I genitori possono condizionare il rapporto dei figli con il cibo. Questo condizionamento avviene con la trasmissione familiare di preferenze sugli alimenti e con messaggi, più o meno consapevoli, rispetto a come gestire l’alimentazione. Questo articolo vuole fornire alcuni consigli pratici sulla gestione e sulla educazione alimentare dei figli.
Il comportamento alimentare è stabilito da dinamiche complesse, i cui riflessi positivi o negativi si possono ripercuotere sullo sviluppo del bambino e, più in avanti con il tempo, dell’adolescente. Sotto questo aspetto, le regole e i comportamenti concreti trasmessi dai genitori assumono una importanza fondamentale nel modo in cui i figli vivono la propria alimentazione.
La fame è un fatto istintivo, una spinta che porta alla ricerca del cibo. Di più, la fame è un fenomeno articolato con una sua base biologica, ed è capace di ripercuotersi su corpo e relazioni sociali. È infatti all’interno di una relazione che avviene la prima esperienza di alimentazione. La madre offre amore, cura e dedizione, ma soprattutto nutrimento.
Fin dall’inizio della vita, allora, il rapporto che il bambino ha con la madre e l’ambiente è invischiato in un intreccio complesso di emozioni e funzione alimentare. E per evitare che nel bambino insorgano, nel prosieguo degli anni, disturbi alimentari, è bene comprendere l’influenza che i genitori esercitano sull’alimentazione.
Cosa si intende con educazione alimentare?
Con il termine educazione alimentare si intende l’insieme delle conoscenze, delle competenze e delle capacità relative alla nutrizione, agli alimenti e alle loro proprietà, nonché agli stili e abitudini alimentari corretti ed equilibrati per la salute.
L’educazione alimentare non si limita a fornire informazioni su cosa è sano o meno mangiare, ma ha come obiettivo quello di sviluppare nei singoli individui e nella collettività una corretta percezione del cibo e dei suoi effetti sull’organismo. Deve cioè portare a comprendere come scegliere, preparare e consumare gli alimenti in modo consapevole ed equilibrato.
Si tratta quindi di un processo educativo che coinvolge diversi aspetti:
- conoscenza dei princìpi base della nutrizione, dei gruppi alimentari e dei valori nutrizionali degli alimenti, oltre che ad una giusta cottura
- apprendimento di abitudini e comportamenti alimentari corretti ed equilibrati
- sviluppo del gusto personale verso cibi sani ed equilibrati
- capacità di leggere etichette e ingredienti per orientarsi negli acquisti
- rispetto per la stagionalità e la provenienza degli alimenti.
Perché è importante parlare di educazione alimentare?
L’educazione alimentare riveste un’importanza fondamentale per diversi motivi:
- salute e prevenzione. Una corretta educazione al cibo porta a stili alimentari salutari, riducendo il rischio di malattie croniche come obesità, diabete e patologie cardiovascolari
- sviluppo psicofisico. Un’alimentazione bilanciata è necessaria per la crescita e lo sviluppo dell’organismo, soprattutto durante l’età evolutiva
- consapevolezza dei consumatori. Grazie a questo tipo di educazione si impara a leggere le etichette e a riconoscere ingredienti, porzioni e calorie degli alimenti
- rispetto per l’ambiente. Si apprende ad evitare sprechi e ad apprezzare stagionalità e provenienza locale dei prodotti, tanto in estate quanto in inverno
- socializzazione. Il cibo è anche cultura e condivisione. Un’educazione alimentare corretta insegna l’importanza di rapportarsi agli altri nel modo giusto a tavola.
Inoltre oggi più che mai è importante parlare di educazione alimentare poiché si riscontrano sempre più fenomeni quali sedentarietà, abitudini scorrette e disinformazione che favoriscono sovrappeso e obesità, soprattutto nei bambini e nei giovani.
Da qui si comprende come una corretta educazione fin dall’infanzia e nell’adolescenza sia fondamentale per incentivare stili alimentari salutari duraturi nel tempo.
L’influenza dei genitori sull’educazione alimentare
Da un punto di vista pratico, i genitori condizionano le abitudini alimentari dei figli in diversi modi. Nel modo, per esempio, in cui scelgono cosa portare a tavola oppure no, o dando indicazioni esplicite sul cibo, indirizzando i propri figli a sperimentare o, al contrario, ponendo loro divieti e limiti.
Dal momento che questo condizionamento prende l’avvio da prima della nascita, per protrarsi quindi negli anni a seguire, ecco che nei fatti si sviluppano e si plasmano i gusti individuali. È infatti più probabile che piaccia quanto siamo già abituati a mangiare, dando per scontato che quanto siamo abituati ad assumere sia necessariamente buono e corretto, dal punto di vista alimentare.
L’esempio dei genitori sulle abitudini alimentari
I genitori influenzano poi il rapporto dei figli con il cibo anche su altri livelli. Innanzitutto tramite l’esempio. Un genitore che patisce un rapporto conflittuale con cibo e alimentazione potrebbe trasmettere, almeno in parte, questa conflittualità ai figli. Alla stessa maniera, un genitore che ritiene l’alimentazione un’esperienza di gioia e nutrimento può trasmettere anche ai propri bambini questa stessa serenità.
Si stabiliscono infatti associazioni molto profonde tra una situazione, positiva o negativa, e un determinato tipo di cibo. I genitori sono in grado di influenzare queste associazioni: se il pasto consumato in famiglia è un momento di gioia e condivisione, il rapporto dei figli con il cibo avrà una connotazione positiva. Se attorno alla tavola si accendono liti e scontri, anche il rapporto che i figli svilupperanno con il cibo sarà macchiato da emozioni negative.
L’impegno delle istituzioni a livello nazionale ed europeo
L’importanza dell’educazione alimentare, e l’importanza posta anche sul come spiegarla ai bambini e agli adolescenti, sono dimostrate anche dalle iniziative di livello europeo e in territorio italiano.
Sono 19 i Paesi dell’Unione Europea, infatti, nei quali è previsto l’obbligo della educazione alimentare tanto nelle scuole primarie che nelle scuole secondarie. L’Italia non fa parte di questi 19 Paesi, anche se qualcosa inizia a muoversi. Basti pensare al programma Scuola&Cibo, attivato a partire dal 2020, su base volontaria.
Il programma ha come obiettivi:
- convivialità, perché l’alimentazione viene vista anche come atto culturale e di condivisione
- sostenibilità alimentare, vista l’importanza data al rispetto nei confronti della Natura
- benessere alimentare, perché un buon rapporto con il cibo si traduce anche come un sano rapporto con il proprio corpo.
Come riflettere sul rapporto con l’alimentazione
La prima indicazione per i genitori che desiderassero favorire un rapporto equilibrato con il cibo, è riflettere sulla natura del proprio rapporto con l’alimentazione. Se uno dei due genitori percepisce o sospetta un qualche aspetto problematico, potrebbe ricorrere a un consulto psicologico, così da chiarire alcuni aspetti irrisolti di sé.
Esistono poi percorsi di gruppo di Mindful Eating, ovvero Mangiare in modo consapevole, atti a sviluppare un rapporto più equilibrato con il cibo, e rivolti sia agli adulti che ai bambini. Questi percorsi si rivelano estremamente utili anche per aiutare a evitare la possibile insorgenza, nei figli, dell’obesità infantile.
Educazione alimentare e figli: come spiegare ai bambini l’alimentazione
Sarebbe meglio porre estrema attenzione ad alcune frasi tipiche, e all’apparenza innocue, che sono pronunciate quando un genitore si accorge che il proprio bambino non mangia abbastanza, oppure rifiuta il cibo in modo categorico:
- “L’ho preparato apposta per te. Mangialo!” Questa frase fa scattare il senso di colpa. Sarebbe più utile, al contrario, dire: “Guarda che cena meravigliosa questa sera! C’è la pasta che ti piace tanto e, in più, c’è un condimento che sicuramente ti piacerà. Senti che odorino!”
- “Se non mangi, allora non mi vuoi bene!”, oppure: “Guarda che se non mangi non ti voglio più bene!” La minaccia di non ricevere più l’affetto del genitore è terribile per un bambino, proprio come l’idea che mangiando si dimostra l’amore verso di lui. Il nutrirsi, il cibo, non devono diventare una merce di scambio. Forse all’inizio il bambino accetterà di mangiare un po’ di spinaci per accontentare la mamma, ma presto imparerà a utilizzare il cibo come arma di ricatto, così da ottenere dei vantaggi
- “Fai il bravo, finisci la pappa!” Il mangiare diventa un fatto di bravura, e chi non mangia è cattivo. Far passare questo messaggio non è corretto, perché il cibo viene sconnesso dalla sua funzione principale: quella di dare nutrimento.
Altre espressioni che non aiutano a costruire un buon esempio
Ci sono poi altre espressioni che sarebbe meglio evitare:
- “Impara da tuo fratello, lui non fa storie!” Questa frase, oltre al giudizio negativo, perché chi non mangia non è bravo e quindi è cattivo, può suscitare la gelosia nei confronti di fratelli e sorelle
- “Se mangi il pesce, ti do una caramella!” Il cibo in tavola non può essere oggetto di baratto, altrimenti si fa passare l’idea che non sia affatto buono. Il bambino poi imparerà a sfruttare la questione a suo vantaggio, rifiutandosi di mangiare qualcosa ogni volta che desidera un dolcetto.
Come educare a un’alimentazione sana
Al fine di fornire una educazione alimentare ai propri figli, oltre a un’analisi su eventuali problematiche nel proprio rapporto con il cibo, e accanto alla necessità di dare il buon esempio, i genitori hanno due importanti strumenti.
E i due strumenti sono presto detti: far mangiare frutta e verdura, ma più in generale fornire una alimentazione sana e far praticare sport ai bambini con regolarità.
(25 Agosto 2023)