine economico che rendono la gravidanza, e il parto e il mantenimento del nascituro come due avvenimenti non sostenibili
- l’essere una madre single, priva di partner, quindi priva di sostegno economico, morale, affettivo
- una gravidanza non desiderata, come può accadere in seguito ad un rapporto non protetto, consensuale oppure subìto, come nei casi di violenza sessuale.
In ogni caso, la scelta di abortire volontariamente, rappresenta il primo e vero “no” chiaro ed esplicito da parte di una donna.
Come ci si sente dopo un aborto volontario?
Quando si compie con piena consapevolezza, certe che sia la scelta efficace per sé ed è visto come soluzione per la propria libertà, l’interruzione volontaria può essere vissuta come un momento di passaggio, di crescita personale.
Se l’interruzione avviene quando non si è pienamente consapevoli o se si percepisce che le risorse territoriali non possono essere di supporto nel sostenere la gravidanza ed il nascituro, sebbene sia un atto volontario, psicologicamente diviene un gesto non voluto, di costrizione. Viene percepito come evento traumatico.
La donna può viverlo come una violenza verso il feto e verso sé, portando con sé l’immagine di una madre “assassina cattiva, incapace di proteggere una creatura”. Nel tempo potrebbe vivere una sensazione di solitudine, un senso di vuoto e di colpa, di vergogna e cadere in un dolore profondo arrivando a scegliere di non avere nessun altro figlio. Possono manifestarsi condizioni quali:
La possibilità di un confronto
Per questo è importante confrontarsi con una persona cara, condividere quello che sta accadendo e chiedere aiuto prima di prendere una decisione così importante. Una decisione che può influenzare la propria vita. Infatti prima di considerare un aborto volontario è necessario riflettere sui valori che guidano le scelte, le azioni, i progetti di vita.
Questo è necessario perché ogni essere umano cerca la coerenza tra ciò che pensa e ciò che fa e quando il pensiero e l’azione sono in armonia si contattano emozioni positive, una sensazione di benessere e soddisfazione. Quando essi sono incongruenti e non soddisfano il bisogno percepito, possiamo sperimentare una condizione di malessere psichico e fisico.
L’importanza di un sostegno psicologico
Anche dopo una scelta consapevole e soprattutto se volontaria e “costretta” per i fattori accennati può essere utile, a volte necessario, un percorso di psicoterapia dove avere uno spazio protetto, in cui sentirsi al sicuro e senza essere giudicati. Uno spazio in cui essere veramente sé, libere di essere sincere e poter esprimere le proprie emozioni. Libere di condividere i pensieri, il senso di colpa ed elaborare il lutto per l’esperienza vissuta. Così da curare ogni ferita dando un senso ed un nuovo significato al dolore.
Un dolore che nasce da una immagine vivida di una scelta costretta e legata al trattamento, di tipo chirurgico o più in generale medico, cui si è andate incontro. Una immagine legata al vissuto del senso di colpa per non essere riuscita a pensare alle conseguenze. O per aver dato troppa fiducia al proprio uomo, che ha fatto tante promesse e che adesso è scappato.
L’obiettivo della terapia è percorrere insieme al terapeuta un sentiero buio e tortuoso per scoprire ogni ferita e curarla. Per imparare ad accogliere e accettare i propri errori, la situazione ingiusta in cui ci siamo trovati e perdonare noi stesse. Così possiamo ritornare alla vita con la consapevolezza di essere pronte ad amarci, avendo tutte le capacità per creare nel tempo le condizioni favorevoli e necessari per essere madre se questo è il proprio desiderio.
(13 Aprile 2023)