L’ecolalia è un disturbo del linguaggio. Consiste nella ripetizione meccanica e stereotipata di parole, o frasi, pronunciate da altre persone.
Perché si presenta, e in che modo può essere trattata e risolta? Risponde a queste domande la dottoressa Miriam Baraccani, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino.
Ecolalia, una definizione
Il termine ecolalia deriva dalle due parole greche “éco”, identica nell’italiano, e “lalìa”, che significa loquacità. Descrive la ripetizione, con un’intonazione che non cambia, di parole, suoni o frasi senza un apparente senso.
Nelle fasi iniziali di sviluppo del linguaggio, l’ecolalia rappresenta un fenomeno imitativo necessario per sperimentare i suoni e la vocalizzazione, utile anche per ampliare il patrimonio linguistico. Tendenzialmente, questa riproposizione dei vocaboli scompare naturalmente quando il bambino ha 3 anni.
L’ecolalia può però anche essere un sintomo che caratterizza un disturbo dello spettro autistico. L’ecolalia si ritrova infatti presente fino al 75% delle persone con una diagnosi di autismo.
Come si manifesta l’ecolalia?
L’ecolalia generalmente è di due tipi:
- il primo tipo di ecolalia è considerato immediato ed è effetto dell’imitazione che un bambino, tendenzialmente senza difficoltà, fa durante il suo sviluppo linguistico. È quindi un comportamento assolutamente normale, e non deve destare allarme
- il secondo tipo avviene in un secondo tempo, e può essere definito ecolalia differita.
In questo caso il bambino, in maniera differita, ripete singole parole o frasi che ha udito.
Questo comportamento potrebbe essere l’espressione di un problema più importante e, se unito ad altri aspetti che vedremo in seguito, potrebbe indurci a ritenere utile un approfondimento diagnostico.
È sempre importante, però, non assolutizzare il singolo comportamento e leggerlo da subito come un possibile segnale patologico.
Perché i bambini ripetono le parole?
La ripetizione di parole è una tappa assolutamente normale nello sviluppo del linguaggio nei bambini di due anni. È molto importante per loro, quando iniziano a pronunciare le prime parole, poter apprendere vocaboli per imitazione. Anche il gioco, si ricorda di passaggio, ha un ruolo fondamentale nella crescita del bambino.
L’ecolalia è pertanto una modalità per ampliare il patrimonio comunicativo del bambino, che procede poi ad acquisire formule comunicative più complesse e strutturate. La psicolinguista Lucia Pfanner, in uno studio del 2008, ha categorizzato le funzioni comunicative dell’ecolalia che viene descritta come una strategia di compenso.
A livello interattivo essa presenta una funzione affermativa, dichiarativa, richiestiva, di turnazione (tentativo di comunicare con l’altro da sé), di supporto allo sviluppo linguistico. E solitamente scompare intorno ai 3 anni di vita.
Come avviene una diagnosi di ecolalia?
Fondamentale che la diagnosi di ecolalia non sia un’autodiagnosi: è necessario affidarsi ad un professionista che, oltre a raccogliere dati anamnestici, attraverso test, indagini neurologiche ed esami strumentali possa fare un’accurata valutazione del linguaggio.
Come si può intervenire in questi casi?
L’ecolalia può essere trattata con la logopedia che aiuta il bambino anche a strutturare maggiormente i pensieri e di conseguenza a migliorare le sue capacità espressive. Si interviene poi con la terapia comportamentale che aiuta il bambino ad ampliare la sua gamma di strategie comunicative.
È doveroso, soprattutto se la diagnosi di ecolalia riguarda un bambino, fornire un adeguato sostegno alla famiglia anche rispetto alla messa in atto delle strategie più utili per far fronte alla problematica.
Quali comportamenti rientrano nello spettro autistico?
Oltre all’ecolalia, che è presente nel 75% delle diagnosi del disturbo dello spettro autistico, i sintomi dell’autismo riguardano due dimensioni:
- la dimensione relativa alla comunicazione
- la dimensione comportamentale.
Facciamo riferimento al termine “spettro” proprio per indicare un continuum di sintomi, dai più lievi ai più gravi, ed evitare che si creino delle rigide etichette diagnostiche che non prendono in considerazione la complessità degli elementi che possiamo osservare nella persona che presenta questa problematica.
Relativamente all’area della comunicazione, le caratteristiche che possiamo osservare sono per lo più la difficoltà nell’interazione con l’altro da sé, relativamente a:
- possibilità di mantenere l’aggancio visivo durante lo scambio verbale
- scarsa capacità di reciprocità, di mimica facciale, di empatia
- scarsa capacità di comprendere il punto di vista dell’altro.
Linguaggio scarno, interessi ridotti, ansia sociale
Spesso poi incontriamo interessi e passioni molto ridotti e rigidamente strutturati, un linguaggio scarno, spesso ripetitivo, difficoltà astrattive che rendono complesso, ad esempio, il comprendere le battute o gli scherzi con conseguente ansia sociale.
Nei bambini spesso osserviamo una significativa riduzione di gestualità, usata ad esempio per indicare, attirare l’interesse dell’adulto, condividere. Dal punto di vista comportamentale spesso incontriamo gestualità e comportamenti stereotipati e ripetuti, apparentemente senza un senso, con attivazione rispetto a stimoli esterni inusuali.
I comportamenti sono spesso ripetitivi, comportamenti quali dondolio e ruotare le mani velocemente, con un forte bisogno di una routine strutturata rigidamente ed una difficoltà nella gestione dell’imprevisto. Sono proprio queste circostanze a determinare la necessità di rivolgersi ad un professionista della psiche.
(23 Giugno 2022)