Neurodiversità e neurodivergenza. Significato, diagnosi e valore dello sviluppo atipico

Esploriamo qui i concetti di neurodiversità e neurodivergenza, a volte usati come sinonimi ma che hanno significati diversi e riguardano la variabilità dei sistemi neurologici il primo e uno sviluppo neurologico atipico, il secondo

Neurodiversità e neurodivergenza. Significato, diagnosi e valore dello sviluppo atipico

Nel vasto spettro dell’esperienza umana, la diversità delle menti gioca un ruolo cruciale nel modellare le società, le culture e il progresso. Insieme alla Dottoressa Maria Pugliatti, Neuropsichiatra Infantile di Santagostino Pische, in questo articolo esploriamo i concetti di neurodiversità e neurodivergenza, termini che hanno guadagnato visibilità e rilevanza nel discorso pubblico per promuovere una maggiore inclusione e comprensione delle varie funzioni cerebrali. 

Cosa si intende per neurodiversità e per neurodivergenza?

La neurodiversità è il concetto che riflette la variabilità naturale dei sistemi neurologici umani. Analogamente al termine biodiversità, che descrive la varietà e la diversità tra organismi viventi e gli ecosistemi di cui fanno parte, la neurodiversità rappresenta la gamma di differenze neurologiche tra gli esseri umani. Questo include variazioni nella neurologia che sono parte integrante della condizione umana, sottolineando che tali differenze non devono essere viste come deviazioni da una presunta norma, ma piuttosto come espressioni della naturale diversità umana. Pertanto, la neurodiversità non è un concetto comparativo che indica qualcosa di “anormale”, bensì celebra la variabilità che è fondamentale e intrinseca al mondo naturale e alla specie umana.

Il termine “neurodivergente” si riferisce invece alle persone il cui sviluppo neurologico differisce da quello che viene considerato tipico o neurotipico. Mentre circa l’80% delle persone può essere descritto come neurotipico, avendo seguito uno sviluppo neurologico che si allinea con le caratteristiche comuni della maggioranza, il restante 20% presenta quello che viene definito come neurodivergenza o neuroatipicità. Queste persone hanno caratteristiche neurologiche che si sono sviluppate in maniera atipica, influenzando diverse aree del sistema nervoso in modi unici a seconda della persona.

Condizioni neurodivergenti e tipi di neurodivergenza

Alcune tra le condizioni neurodivergenti più comuni sono:

  • Disturbi dello spettro autistico: caratterizzati da difficoltà nella comunicazione e interazione sociale, interessi ristretti e ripetitivi, comportamenti sensoriali inusuali
  • Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD): si presenta con iperattività, impulsività e disattenzione, in contemporanea o isolate con gradi di gravità variabili
  • Dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia (DSA): difficoltà che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente; sono disturbi specifici dell’apprendimento
  • Disprassia: disturbo che riguarda la coordinazione motoria e la pianificazione ed esecuzione del movimento
  • Sindrome di Tourette: caratterizzata da tic motori e vocali involontari, spesso accompagnati da disturbi ossessivo-compulsivi (DOC)
  • Disabilità intellettiva e sindrome di Down: una condizione che comprende limitazioni significative nelle capacità cognitive, tra cui apprendimento, ragionamento, problem solving e comunicazione verbale e non verbale

 

È importante sottolineare che questa lista non è esaustiva. La neurodivergenza comprende una moltitudine di esperienze individuali e condizioni differenti, ognuna con caratteristiche e sfide uniche. Inoltre, la neurodivergenza si manifesta in modi diversi da persona a persona, anche all’interno della stessa condizione. Per questo motivo, è fondamentale evitare generalizzazioni e riconoscere la ricchezza della diversità presente all’interno del panorama neurodivergente.

La neurodivergenza è una malattia?

No, la neurodivergenza non va considerata come malattia; si tratta di una caratteristica che riflette una varietà di esperienze e modalità di interazione con il mondo e che contribuisce alla ricca diversità del funzionamento umano. Originato nel contesto dell’autismo, il concetto di neurodivergenza si è espanso per enfatizzare che le differenze neurologiche dovrebbero essere riconosciute e rispettate al pari di qualsiasi altra forma di diversità umana, come quelle di genere, etnia o cultura.

Come capire se sono neurodivergente

La neurodivergenza può manifestarsi attraverso una varietà di segni e sintomi, i quali differiscono ampiamente a seconda della specifica condizione e dell’individuo. Tuttavia, ci sono alcuni indicatori comuni che possono suggerire una neurodivergenza:

  • Difficoltà nelle interazioni sociali: difficoltà a interpretare segnali non verbali, a mantenere il contatto visivo o a comprendere norme sociali implicite.
  • Comportamenti ripetitivi: compiere azioni ripetitive o avere abitudini e rituali specifici.
  • Iper o iposensibilità sensoriale: reazioni insolite agli stimoli sensoriali, come il suono, la luce o il tatto.
  • Difficoltà di concentrazione: problemi nell’attenzione sostenuta o nella gestione di stimoli interferenti, tipici dell’ADHD.
  • Disturbi specifici di apprendimento: difficoltà in  lettura, scrittura, ortografia, nell’area logico matematica, o difficoltà di apprendimento.
  • Variabilità nell’elaborazione emotiva: esperienze emotive intense o difficoltà nel regolare le emozioni.

È importante notare che la presenza di uno o più di questi segni non conferma automaticamente una neurodivergenza, ma può indicare la necessità di un ulteriore approfondimento.

Strumenti e risorse per l’autovalutazione

Online si possono trovare strumenti e test online che si ripropongono di aiutare le persone a valutare la propria neurodivergenza. Questi strumenti spaziano da questionari di autovalutazione a checklist di sintomi, ma non possono sostituire la valutazione di un professionista. Sebbene in alcuni casi questi strumenti possano fornire delle iniziali informazioni utili, è fondamentale avvicinarsi a questi risultati con cautela e considerarli come un primo passo informativo che va approfondito con un professionista sanitario.

L’importanza di una diagnosi professionale

Anche se non si tratta di patologie, le condizioni neurodivergenti possono essere diagnosticate e la diagnosi professionale è importante per diverse ragioni:

  • innanzitutto, una diagnosi conferma la presenza di una condizione neurodivergente, offrendo una validazione delle esperienze vissute
  • la diagnosi consente l’accesso a supporti e programmi individualizzati, sia nel contesto educativo che lavorativo, che in alcuni casi spettano di diritto alla persona, anche per legge
  • la diagnosi permette di sviluppare strategie e interventi personalizzati per affrontare le sfide specifiche
  • infine, favorisce una maggiore comprensione di sé e facilita il processo di accettazione e adattamento

Per ottenere una diagnosi, è necessario consultare professionisti qualificati, come psicologi, neuropsichiatri o specialisti in disturbi dell’apprendimento che possono condurre valutazioni approfondite attraverso colloqui, test psicometrici e osservazioni comportamentali. La diagnosi è un processo complesso che considera non solo i sintomi presenti, ma anche la storia personale, le sfide quotidiane e l’impatto sulla qualità della vita.

Perché è importante parlare di neurodivergenza?

Parlare di neurodivergenza è indispensabile per promuovere un cambiamento sociale verso l’accettazione, il sostegno e l’inclusione delle persone con funzionamenti neurologici diversi. Riconoscendo la neurodivergenza si sfidano gli stereotipi e i pregiudizi, si combatte lo stigma e si favorisce un ambiente in cui ogni individuo ha la possibilità di esprimere il proprio potenziale unico. Questo approccio incoraggia anche lo sviluppo di pratiche educative, lavorative e sociali più flessibili e accessibili, valorizzando tutti i contributi individuali.

Il modello sociale della disabilità, invece di vedere la disabilità come un problema o una limitazione dell’individuo, enfatizza il fatto che le barriere sociali, ambientali e di atteggiamento creano la vera disabilità limitando l’accesso e la partecipazione delle persone neurodivergenti alla società. Secondo questo approccio, la disabilità è costruita socialmente e, quindi, può essere de-costruita attraverso cambiamenti nella società che promuovono l’inclusione, l’accessibilità e il riconoscimento dei diritti.

La neurodivergenza può infatti anche essere vista come un punto di forza, se riusciamo ad apprezzare le prospettive uniche e le abilità che le persone neurodivergenti portano. Questo approccio valorizza la diversità cognitiva e sensoriale come una componente essenziale dell’umanità e una fonte di innovazione, creatività e resilienza. Celebrare la neurodiversità implica lavorare per creare un mondo in cui tutti possono prosperare, valorizzando le differenze individuali non come deficit, ma come attributi distintivi che arricchiscono le nostre comunità e società.

Incoraggiare un ambiente inclusivo e supportivo permette alle persone neurodivergenti di utilizzare i loro punti di forza unici e contribuire significativamente in vari campi, dalla scienza all’arte, dalla tecnologia all’educazione. Insomma, riconoscere e supportare la neurodiversità non aiuta solo le persone neurodivergenti, ma arricchisce anche la società nel suo insieme.