La FOBO, Fear Of a Better Option (in italiano: paura di una scelta migliore) è una paura che scatta quando si deve decidere tra diverse opzioni all’apparenza ugualmente valide. Come uscire dallo stallo e prendere decisioni migliori?
Da tempo si parla della FOMO, Fear Of Missing Out (in italiano: paura di essere esclusi), la compulsione a controllare continuamente i social media per paura di essere “tagliati fuori”. Meno conosciuta è invece la FOBO, ovvero la paura di una scelta migliore.
La FOBO si manifesta quando ci si trattiene dall’operare una scelta per timore che un’opportunità migliore possa presentarsi. Un timore paralizzante, che determina stress anche nel prendere decisioni piuttosto elementari.
FOBO, perché si è indecisi?
I due termini, FOMO e FOBO, arrivano da Patrick McGinnis, un imprenditore e autore di origine statunitense. Per McGinnis viviamo in un mondo saturo di possibilità e il prendere decisioni banali, scegliere cosa indossare o dove andare a cena, acquista un che di maniacale e perfezionista, diventa una forma di pensiero ossessivo che ricorda il rimuginio. In questo contesto, la tecnologia, invece di aiutare, non ha fatto altro che peggiorare le cose.
Quando vogliamo comprare qualcosa online siamo di fronte a un catalogo sterminato, con altrettante recensioni spesso opposte tra loro. Queste informazioni producono un sovraccarico cognitivo. Così procrastiniamo la decisione, o lasciamo che altri scelgano per noi.
Una libertà che mette ansia
Per lo psicologo Barry Schwarz, autore del TED Talk The paradox of choice e dell’omonimo volume, la FOBO deriverebbe da fattori culturali. In Occidente il benessere individuale è collegato alla possibilità di scelta tra opzioni diverse: più scelta abbiamo, maggiore è il grado di libertà nel selezionare l’opzione migliore per noi.
Cerchiamo quindi di “collezionare” e mantenere il maggior numero di possibilità, ricavandone un rassicurante senso di controllo. Ma questo eccesso di opzioni paralizza. Alcuni ricercatori, nel 2003, hanno svolto uno studio per comprendere a che punto si produca un eccesso di scelta.
A 800.000 lavoratori di una azienda è stato sottoposto un piano pensionistico con un numero di opzioni variabile, da lavoratore a lavoratore, ma comunque in aumento. Si è scoperto che minore era il numero delle offerte presentate, maggiore era l’interesse nei confronti del fondo pensione proposto.
La paura in una formula
La paura di operare una scelta sbagliata è legata all’idea che la decisione causerà conseguenze irreversibili e negative. In economia questo principio è reso con il cosiddetto costo opportunità: di fronte a una scelta si presenta sempre la valutazione tra guadagno e perdita.
Il costo di una scelta, in questa ottica, corrisponde al valore della migliore alternativa scartata. E proprio l’alternativa scartata torna con le sue caratteristiche attraenti e positive quando abbiamo operato la nostra scelta, dandoci la percezione di essere più vicini al fallimento.
Lo sa bene Passenger, nome d’arte del cantante inglese Michael David Rosenberg, che in un suo brano intitolato Let her go canta “Only know you love her when you let her go”, ovvero: “Capisci di amarla solo quando l’hai persa”.
Perché scegliere mette agitazione?
Perché rischiamo di sentirci peggio, per diverse ragioni:
- rimpianto per le opzioni scartate
- aspettative eccessive, cui seguono domande quali: “Cosa perdo? Sono all’altezza? Che penseranno di me gli altri?”
- autoaccusa, che si manifesta con senso di colpa e autosvalutazione, quando prendiamo una decisione che poi riteniamo sbagliata.
In questo ultimo caso può ridursi il senso di autoefficacia, e ci ritroviamo in un circolo vizioso di future paralisi e incertezze di fronte a nuove scelte. Il processo decisionale può essere compromesso.
Soddisfatti i nostri bisogni di base (sicurezza dai pericoli, disponibilità di acqua e cibo), ci focalizziamo su quelli di livello più alto (autostima, autorealizzazione, riconoscimento dagli altri). Desideriamo realizzare il nostro potenziale, essere riconosciuti e amati.
Un’agitazione per la scelta indotta nei bambini
Quando prendiamo una decisione, quindi, non tolleriamo un risultato imperfetto. Questa considerazione si applica alle decisioni facili, per esempio cosa guardare su Netflix (noi consigliamo Storia di un matrimonio), e a quelle più complesse: la carriera da intraprendere, o il partner da scegliere.
Conta anche l’educazione ricevuta. Diversi bambini ricevono da genitori e insegnanti il messaggio che, per risultare gradevoli, devono “essere perfetti”, devono compiacere. “Essere bravi” vuol dire, per i piccoli, ricevere affetto e attenzione da parte dei genitori. Nascono così tratti perfezionistici e i bimbi iniziano a sentirsi in ansia se le cose non vanno come programmato.
Indecisione cronica, cosa fare?
McGiggins suggerisce di valutare la posta in gioco, per evitare una analisi paralizzante e svolgere una prima selezione:
- nessuna posta in gioco, rischio zero
- posta in gioco bassa, basso rischio
- posta in gioco alta, con alto rischio
Le decisioni a rischio zero risultano facili, come potrebbe essere la scelta di una serie tv, non determinano rischi né perdite e hanno conseguenze gestibili. In questi casi una buona mossa è affidarsi al caso (lanciando una monetina, per esempio) o delegare ad altri la scelta.
Le scelte a basso rischio potrebbero avere qualche conseguenza negativa, comunque trascurabile. La cosa migliore sarebbe confrontarsi con una persona di fiducia, per poi prendere le decisioni del caso.
Le decisioni ad alto rischio sono le più difficili. Sposarsi o meno, accettare o meno un lavoro, accendere un mutuo oppure no. Sono i casi in cui le conseguenze a lungo termine sono significative. Come scegliere in modo opportuno?
I consigli di McGiggins
McGiggins suggerisce 7 step semplici e chiari:
- fare una lista di ciò che realmente conta
- raccogliere dati e informazioni sulle opzioni disponibili
- ricordarsi che la FOBO emerge nel contesto di opzioni altrettanto valide, quindi la decisione non è affatto ad alto rischio
- identificare l’opzione che l’intuito considera la migliore
- comparare ogni opzione disponibile con quella identificata al punto precedente
- eliminare un’opzione per sempre, senza tornarci su. Se il blocco persiste, chiedere consiglio a un gruppo ristretto di persone fidate. Non più di cinque
- impegnarsi e andare fino in fondo senza tornare sui propri passi.
Dalla paura alla gioia di perdersi qualcosa
Non esistono opzioni né scelte sempre perfette. Persone, relazioni, cose, patiscono una sana imperfezione di cui dobbiamo tenere conto insieme ai dati di realtà. Non dobbiamo accontentarci né essere sopraffatti dal perfezionismo, che rischia di lasciarci nella FOBO.
E, chissà, magari potremmo scoprire la Joy Of Missing Out (JOMO), ovvero non più la paura di perdersi qualcosa, bensì la gioia e il lusso di perderci qualcosa per strada. E sentirci più leggeri.
(19 Dicembre 2019)