La memoria di lavoro, detta anche “working memory”, è un aspetto della mente che consente di mantenere temporaneamente le informazioni ed elaborarle allo stesso tempo, facilitando il multitasking e la gestione di compiti complessi.
In pratica, possiamo considerare la memoria di lavoro come il motore operativo della nostra mente, costantemente attivo nel coordinare i nostri pensieri, le nostre decisioni e le nostre azioni quotidiane.
Opera ininterrottamente, agendo in modo implicito. Ogni volta che intraprendiamo un’azione o prendiamo una decisione, è la nostra memoria di lavoro che entra in azione.
In questo articolo esploreremo insieme che cos’è esattamente la memoria di lavoro e quali strategie possiamo adottare per allenarla e potenziarla.
Che cosa si intende per memoria di lavoro?
Il concetto di “memoria del lavoro”, nell’ambito degli studi della psicologia cognitiva, è stato introdotto nel 1974 da Alan Baddeley, uno studioso che ha evidenziato la sua importanza nel preservare informazioni mentre si svolgono anche altre attività.
Si tratta di un processo dinamico che coinvolge principalmente due sottosistemi: uno per immagazzinare ed elaborare materiale verbale, come liste di parole o numeri, e uno per le informazioni di tipo visivo o spaziale.
Può essere paragonata a una sorta di quaderno dove vengono scritte e salvate tutte quelle informazioni che servono per svolgere un determinato compito. Quando tutti i dati vengono registrati in questo tipo di memoria, la nostra mente è in grado di svolgere più azioni contemporaneamente.
Non solo, la memoria di lavoro è fondamentale per il funzionamento delle nostre funzioni cognitive. Consente, ad esempio, di risolvere problemi matematici, comprendere testi scritti e pianificare strategie.
Data la sua cruciale importanza, è essenziale iniziare ad allenarla fin dall’infanzia, soprattutto nell’ambito scolastico, al fine di favorire un apprendimento efficace e duraturo.
In alcuni bambini una bassa capacità di memoria di lavoro potrebbe essere influenzata da disturbi specifici del neurosviluppo come la dislessia o il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
Come si allena la memoria di lavoro?
Esistono diversi esercizi che possono essere eseguiti per allenare e potenziare la memoria di lavoro, sia nei bambini che negli adulti.
Un primo esercizio, realizzato soprattutto per i più piccoli, consiste nel favorire la rappresentazione mentale delle informazioni apprese, incoraggiando a visualizzare mentalmente un’immagine o una figura che rappresenti ciò che si è ascoltato o imparato.
Ad esempio, quando si chiede a un bambino di fare qualcosa, come mettere a posto i suoi giochi, si può suggerire di immaginare e disegnare la sua stanza ordinata.
Man mano che la capacità del bambino migliora, gli si può chiedere di immaginare la stanza ordinata solo nella mente e successivamente di descriverla a voce alta.
Un’altra efficace strategia per i più piccoli è stimolarli a spiegare ciò che hanno imparato, sia durante le lezioni scolastiche che in altri contesti, incoraggiandoli a comprendere l’importanza dell’informazione e del processo di memorizzazione.
Per gli adulti un esercizio efficace consiste nell’utilizzare liste di lettere e numeri (es. “8 G 6 M 4 L 5 D”). L’obiettivo è ripetere mentalmente la lista dopo averla vista solo una volta. Successivamente, per rendere il compito ancora più difficile, si può tentare di ripetere la lista mettendo le lettere in ordine alfabetico e i numeri in ordine crescente. Sebbene possa sembrare semplice, questo esercizio richiede un notevole impegno cognitivo.
Dove si trova la memoria di lavoro?
La memoria di lavoro è un complesso sistema che coinvolge una serie di regioni cerebrali tra loro connesse e richiede l’attivazione di un circuito specifico di neuroni che si sviluppa nella corteccia prefrontale del cervello.
Una volta attivata, la memoria di lavoro interagisce con diverse regioni cerebrali, tra cui la corteccia posteriore, il lobo temporale e quello occipitale. Il lobo temporale svolge un ruolo fondamentale nell’immagazzinamento e nella manipolazione dell’informazione verbale a breve termine; il lobo occipitale si occupa invece dell’elaborazione dell’informazione visiva.
Per capire come funziona esattamente questo sistema cognitivo, la memoria di lavoro può essere suddivisa in quattro sottosistemi specifici:
- Esecutivo centrale: è il cuore pulsante della memoria di lavoro. Supervisiona, controlla e coordina gli altri sottosistemi, focalizzando sulle attività più rilevanti. Non è direttamente coinvolto nell’immagazzinamento delle informazioni
- Loop fonologico: svolge un ruolo fondamentale nell’acquisizione e nella riproduzione delle informazioni verbali
- Taccuino visuo spaziale: consente al cervello di percepire e interagire con il mondo circostante. Conserva gli stimoli visivi e collabora a stretto contatto con il loop fonologico
- Buffer episodico: è il collante che tiene insieme tutte le componenti del sistema. Collega le informazioni a lungo termine con quelle a breve termine, permettendo al cervello di costruire e manipolare rappresentazioni di eventi ed esperienze.
Qual’è la differenza tra memoria di lavoro e memoria a breve termine?
Sebbene la memoria di lavoro e la memoria a breve termine siano spesso confuse o considerate sinonimi, presentano differenze cruciali nel loro funzionamento e nelle loro caratteristiche.
La memoria a breve termine è un “magazzino passivo” di informazioni, limitato in capacità e durata, che trattiene una quantità limitata di dati per un breve periodo di tempo.
Al contrario, la memoria di lavoro, anche chiamata memoria operativa, immagazzina temporaneamente le informazioni, le manipola e le elabora attivamente per svolgere processi cognitivi complessi.
La memoria di lavoro è inoltre strettamente correlata alla memoria a lungo termine e può lavorare insieme con essa, consentendo alla mente di gestire informazioni sia temporanee che permanenti.
(14 Febbraio 2024)