Grazie all’utilizzo della videoterapia a distanza è stata garantita la continuità delle cure per la stragrande maggioranza dei pazienti
I decreti ministeriali dell’8 marzo hanno segnato un passaggio storico. L’ufficialità del lockdown ha innescato una serie di cambiamenti sociali senza precedenti per trasversalità dell’impatto e rilevanza. Ogni aspetto della quotidianità è stato influenzato dalla quarantena e anche la pratica psicoterapeutica ha dovuto affrontare cambiamenti improvvisi.
Il distanziamento sociale ha spinto anche i terapeuti meno avvezzi all’uso della tecnologia a sperimentare la psicoterapia online, con mezzi quali Google Meet, Skype, Zoom e Whatsapp.
In concomitanza con il lockdown, Centro Medico Santagostino ha deciso di utilizzare lo strumento della videoterapia online per mantenere la continuità terapeutica, spostando online la gran parte delle sedute. Più di 190 terapeuti hanno potuto offrire immediatamente ai propri pazienti un’alternativa valida alla psicoterapia vis a vis. La piattaforma esisteva già. I terapeuti hanno potuto erogare la visita stando a domicilio e lo stesso hanno potuto fare i pazienti, ovviamente se dotati di un pc o uno smartphone e una connessione stabile. I pazienti che avevano già una prenotazione, sono stati ricontattati direttamente dal terapeuta per concordare la nuova modalità di visita.
Tutte le prenotazioni dei primi colloqui, invece, sono state trasformate in prenotazioni di primi colloqui online.
«La trasformazione è stata rapidissima», commenta Stefano Porcelli, psichiatra del Centro Medico Santagostino, «Fino a febbraio la psicoterapia online era uno strumento utilizzato da pochi psicoterapeuti, per un numero ridotto di pazienti e principalmente per motivi pratici (ad es. trasferimenti in altre città del terapeuta o del paziente). Un mezzo usato come eccezione e con una certa diffidenza dalla maggior parte dei clinici. Dopo il lockdown tutti sono stati costretti a sperimentare questa modalità. È importante notare che il Santagostino – che da sempre ha puntato sulla digitalizzazione – aveva già prima della pandemia una piattaforma consolidata per la psicoterapia online e questo ha consentito di partire subito, senza dover attendere interventi tecnologici. La psicoterapia è stata in qualche modo la disciplina pionieristica che ha anticipato l’esplosione del trend dei videoconsulti medici durante il lockdown».
Non sono mancate le resistenze, sia da parte di alcuni terapeuti, sia da parte dei pazienti. In particolare, è risultata più semplice la conversione online per le persone che già erano in un percorso terapeutico, meno per coloro che volevano iniziare un percorso di cura.
Non tutti i terapeuti ritengono di poter lavorare online e in questi ultimi mesi è nato un acceso dibattito sulla psicoterapia a distanza. Ne abbiamo parlato in modo più approfondito, discutendone potenzialità e limiti in questo articolo de La Finestra sulla mente, il magazine del Santagostino dedicato ai temi di mente e cervello.
Vediamo nel dettaglio i numeri della “rivoluzione telematica” vissuta dalla psicoterapia del Centro Medico Santagostino
Il passaggio alla psicoterapia online è stato positivo
Durante il lockdown circa l’88% dei pazienti ha proseguito i trattamenti. Di questi, circa il 90% è stato seguito tramite videoterapie.
«I casi di interruzione della terapia», spiega Stefano Porcelli, psichiatra e direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Bologna, «sono ascrivibili principalmente a due cause. La prima è la presenza di ostacoli tecnici alla videoterapia, come la mancanza di supporti elettronici per svolgerla o la mancanza di privacy (molti pazienti hanno ritenuto impossibile proseguire la psicoterapia da casa, dove non avevano spazi sufficientemente riservati per poter svolgere le sedute). La seconda è la spesa mensile per le sedute che, nei casi di persone in difficoltà economica a causa del lockdown, diventa poco sostenibile nonostante i costi contenuti».
Primi colloqui: difficile iniziare ora
La videoterapia è stata colta come valida alternativa anche da molti pazienti che proprio durante il lockdown hanno sentito l’esigenza di partire con un percorso terapeutico, anche se, in questo specifico caso, i numeri dicono di una maggiore resistenza, da parte dell’utente, a utilizzare questa modalità. Il primo colloquio, lo ricordiamo, è un colloquio clinico finalizzato a comprendere il bisogno del paziente nel suo complesso e a formulare una proposta di terapia, piano di cura o consulenza.
Per questo tipo di prestazione, le prenotazioni sono calate complessivamente di circa il 70 per cento. Durante marzo e aprile sono stati erogati solo un terzo dei primi colloqui di gennaio e febbraio 2020. Siamo passati da una media di 109,5 primi colloqui a settimana a gennaio e febbraio, a una media di 35,12.
«Anche in questo caso e ancora di più che per trattamenti già in corso», spiega Stefano Porcelli, «ha probabilmente influito la possibilità di spesa individuale e la mancanza di privacy in casa durante la quarantena. Inoltre, in una condizione di emergenza come l’attuale, si ha la tendenza ad attribuire i propri sintomi e le proprie difficoltà psicologiche agli eventi esterni di per sé e non al modo con cui li affrontiamo e viviamo in base alle nostre caratteristiche psicologiche individuali. Questo meccanismo rende più difficile giungere alla consapevolezza di un bisogno di aiuto psicologico (“Come mi può aiutare uno psicologo se le difficoltà economiche sono oggettive?”, “Tutti stiamo affrontando una situazione difficile, se chiedo aiuto allora non sono forte come gli altri”, “La mia paura di ammalarmi è comprensibile e realistica, a cosa mi serve uno psicologo?”), aumentando lo stigma e la resistenza nell’intraprendere un percorso di supporto o di cura».
Nonostante ad aprile le prenotazioni per primi colloqui online siano aumentate (da 14 di gennaio e febbraio a 181 di marzo e aprile) i volumi di primi colloqui erogati sono ancora lontani da quelli pre-pandemia.
Dalla seconda settimana di maggio, comunque, si assiste a una crescita nel volume delle prenotazioni di primi colloqui rispetto a marzo e aprile.
Dopo il primo colloquio, ma non ancora terapia
I colloqui di consultazione sono visite psicologiche che seguono il primo colloquio conoscitivo e precedono la psicoterapia vera e propria. Servono per raccogliere ulteriori dati anamnestici e completare l’analisi della domanda del paziente, in modo da costruire con lui un percorso di cura condiviso e personalizzato.
«A marzo e aprile abbiamo erogato circa l’82 per cento dei colloqui di consultazione rispetto ai dati di gennaio e febbraio. Stiamo quindi sostanzialmente riuscendo nella stragrande maggioranza dei casi a proseguire i percorsi iniziati con un primo colloquio», spiega Porcelli. «Ciò significa che anche iniziando il percorso online, si riesce a creare un rapporto di fiducia e a proseguire il trattamento di psicoterapia, dimostrando come la qualità delle cure psicologiche erogate dal Santagostino si mantenga anche nella modalità online».
Le coppie in quarantena
La psicoterapia di coppia perde pochi partecipanti tra chi era già inserito in un percorso: da 66 pre-pandemia a 59 post. Fluttuazioni che possono essere dovute anche a fattori clinici (es. la consultazione finisce, i partner si lasciano, ecc).
Media settimana: 8,25 pre-pandemia, 7,37 post.
Anche in questo caso molto diversa la situazione dei primi colloqui: a gennaio e febbraio ne sono stati erogati 18. Da marzo se ne registrano appena 4 online.
«La psicoterapia di coppia», spiega Stefano Porcelli, «ha una complessità maggiore di quella uno a uno. Difficile iniziare online, dove i limiti comunicativi rischiano di rendere frustrante l’esperienza di una psicoterapia con tre persone in videochiamata».
La psichiatria online
Per le visite psichiatriche c’è un calo evidente dopo il lockdown: a marzo-aprile viene mantenuto solo il 45 per cento dei volumi pre-pandemia. Da una media di 50 visite a settimana di gennaio e febbraio si passa a 22,5 di marzo-aprile.
«Quel che è certo», spiega Porcelli «è che la psicoterapia online in questi mesi ha permesso di mantenere una continuità nel lavoro terapeutico. Con la fase 2 è probabile che ci sarà un ritorno alla psicoterapia in presenza, ma l’accelerazione di questi mesi ha fatto sì che si superassero diffidenze, difficoltà e resistenze verso la videoterapia. Infatti, molti clinici e pazienti hanno potuto sperimentare i vantaggi della videoterapia e hanno già manifestato il desiderio di proseguire in tale modalità il trattamento. Inoltre la videoterapia consente di fornire la psicoterapia anche quando la distanza fisica non consente il contatto diretto. Un esempio? Noi del Santagostino proponiamo le nostre consulenze psicologiche a prezzi accessibili non solo in Lombardia e a Bologna dove siamo presenti con le nostre sedi, ma in tutta Italia (e anche per gli italiani residenti all’estero). Gli effetti psicologici della pandemia e i fattori di rischio psicosociale sono sotto gli occhi di tutti e dare la possibilità alle persone di accedere con facilità a un percorso di aiuto è fondamentale».
(9 Giugno 2020)