L’equilibrio nei rapporti: imparzialità o parzialità, qual è la via giusta?

Sei imparziale nei tuoi rapporti o tendi a schierarti? Scopri come trovare il giusto equilibrio nei rapporti, in famiglia e non solo, e perché essere sempre neutrale non è necessariamente un bene.

L’equilibrio nei rapporti: imparzialità o parzialità, qual è la via giusta?

Essere imparziali sembra un’idea fantastica, vero? Si pensa che rimanere neutrali, specialmente nei rapporti personali, ci metta al riparo da conflitti e discussioni. Ma è davvero così? E se, invece, l’imparzialità potesse portare a effetti indesiderati, come il sentirsi distaccati e meno coinvolti?

In questo articolo, cercheremo di esplorare l’idea di equilibrio nelle relazioni, in famiglia e nella vita quotidiana, e capiremo cosa si nasconde dietro il concetto di imparzialità. Perché, a volte, essere parziali non è così negativo come si crede.

Cosa si intende per imparzialità?

Quando si parla di imparzialità, viene subito in mente l’immagine di un giudice in tribunale: distaccato, neutrale e al di sopra delle parti. Questo ideale di equilibrio è spesso considerato un must per gestire discussioni e disaccordi, in famiglia e nei rapporti interpersonali. Ma, se ci pensiamo bene, cosa vuol dire davvero essere imparziali in un contesto così personale come quello familiare o nelle amicizie?

Facciamo un esempio concreto. Pensa a una classica cena di famiglia. Tuo padre e tua sorella cominciano a discutere animatamente sulla gestione delle vacanze estive. Tua sorella si lamenta di non essere mai ascoltata e tuo padre, di rimando, le ricorda che è sempre lui a organizzare tutto. In quel momento, probabilmente ti viene istintivo dire: “Dai, cerchiamo di trovare un punto d’incontro, non litigate per queste sciocchezze.” Ecco, questa frase esprime un tentativo di imparzialità: restare neutrale, fare da paciere e non favorire nessuno.

Ma come viene percepita? Tua sorella potrebbe pensare che non la stai difendendo e che minimizzi la sua frustrazione. Tuo padre, d’altra parte, potrebbe vedere il tuo intervento come un’accusa implicita al suo modo di fare. Il risultato? Invece di calmare le acque, entrambi possono sentirsi più soli e meno compresi.

Essere imparziali, in teoria, significa non favorire nessuno e non lasciarsi influenzare dai sentimenti. Potremmo dire che è come se ci si ponesse in una zona grigia, dove non si prende posizione né per una parte né per l’altra. Ma l’essere umano è tutt’altro che un’entità distaccata e razionale. Siamo guidati dai nostri vissuti, dalle emozioni, dalle esperienze che ci hanno formato. Questo ci rende inevitabilmente parziali, per definizione.

In pratica, quindi, sforzarsi di essere imparziali a tutti i costi nei rapporti familiari può avere un effetto paradossale: da un lato, si cerca di mantenere l’equilibrio in famiglia, dall’altro si rischia di creare un senso di distanza e di freddezza emotiva. Allora, che fare?

Cosa significa essere parziali?

La parola “parzialità” è spesso associata a qualcosa di negativo: favoritismi, ingiustizie, preferenze. Ma essere parziali significa davvero fare torto a qualcuno? Non necessariamente. A volte, prendere posizione può essere una dimostrazione di autenticità e trasparenza, oltre che un segno di coinvolgimento.

Essere parziali può voler dire schierarsi, certo, ma schierarsi anche con sé stessi, con i propri valori e con ciò che ci sembra giusto in una determinata situazione. Pensiamo ai rapporti familiari. Se un partner si lamenta continuamente del comportamento del suocero, ad esempio, essere imparziali significherebbe forse non prendere mai posizione e lasciare che la frustrazione del partner cresca, in nome della “pace” e dell’equilibrio in famiglia. Ma, a lungo andare, questo atteggiamento può generare tensioni e far sentire il partner non supportato.

Invece, una parzialità consapevole – che non si limita a schierarsi acriticamente, ma che tiene conto dei sentimenti e delle ragioni in gioco – può portare a una discussione più costruttiva e, in fin dei conti, a un vero equilibrio nel rapporto. Dire a chi si lamenta: “Capisco perché sei infastidito o infastidita, e secondo me hai ragione, ma credo che dovremmo trovare un modo per affrontare la situazione senza creare attriti” è una presa di posizione che considera entrambi i lati. È parzialità? Sì. È utile? Assolutamente.

Essere parziali non vuol dire necessariamente essere ingiusti. Anzi, a volte la parzialità serve proprio a riportare una giustizia che l’imparzialità non sa garantire. Prendiamo un esempio più estremo: se vedessimo una persona subire un’ingiustizia, rimanere imparziali e non intervenire non sarebbe affatto giusto. Sarebbe solo un modo per evitare il conflitto. Al contrario, schierarsi con chi subisce un torto e farsi “parziali” per difendere chi ne ha bisogno significa usare la propria influenza per ristabilire un equilibrio nei rapporti.

L’equilibrio nei rapporti: imparzialità o parzialità?

Quindi, dovremmo bandire l’imparzialità dai nostri rapporti? No, perché anche questa ha un valore importante. Quando si parla di mediazione, specie in famiglia o nelle relazioni strette, un certo grado di imparzialità serve per mantenere un punto di vista oggettivo e non essere trascinati dalle emozioni. L’importante è non cadere nell’estremo opposto, cercando di essere distaccati a tutti i costi.

L’obiettivo è trovare un equilibrio, dove l’imparzialità si alterna alla parzialità, a seconda della situazione. Se senti che una delle persone coinvolte in un conflitto sta davvero esagerando e l’altra sta soffrendo ingiustamente, allora essere parziali e prendere posizione diventa un atto di responsabilità. Se invece si tratta di un disaccordo dove entrambe le parti hanno delle valide ragioni, la giusta distanza può aiutare a fare chiarezza.

In fin dei conti, l’equilibrio nei rapporti è fatto di ascolto e di consapevolezza. Sapere quando essere imparziali e quando permettersi di essere parziali è ciò che può davvero migliorare le relazioni, in famiglia e in tutti i contesti della vita quotidiana. Perché non esiste una regola universale, ma solo un continuo adattarsi alle situazioni e ai sentimenti di chi ci sta accanto.

Un’ultima riflessione sull’essere parziali o imparziali 

Osservando i rapporti umani, la tentazione di rifugiarsi nell’imparzialità è comprensibile: è il nostro tentativo di evitare il conflitto, di non essere coinvolti emotivamente e di mantenere l’equilibrio. Ma quando parliamo di equilibrio nei rapporti, specialmente in famiglia, l’idea di imparzialità diventa più complessa.

La verità è che non possiamo mai essere davvero neutri. Le nostre esperienze, le storie che abbiamo vissuto e le nostre stesse emozioni ci influenzano in ogni interazione. Pensiamo a un genitore che cerca di essere imparziale tra due figli in lite: può davvero esserlo, sapendo che ogni sua parola verrà analizzata e interpretata da chi si sente meno supportato? In realtà, anche il silenzio o la pretesa di neutralità è già un messaggio. È come dire: “Non voglio prendere nessuna posizione.” E questo può lasciare ferite più profonde di una presa di posizione dichiarata.

Un altro aspetto cruciale è che la parzialità, se gestita con consapevolezza, può diventare uno strumento di crescita per tutti. Spesso, chi tende a essere imparziale lo fa perché ha paura di sbagliare, di ferire qualcuno o di causare uno strappo nella relazione. Ma il vero equilibrio nei rapporti non si ottiene evitando il conflitto, bensì attraversandolo con cura e onestà. Dire a qualcuno: “In questo momento mi sento più vicino a questa posizione, perché mi sembra che stai soffrendo di più” non vuol dire escludere l’altra persona, ma creare uno spazio di condivisione dove le emozioni di tutti possano emergere senza essere ignorate.

In psicologia si parla spesso di convalida emotiva, ossia della capacità di accogliere i sentimenti degli altri senza giudizio. In questo senso, essere parziali diventa un modo per convalidare il dolore, la rabbia o la frustrazione di chi ci sta accanto. E questo è qualcosa che non può essere fatto da una posizione di distacco assoluto. Quindi, l’invito è quello di osservare le dinamiche umane, di essere presenti, autentici e aperti al rischio di sbagliare. È molto più importante, nelle relazioni, essere genuini che perfetti. Anche perché l’equilibrio non è uno stato statico, ma un processo dinamico: possiamo oscillare, cadere e ritrovare la stabilità.