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La disprassia evolutiva: che cos’è e come si riconosce

La disprassia evolutiva è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta, fin dalla prima infanzia, con una difficoltà nell'esecuzione dei movimenti volontari. Vediamo sintomi, cause e trattamenti.

La disprassia evolutiva: che cos’è e come si riconosce

La disprassia evolutiva è un disturbo della coordinazione motoria che si manifesta sin dalla prima infanzia.

Questo disturbo comporta tutta una serie di difficoltà per i bambini che ne sono affetti, con un impatto significativo sulla loro vita quotidiana e sulle loro famiglie. La disprassia non riguarda solamente la sfera motoria, ma coinvolge anche altri aspetti, senza necessariamente presentare problematiche intellettive o cognitive associate.

Vediamo allora di che si tratta, in base a quali sintomi e manifestazioni è possibile riconoscerla, e quali sono le strategie terapeutiche a disposizione.

Cosa sono le disprassie evolutive?

La disprassia evolutiva è un disturbo del neurosviluppo che riguarda la coordinazione motoria e che influisce sulle normali attività quotidiane e sui gesti volontari. Questo complesso disordine non coinvolge solo la sfera motoria, ma anche aspetti percettivo-motori, gnosici e concettuali. 

A differenza della semplice goffaggine, la disprassia rende difficile eseguire azioni intenzionali in sequenza, come vestirsi o allacciare le scarpe. La sua comparsa è evidente fin dalla più tenera età, manifestandosi nei movimenti volontari dei bambini già a partire dai 2 anni. 

Una forma correlata è la disprassia verbale, che può influire sulla sfera linguistica del bambino. 

Nell’analizzare questo disturbo, è essenziale approfondire la definizione di prassia, ovvero il sistema coordinato di movimenti intenzionali, e capire come la disprassia influisca sulla capacità di pianificare, coordinare e controllare le attività necessarie per raggiungere un obiettivo. 

È possibile distinguere la disprassia in:

  • primaria, se non è associata a problemi neurologici
  • secondaria, se è dovuta a condizioni come paralisi cerebrale infantile, sindrome di Down o sindrome di Williams

In età evolutiva, la disprassia si manifesta come un disturbo nell’esecuzione di azioni volontarie, più o meno complesse. Questo si verifica a causa di difficoltà nella programmazione, coordinazione e controllo delle attività motorie necessarie per raggiungere lo scopo. Questo deficit può riguardare l’integrazione tra informazioni percettive e movimento, insieme ad altre componenti, come l’attenzione e la vista, necessarie per un corretto controllo dell’attività motoria.

Quanti tipi di disprassie evolutive esistono? Classificazione

La disprassia evolutiva si presenta in varie forme, ognuna caratterizzata da sintomi e difficoltà specifiche. La classificazione del disturbo si basa sugli aspetti maggiormente problematici e riguarda diverse aree delle abilità motorie e cognitive. 

Disprassia ideativa 

In questa forma, il bambino ha difficoltà a comprendere cosa fare per raggiungere un risultato specifico e a interagire con gli oggetti in modo adeguato. La sua programmazione mentale degli atti motori risulta compromessa, influenzando la sua capacità di organizzare e pianificare le azioni quotidiane.

Disprassia ideomotoria 

Nella disprassia ideomotoria, il bambino sa cosa fare, ma incontra difficoltà nell’esecuzione del gesto. Ciò può manifestarsi nelle attività grafo-motorie, nell’imitazione di gesti e nel rispondere a comandi verbali che richiedono una risposta motoria. Nonostante la capacità di imitare azioni altrui, il bambino potrebbe avere difficoltà a riprodurle in modo corretto.

Disprassia dell’abbigliamento 

La disprassia dell’abbigliamento si sostanzia nella difficoltà di adattare i gesti motori necessari per vestirsi, utilizzando diversi capi di abbigliamento. Allacciare bottoni, chiudere cerniere e coordinare movimenti per indossare gli indumenti possono rappresentare difficoltà significative per i bambini.

Disprassia visuo-costruttiva 

La disprassia visuo-costruttiva si manifesta principalmente nella costruzione di giochi o nell’esecuzione di disegni. Il bambino potrebbe incontrare difficoltà nell’organizzare gli elementi visivi nello spazio, influenzando la sua abilità nel disegno e nell’assemblaggio di oggetti tridimensionali.

Disprassia oro-bucco-facciale 

La disprassia oro-bucco-facciale influenza le attività che utilizzano la muscolatura del viso, come masticare correttamente, deglutire, soffiare, fischiare, utilizzare una cannuccia o fare bolle di sapone. Le difficoltà, in questa forma, riguardano la coordinazione dei movimenti facciali necessari per svolgere queste attività in modo preciso e controllato.

Disprassia verbale 

La disprassia verbale interessa gli aspetti motori e di coordinazione necessari per la produzione del linguaggio. I bambini con questa forma possono manifestare imprecisioni nel linguaggio, come sostituzioni di lettere senza la capacità di autocorrezione.

Disprassia di sguardo 

La disprassia di sguardo è un deficit della coordinazione di alcuni movimenti oculari necessari per acquisire informazioni, focalizzare l’attenzione, eseguire gesti e controllare i risultati ottenuti. La coordinazione degli occhi può anche influenzare la postura e la visione del bambino.

Riconoscere la specifica tipologia di disprassia che un bambino presenta è essenziale per sviluppare un piano di trattamento mirato che affronti le sue esigenze specifiche. 

Come si comporta un bambino disprassico?

I sintomi e i segni della disprassia si manifestano già nei primi anni di vita del bambino e, come detto, possono influenzare diverse aree del suo sviluppo. Ecco alcuni sintomi che possono indicare la presenza del disturbo:

  • difficoltà motorie: scarsa coordinazione nei movimenti volontari. Inciampi frequenti, difficoltà nell’allacciare le scarpe e nel compiere gesti specifici, come vestirsi o mangiare autonomamente. Queste difficoltà può estendersi anche alle attività ludiche e sportive
  • ritardo nella comparsa del linguaggio: già durante la fase di lallazione si possono osservare difficoltà e imprecisioni nel linguaggio verbale
  • scarsa concentrazione: la capacità di focalizzarsi su compiti specifici può essere limitata, con una durata di attenzione che non supera alcuni minuti
  • lentezza nelle azioni, che si riflette sia nelle attività quotidiane che a scuola, dove il bambino può rimanere indietro rispetto ai suoi coetanei.
  • difficoltà manuali: che possono rendere problematici gesti come disegnare e scrivere. L’incapacità motoria rende difficile la precisione e la coordinazione necessarie per queste attività
  • problemi di socializzazione, dovute alle difficoltà motorie e linguistiche
  • fatica e stanchezza: dovute allo sforzo di compensare le difficoltà motorie richiede che possono consumare tutte le energie del bambino. La fatica può accompagnare il bambino per l’intera giornata, influenzando anche la sua postura e il comportamento.

Quali sono le cause della disprassia evolutiva?

Le cause della disprassia evolutiva non sono ancora completamente comprese, ma si ritiene che diversi fattori possano contribuire all’insorgenza del disturbo. 

Alcune ipotesi suggeriscono che la disprassia sia dovuta a una predisposizione genetica. Tuttavia, potrebbero influire anche fattori traumatici durante la nascita o eventi che determinano danni cerebrali.

In particolare, la nascita prematura, un peso alla nascita inferiore alla media, l’assunzione di droghe o alcool da parte della madre durante la gravidanza, e la presenza di casi di disprassia in famiglia sono considerati possibili fattori di rischio. 

In assenza di una chiara comprensione delle cause specifiche, la diagnosi precoce diventa un elemento chiave.

Come si diagnostica?

La diagnosi di disprassia evolutiva può risultare complessa dal momento che i sintomi spesso vengono confusi con una semplice goffaggine o mancanza di coordinazione. Tuttavia, riconoscere precocemente i segnali di questo disturbo è fondamentale per un intervento tempestivo e mirato.

In genere, la diagnosi si basa su una valutazione multidisciplinare. Durante la prima fase, si indagano la storia del bambino sin dalla nascita e i comportamenti manifestati. I genitori forniscono informazioni dettagliate sulle sue abilità motorie, linguistiche e sociali. Successivamente, vengono condotte prove pratiche in cui si richiede al bambino di eseguire normali gesti quotidiani, come vestirsi o mangiare, per valutare la sua coordinazione motoria. 

Le attività ludiche, come la costruzione di giochi o la manipolazione di oggetti, sono anche utilizzate per individuare eventuali problemi motori. Alcuni dei test specifici utilizzati per una diagnosi accurata includono:

  • il Movement Assessment Battery for Children (ABC Movement 2)
  • il Protocollo per la valutazione delle Attività prassiche e della Coordinazione (APCM 2). 

Questi test esaminano diversi aspetti delle attività prassiche, aiutando a identificare eventuali discrepanze rispetto all’età del bambino già in una fase molto precoce, intorno ai 2-3 anni.

Una diagnosi tempestiva, seguita da un intervento specialistico mirato, può fare la differenza nella vita di un bambino affetto da disprassia evolutiva. L’approccio multidisciplinare è essenziale per una valutazione completa e per stabilire un percorso terapeutico personalizzato.

Come si cura la disprassia evolutiva? Terapie e riabilitazione

La gestione della disprassia evolutiva richiede un approccio olistico e personalizzato, che si avvalga di terapie e interventi mirati. Trattandosi di un disturbo che coinvolge non solo la sfera motoria ma anche aspetti percettivo-motori, gnosici e concettuali, la terapia deve essere multidisciplinare, spesso combinando interventi di logopedia e psicomotricità.

La riabilitazione inizia con la consulenza specialistica, che ha lo scopo di valutare i bisogni specifici del bambino. I trattamenti sono spesso impostati sotto forma di attività ludiche, specialmente se il bambino è molto piccolo, al fine di rendere il processo terapeutico meno traumatico e più coinvolgente.

Gli interventi di logopedia sono volti a migliorare gli aspetti linguistici e comunicativi, mentre la psicomotricità mira a sviluppare le abilità motorie e la coordinazione. L’obiettivo è far apprendere al bambino i giusti movimenti e aiutarlo a metterli in pratica in modo più preciso, sebbene con una certa lentezza.

Partendo da attività quotidiane e routine, si possono ottenere progressi significativi. Vestirsi, mangiare e altre attività pratiche diventano occasioni per migliorare la coordinazione e la precisione motoria del bambino. 

In particolare, l’approccio gioco-terapeutico è particolarmente efficace e contribuisce a rendere il percorso di riabilitazione più divertente e meno stressante.

È fondamentale coinvolgere attivamente i genitori nel percorso, poiché il supporto a casa è fondamentale per il successo del trattamento. L’acquisizione di strategie e pratiche che possono essere integrate nella vita quotidiana del bambino è parte integrante del processo terapeutico.

Inoltre, è importante adattare le terapie in base alle esigenze specifiche del bambino. Ogni caso è unico, e pertanto, il percorso di riabilitazione deve essere personalizzato, tenendo conto dei progressi e delle sfide incontrate dal bambino nel suo sviluppo. L’approccio multidisciplinare e personalizzato favorisce il miglioramento delle abilità del bambino e il suo adeguamento all’ambiente scolastico e sociale.