Desiderio di maternità: cos’è e quando nasce

Il desiderio di maternità è una profonda aspirazione interiore ad accogliere, nutrire e guidare una nuova vita. Vediamo di cosa si tratta e come si manifesta.

Desiderio di maternità: cos’è e quando nasce

Il desiderio di maternità è uno dei temi più controversi nella nostra realtà sociale.

Si tratta di un argomento che coinvolge le coppie, ma in modo particolare e privilegiato le donne. L’idea della maternità si scontra con stereotipi e luoghi comuni. Uno di essi è, ad esempio, la convinzione che una donna per sentirsi “completa”, debba assolvere alla funzione di madre. 

Ma è davvero così? La maternità è una funzione, un bisogno, o prima di tutto un desiderio? Possiamo parlare di desiderio al singolare o, per entrare nella complessità dell’evento, sarebbe più corretto declinare il desiderio al plurale?

Insieme alla dottoressa Fumuso, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino, proveremo ad analizzare la questione e a costruire domande che possano incontrare risposte personali e soggettive. 

Desiderio di maternità: di cosa si tratta? 

Il desiderio di maternità o, più in generale, desiderare un figlio, come afferma M. Bydlowski, è la manifestazione della creatività della specie umana. Un figlio, infatti, è espressione della capacità creativa e vitale della coppia. 

Maternità e paternità abitano lo spazio di diversi desideri che incontrano il piano biologico, ovvero il corpo desiderante e, il piano psichico, ossia la mente desiderante. 

Oltre che lo spazio condiviso dai due partner, intriso di sensazioni e sentimenti così intensi, da consentire loro di superare i limiti del pensato e del pensabile per giungere alla procreazione. 

Il desiderio del figlio (per la donna e per l’uomo) è sostenuto dall’illusione, ma anche dalla negazione delle angosce che attaccano l’atto generativo. Tra queste: la paura del corpo non fertile (il fantasma della sterilità), la paura della morte, delle malattie, oltre che l’ambivalenza. 

L’ambivalenza è un sentimento che si manifesta durante la gravidanza. La gestante, nel processo che la condurrà a essere madre, rivivrà la propria esperienza di figlia. Di conseguenza, ripercorrerà la relazione con la propria madre, verso la quale avrà provato, durante il suo percorso di crescita, sentimenti naturalmente contrastanti. 

Il superamento dell’ambivalenza verso la propria madre, insieme alla pacificazione interna con il proprio io femminile è un requisito necessario che guida la donna lungo il percorso che la trasforma in madre.

Il desiderio di maternità non è qualcosa di innato, è un processo, una costruzione che richiede un continuo lavoro interno. 

Come si manifesta il desiderio di maternità e quando?

È riduttivo scindere il desiderio di maternità da quello di paternità, dal momento che anche gli uomini, soprattutto oggi, sono pronti a esprimere liberamente il proprio desiderio. 

L’avvento della contraccezione, l’educazione sessuale e quella emotiva, hanno sdoganato non solo i tabù legati al desiderio, ma anche quelli collegati alla scelta. D’altronde una volta la procreazione si imponeva. La possibilità di preferire percorsi alternativi alla genitorialità, ha permesso al desiderio di farsi spazio e riacquisire l’importanza che merita. 

I figli devono essere stati “oggetti” del desiderio (della coppia) per divenire “soggetti” desideranti. Il desiderio è la base su cui si fonda il benessere del soggetto futuro. 

Fatta questa premessa, è possibile dire che il desiderio di maternità e di paternità si manifesta per una convergenza tra le sfere biologica, psichica e sociale. Sostanzialmente emerge quando i due partner sentono di essere divenuti soggetti, di aver costruito un’identità sicura e stabile. Di essere sufficientemente soddisfatti del loro ruolo sociale. 

Requisito fondamentale affinché il desiderio si concretizzi è che la coppia sia fondata su basi solide, profonde, capaci di resistere alla tempesta emotiva che comporta il divenire genitori. 

Diventare genitori presuppone l’integrazione tra l’egoismo procreativo (desiderio narcisistico di mettere al mondo un figlio come rappresentazione di sé, della propria capacità procreativa, dell’onnipotenza) e l’altruismo, come sentimento profondo di dare, donare vita.

Quali sono le motivazioni che spingono ad avere un figlio?

Diversi sono i motivi che spingono la coppia ad avere o non avere un figlio. Le pressioni sociali e familiari possono rappresentare per la giovane coppia una spinta alla procreazione. I fattori implicati in questa scelta coinvolgono la sfera psichica, biologica, sociale ed economica. 

Sul piano biologico il desiderio di un figlio incontra la maturità sessuale e di conseguenza la prosecuzione della specie. 

Sul piano psichico il desiderio di un figlio incontra la sfera emotiva-affettiva. Il desiderio della filiazione è quello della trasmissione emotiva della storia del proprio nome, storia familiare. Il figlio diventa il garante dell’eredità, della sopravvivenza della memoria, del retaggio familiare e transgenerazionale.

Il desiderio psichico di maternità e paternità necessità dell’elaborazione dei conflitti inconsci dei propri genitori con le rappresentazioni interne dei loro genitori.

Cosa fare quando il desiderio di maternità non è corrisposto dal partner?

La costruzione e la crescita della coppia non possono prescindere da un accordo rispetto al desiderio o meno di filiazione. Un disaccordo tra i partner potrebbe essere l’espressione di un legame di coppia fondato su fraintendimenti più o meno coscienti (patti negativi, contratto narcisistico, ecc.), o minacciato da problematiche individuali irrisolte, che potremmo leggere come un attacco inconscio della “promessa del per sempre” implicita al legame (illusione fondativa necessaria alla sussistenza della coppia). 

In questi casi sarebbe auspicabile per la coppia intraprendere un percorso di psicoterapia che favorisca l’esplorazione dei nodi irrisolti. 

Come si fa ad accettare di non poter avere un figlio? 

L’elaborazione dell’impossibilità della procreazione mette i due partner di fronte al dramma dell’impotenza. Questo può avere conseguenze rispetto alla propria identità e a quella della coppia.

È difficilmente superabile senza un sostegno psicologico, o un percorso di psicoterapia (terapia di coppia o individuale) che consenta di elaborare il dolore e riparare la relazione, per consentire alla coppia di pensare ed eventualmente scegliere altre vie per la genitorialità.