Scaramanzia, rituali propiziatori, credenze e superstizione: sono tutte declinazioni di uno stesso concetto, ossia il pensiero magico.
Questo processo mentale che attribuisce a determinate circostanze relazioni di causa ed effetto senza supporto empirico è piuttosto comune in svariate culture. Si tratta di un aspetto quasi folkloristico che, tuttavia, in alcuni casi, può essere la manifestazione di un disturbo psicologico.
In questo articolo cercheremo di capire, prima di tutto, in che cosa consiste il pensiero magico e, in secondo luogo, quando questo può diventare patologico o celare un disturbo psicologico.
Che cos’è il pensiero magico
Il pensiero magico può essere descritto come l’associazione tra una certa causa e un determinato effetto senza che questa relazione sia supportata da alcuna prova empirica o scientifica.
Questo processo mentale è molto diffuso e si può manifestare nei modi più svariati. Ne è un esempio sicuramente la scaramanzia, sotto forma di riti propiziatori attraverso i quali si cerca di favorire il realizzarsi di un determinato evento. È una declinazione del pensiero magico anche la superstizione. Basti pensare, nella nostra cultura, all’associazione tra numeri, animali o azioni e una sorte avversa: il gatto nero che attraversa la strada, il numero 17, il passare sotto una scala o, ancora, rompere uno specchio.
In alcuni casi, il pensiero magico può influenzare i comportamenti stessi delle persone, in misura anche maggiore di quello che siamo disposti ad ammettere. Tutto questo è sintetizzabile nella classica frase: non è vero, ma ci credo. Quasi a giustificare certi gesti evidentemente illogici e privi di fondamento scientifico.
Ma quali sono le ragioni psicologiche che alimentano il pensiero magico? Una risposta può essere senza dubbio la contiguità tra determinati eventi. Esprimo un desiderio guardando una stella cadente e questo si avvera, ad esempio. Questa successione ci spinge a ritenere che tra i due eventi ci sia un rapporto di causa ed effetto, anche senza evidenze empiriche.
Un secondo meccanismo psicologico che alimenta il pensiero magico è, poi, il pensiero associativo, come l’attribuzione di determinate caratteristiche metafisiche a particolari oggetti (gli amuleti, ad esempio).
Quando il pensiero magico è patologico
Il pensiero magico, come abbiamo detto, è folklore e fa parte del bagaglio culturale di molte società, ma può rivestire anche importanti funzioni psicologiche. In determinate circostanze, infatti, può essere utilizzato per dare una spiegazione a eventi che una spiegazione, apparentemente, non ce l’hanno.
Di conseguenza, almeno a livello psicologico, viene alimentata una sensazione di maggior controllo e ridotto il livello di ansia. Un esempio classico di questo meccanismo lo troviamo molto spesso nello sport. Tantissimi atleti scaricano la tensione ripetendo regolarmente prima della prestazione sportiva determinati rituali o gesti che danno l’illusione di poter controllare la casualità degli eventi.
Un altro meccanismo alimentato da questa forma di pensiero è l’effetto placebo: credo a tal punto che determinati rituali possano, ad esempio, curare una patologia da riscontrare un miglioramento a livello di manifestazioni sintomatologiche della stessa.
Detto questo, però, in altri casi il pensiero magico può degenerare in una vera e propria ossessione o celare altri disturbi psicopatologici.
Il pensiero magico, ad esempio, può manifestarsi in quadri di schizofrenia o in pazienti che presentano un disturbo di tipo ossessivo compulsivo. I segnali che questo processo mentale stia degenerando in qualcosa di patologico sono molteplici. Ad esempio, i rituali scaramantici aumentano nel tempo o diventano vere e proprie compulsioni. Accresce il senso di colpa perché ci si ritiene responsabili di determinati eventi o si crede di portare sfortuna.
Le credenze illogiche e irrazionali sono ulteriormente messe in risalto in contesti di psicosi, delirio e, come detto, schizofrenia.
Come superare il pensiero magico
Quando il pensiero magico diventa patologico, è possibile affrontarlo con il supporto della psicoterapia. Grazie ad un percorso di questo tipo e sotto la supervisione e con l’aiuto di una specialista, si può imparare a combattere le proprie paure e fobie senza affidarsi ad alcun tipo di scaramanzia, rituale o comportamento che non ha fondamenti scientifici.
Si possono apprendere strategie alternative per affrontare le proprie ansie attraverso un approccio di tipo cognitivo-comportamentale che la comunità scientifica ha riconosciuto essere uno dei trattamenti più efficaci per queste fattispecie, in particolare il metodo EPR, ossia Esposizione e Prevenzione della Risposta.
(21 Aprile 2023)