Qual è la differenza tra psicologo e psichiatra?

In molti casi, nel linguaggio comune, questi due termini vengono utilizzati quasi come sinonimi, ma rappresentano due professioni che hanno limiti e competenze differenti. Vediamo quali

Qual è la differenza tra psicologo e psichiatra?

La differenza tra psicologo e psichiatra è sostanziale. Contrariamente al primo, infatti, il secondo è un medico che, per tale ragione, può prescrivere farmaci per trattare le varie psicopatologie dei suoi pazienti.

Solitamente non si presta particolare attenzione alle differenze di competenze e specializzazioni quando si parla di psicologi e psichiatri. Termini che, in molti casi, vengono utilizzati erroneamente come sinonimi nel linguaggio comune.

In questo articolo, vedremo quali sono le principali differenze tra i due tipi di professionisti, a quali necessità possono rispondere e quando è meglio rivolgersi all’uno piuttosto che all’altro.

Differenza tra psicologo e psichiatra, una panoramica

La principale differenza tra psicologo e psichiatra riguarda la formazione e il focus dell’intervento. Lo psichiatra è un medico specializzato in psichiatria e si occupa di disturbi mentali dal punto di vista fisico e biologico, spesso intervenendo sugli squilibri di tipo chimico del cervello tramite la prescrizione di farmaci, inclusi psicofarmaci. Ad esempio in caso di depressione, uno psichiatra può somministrare farmaci per regolare i livelli di serotonina, come gli SSRI, o anche antidepressivi, migliorando il benessere del paziente per mezzo di un approccio farmacologico. Lo psichiatra può richiedere esami medici specifici per valutare condizioni che potrebbero influire sulla salute mentale.

Dal canto suo, lo psicologo si concentra sugli aspetti emotivi, cognitivi e relazionali del disagio psicologico. Non essendo medico non può prescrivere farmaci. Il suo intervento si basa su tecniche come il colloquio, la somministrazione di test psicologici e, se qualificato come psicoterapeuta, l’uso di tecniche e indirizzi psicoterapeutici. Lo psicologo ha come obiettivo riattivare le risorse personali del paziente, e lo aiuta ad attuare un cambiamento per mezzo della consapevolezza e di un sostegno emotivo.

La relazione con il paziente anche è differente: lo psichiatra adotta un approccio medico-paziente, più professionale e asettico per così dire, mentre lo psicologo instaura una relazione da pari a pari, basata sulla fiducia e sull’empatia.

 

Chi è lo psicologo?

Lo psicologo è un professionista che ha conseguito l’apposita laurea magistrale e, successivamente, ha superato l’esame di stato necessario a iscriversi all’albo professionale. In ragione di questo percorso formativo, in ambito clinico, lo psicologo ha un ruolo di consulenza. Lo psicologo non è un medico. Ciò significa che può indirizzare i propri pazienti allo specialista che ritiene più opportuno per loro.

Come per tutti gli ordini professionali, anche quello degli psicologi è regolato da un codice deontologico che definisci i doveri e i limiti di competenza di ciascuno iscritto. Lo psicologo ha il compito principale di orientare i propri pazienti alla cura dei disturbi psicopatologici o aiutarli a prevenirli. Il suo è un lavoro di promozione del benessere e della salute mentale delle persone.

I professionisti e le professioniste specializzate in psicologia possono anche esercitare sedute psicoterapeutiche a condizione, però, di aver svolto una formazione post laurea di quattro o cinque anni con discussione di una tesi finale. Solo a questa condizione, infatti, possono diventare psicologi psicoterapeuti.

In caso contrario, non hanno l’abilitazione alla psicoterapia e alla cura di disturbi psicologici.

Non essendo un medico, infine, in ambito clinico lo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci. Può tuttavia fare diagnosi e, come detto, suggerire percorsi terapeutici.

Chi è lo psichiatra

Lo psichiatra è un medico che ha conseguito una specializzazione in psichiatria, che i laureati in medicina e chirurgia possono scegliere di intraprendere. Essendo dei medici, gli psichiatri, a differenza degli psicologi, nel corso della loro formazione maturano le competenze per prescrivere terapie farmacologiche in ambito clinico. Hanno, inoltre, l’abilitazione, qualora lo volessero, per esercitare in qualità di psicoterapeuti. In alcuni casi, gli psichiatri possono decidere di approfondire o ampliare ulteriormente il proprio bagaglio di competenze con un percorso di formazione esterno rispetto alla specializzazione.

Differenza tra psicologo e psichiatra: come scegliere?

Quando una persona accusa un disagio psicologico o emotivo, può sicuramente essere opportuno, almeno in una fase iniziale, rivolgersi allo psicologo o alla psicologa. Saranno lui o lei a valutare le condizioni del paziente e a fornirgli un orientamento sulla natura del problema. Insieme a questi professionisti, quindi, il paziente potrà decidere se sia opportuno o meno proseguire con la consulenza, avviare un vero e proprio percorso di terapia o rivolgersi, nei casi che lo richiedano, ad uno medico psichiatra.

Ma quali sono i casi o le condizioni che rendono necessario l’intervento di uno psichiatra, per i quali la consulenza psicologica non è più sufficiente?

Sono tutte quelle situazioni nelle quali il disturbo psichico impatta negativamente su ogni aspetto della vita della persona: dalla sfera lavorativa, a quella relazionale, fino a quella sociale. In queste eventualità, infatti, l’abbinamento di una terapia farmacologica alla psicoterapia si può rivelare utile ed efficace. I farmaci, infatti, possono alleviare i sintomi fisici che possono essere la somatizzazione di un disagio psicologico, come mal di stomaco, inappetenza, attacchi di panico o disturbi del sonno. Tuttavia, la loro prescrizione è di competenza del medico, per cui in questi casi è opportuno rivolgersi ad uno psichiatra o sarà lo psicologo stesso a indirizzare il paziente.

Certamente, il percorso psicoterapico, che può essere portato avanti anche dal medico psichiatra, resta fondamentale per individuare e provare a risolvere i problemi psicologici che si celano dietro certe manifestazioni fisiche di disagio emotivo. In questo senso, psicologo e psichiatra possono lavorare in tandem, ciascuno mettendo al servizio del paziente le proprie competenze, con l’obiettivo comune di ristabilirlo sia a livello fisiologico sia a livello psicologico.

Chi fa la diagnosi? Lo psicologo o lo psichiatra?

Sia lo psicologo che lo psichiatra possono fare diagnosi, ma il loro approccio e ambito di intervento rimangono diversi. Lo psichiatra, dal momento che è un medico, è autorizzato a fare diagnosi di disturbi mentali che richiedono una valutazione medico-biologica, come depressione maggiore, disturbi bipolari, schizofrenia o disturbi d’ansia severi. Per esempio, se un paziente presenta sintomi di depressione accompagnati da disturbi del sonno o variazioni significative dell’appetito, lo psichiatra può diagnosticare una depressione clinica e prescrivere farmaci, come antidepressivi o ansiolitici, se necessario.

Lo psicologo si concentra sulla diagnosi di disturbi psicologici e comportamentali attraverso strumenti come test psicologici standardizzati e colloqui clinici approfonditi. Nel caso di un disturbo d’ansia generalizzato, uno psicologo può identificare i pensieri disfunzionali e i comportamenti legati all’ansia, e quindi proporre un intervento psicoterapeutico per aiutare il paziente a gestire meglio i sintomi.

In molti casi, lo psicologo e lo psichiatra collaborano. Ad esempio, in un caso di disturbo ossessivo-compulsivo grave, lo psichiatra può diagnosticare e avviare una terapia farmacologica per ridurre i sintomi acuti, mentre lo psicologo si occupa della parte terapeutica, lavorando sulle ossessioni e sulle compulsioni tramite tecniche come la terapia cognitivo-comportamentale. Questa collaborazione è un approccio integrato e completo, che presenta maggiori possibilità di riuscita a lungo termine, a vantaggio del paziente.

Quando lo psicologo manda dallo psichiatra?

Come abbiamo anticipato, lo psicologo può indirizzare il proprio paziente al medico psichiatra. E lo fa nel momento in cui ritenga che il proprio intervento, da solo, non sia sufficiente.

In questi casi, è possibile procedere nella cura del paziente in stretta collaborazione, attraverso un percorso che preveda sia psicoterapia sia terapia farmacologica. I farmaci, infatti, possono in alcuni casi fare da sostegno e supporto al percorso psicoterapeutico del paziente. Inoltre, possono rivelarsi particolarmente efficaci nel trattamento di disturbi quali:

  • ansia
  • depressione
  • attacchi di panico