Innamorarsi è – quasi sempre – la parte facile, e se si viene contraccambiati si vive un periodo molto intenso. Poi per molti si arriva a un lieto fine, che può essere un matrimonio o una convivenza. Ma che succede dopo? Perché per molti, oggi, l’idea di una relazione a lungo termine risulta ansiogena? Parliamo di amore e matrimonio da Cenerentola alle app di incontri.
L’avete riconosciuta?
Era la musica conclusiva di Cenerentola, una delle fiabe più amate e raccontate.
Ma è questo l’ideale di amore che abbiamo in mente? In fondo, questo racconto parla di una ragazza umile e passiva, che viene liberata dalla sua vita mediocre da un uomo perfetto (bello, ricco, potente), in seguito a un innamoramento fulmineo. I due non si conoscono neanche, si vedono solo una volta, ballano e poi si sposano. Ma cosa c’è dopo questo lieto fine? Insomma, qual è la routine di Cenerentola e del principe azzurro? Non si annoiano mai nel vedere l’un l’altro in pigiama o in tuta? Non è dato saperlo. Cenerentola, come la maggior parte delle fiabe, finisce così: c’è solo il “lieto fine”. Ma se il momento in cui l’amore viene corrisposto è il momento in cui una relazione giunge al culmine, che succede dopo? Quanto conta questo immaginario nella nostra capacità di coltivare le relazioni a lungo termine?
Ci abbiamo ragionato un po’, e abbiamo provato a rispondere a queste domande. Questo è “Streaming of consciousness”, un podcast di “La finestra sulla mente”.
Le storie che raccontiamo, e il modo in cui lo facciamo, sono fattori importanti. Film, libri e canzoni hanno lo scopo di emozionare, e farci appassionare; ma per fare questo, spesso, finiscono per proporre situazioni estreme. Nel caso delle storie d’amore, allora, si finisce per parlare quasi sempre o della fase iniziale, o di quella finale della relazione. Da una parte l’amore ideale, assoluto e improvviso che cambia in meglio la vita, e che dura per sempre, come in Cenerentola. Dall’altra, un amore di compromessi, insoddisfacente, che delude e che finisce.
“Ma dai, sono solo favole”. Beh, questo è vero, ma fino a un certo punto. Le favole infatti raccontano le nostre speranze, e nello stesso tempo definiscono ciò che è desiderabile. E ognuno è immerso in questa matrice di significati ogni volta che vede un film romantico o ascolta una canzone d’amore.
Forse è per questo che poi ci si trova spiazzati di fronte alle relazioni reali. Ci aspettiamo che l’amore sia perfetto, oppure che sia un disastro, e quindi la realtà, che è spesso più complessa, diventa incomprensibile, perché sfugge alle categorie estreme di perfezione o disastro. Una ricerca recente ha mostrato che chi aveva una visione più romantica e idealizzata tendeva a nutrire anche diversi dubbi sulla propria relazione, posticipando il matrimonio. Secondo gli autori di questo studio, ciò avviene perché l’idea di un amore da fiaba rende difficile accettare le imperfezioni del partner, posticipando, di conseguenza, il momento del “sì”. Quindi, o principe azzurro o niente. In ogni caso, comunque, anche una visione disillusa dell’amore è un fattore di rischio per il divorzio, perché può portare a impegnarsi di meno nel rapporto.
Insomma, c’è bisogno di equilibrio. Bisogna avere in mente, che una relazione non sempre cambia la vita, né in positivo né in negativo. Se state cercando la persona con cui vivere “per sempre felici e contenti”, forse prima sarebbe meglio pensare alle speranze che riverserete su quella persona e sulla relazione. C’è da chiedersi “Sono in grado di accettare le imperfezioni mie e dell’altro?”, “Sono in grado di accettare che una relazione non sarà come me la sono immaginata, e che potrebbe avere alti e bassi?”. Se invece vi siete convinti che gli altri vi deluderanno sempre e comunque e finirà tutto male, potreste valutare che anche gli altri sono in grado di impegnarsi.
Nel dubbio, i risultati di alcuni studi scientifici forniscono indicazioni per vivere meglio la quotidianità con il vostro partner:
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- riconoscere e gestire lo stress: i ricercatori Ashley Randall e Guy Bodenmann hanno notato che i vari tipi di stress (sociale, lavorativo, familiare) sono in grado di influenzare in modo negativo la relazione di coppia. Diventa quindi importante saper monitorare il proprio livello di stress e saperlo gestire, esercitando l’autocontrollo e impiegando strategie di gestione efficaci;
- via lo smartphone: pare infatti che stare incollati allo schermo sia una fonte di conflitto nelle coppie, perché provoca distrazione e irritazione in chi cerca attenzione. Gli anglosassoni chiamano questa abitudine “phubbing”, ovvero snobbare con lo smartphone. Quando siete in coppia cercate di eliminare o quantomeno minimizzare l’uso di tablet e telefono;
- non scappate dopo il sesso: le coccole dopo il rapporto sessuale sono, secondo alcuni studi, indice di una maggiore soddisfazione sessuale, poiché pare che abbiano un potere rassicurante in un momento di vulnerabilità, rinforzando quindi intimità e fiducia;
- il potere del perdono: capita di discutere per azioni che hanno ferito i sentimenti reciproci. Tuttavia, a volte, perdonare e passare oltre (abbracciare, dire in modo esplicito “non ti preoccupare, non fa niente”) sembra essere una strategia migliore di discutere, purché il perdono sia sentito e non sia un modo di evitare di affrontare il problema;
- giocare: la capacità di giocare e divertirsi insieme sembra indicare una buona soddisfazione nella relazione. Se vi accorgete di essere troppo seri, giocate di più!
(14 Giugno 2019)