Cosa ci guida nella ricerca e nella scelta del partner? E come facciamo a capire se è davvero quello giusto? La risposta può sembrare cinica: la relazione amorosa ideale è quella “utile”, ovvero quella che ci aiuta a “correggere” i modelli e le credenze che ci portiamo dietro a partire dall’infanzia, facendoci allo stesso tempo sentire al sicuro.
Secondo il mito di Platone, anticamente gli umani erano esseri completi che poi Zeus ha diviso in due, condannandoli a un’eterna ricerca della metà perduta. Da allora diverse teorie, convalidate o meno, psicologiche e non, hanno cercato di spiegare i criteri attraverso cui scegliamo un partner. Alcuni sostengono che bisogna bastare a se stessi, che siamo esseri umani già completi e l’altro è solo un compagno con cui condividere le esperienze della vita. Altri sostengono che è necessario qualcuno che ci compensi, sostenendo la teoria fisica che gli opposti si attraggono. Altri ancora affermano che “non ci si piglia se non ci si assomiglia”. Così, teorie sull’amore, sui partner, sul principe azzurro hanno da sempre costellato la nostra storia. Partiamo dall’inizio.
Perché ci “accoppiamo”?
Facendo riferimento alla cultura occidentale, esistono diversi fattori che ci spingono a cercare un partner e non tutti disinteressati, come per esempio il vantaggio economico (“trovo qualcuno con cui dividere le spese per tirare avanti”) o le pressioni sociali (“alla mia età tutti si fidanzano”; “sono stufo di sentirmi l’unico single”). A volte, a guidare tale scelta è la profonda paura di rimanere soli, di non bastare a se stessi, di essere imperfetti senza qualcuno al proprio fianco. Altre volte, semplicemente, si sceglie un partner perché ci si innamora, perché troviamo una persona che ci fa stare bene. A livello psicologico, alla base della scelta del partner sono state individuate motivazioni più intrinseche dettate da alcuni bisogni fondamentali dell’essere umano, tra cui il bisogno sessuale e quello d’attaccamento. Il bisogno sessuale fa riferimento alla funzione riproduttiva, attraverso cui si garantisce la conservazione della specie. In quanto esseri prosociali, infatti, sembra innato in noi il bisogno di affiliazione. Il bisogno d’attaccamento, invece, si basa sulla ricerca di un senso di sicurezza, di protezione; gli individui coinvolti in una relazione sentimentale tendono a restare in prossimità dei partner e a comportarsi in modo tale da mantenere la vicinanza, in quanto intrinsecamente e naturalmente predisposti a ricevere e a dare cura e affetto.
Come riconoscere il partner “giusto”?
Chi vive in coppia spesso si chiede se la persona scelta sia davvero quella giusta. Forse però sarebbe più corretto chiedersi se la relazione di coppia in cui viviamo sia “utile” nel favorire il nostro sviluppo psichico. Una relazione di coppia, infatti, può rappresentare la forma più efficace di psicoterapia esistente se ci fornisce un’esperienza correttiva, alternativa, compensativa, rispetto alle mancanze che abbiamo vissuto nel rapporto con le figure genitoriali. Tuttavia se conferma e amplifica le nostre debolezze, potrebbe diventare un circolo vizioso che si perpetua, una prigione da cui non ci si riesce a liberare. Pertanto, più che chiedersi se il partner è giusto o sbagliato, bisognerebbe chiedersi se sia utile, utile a farci stare bene, a migliorarci.
Cosa c’entrano mamma e papà?
La relazione romantica può manifestarsi solo dopo che i legami con le figure genitoriali iniziano a perdere la loro centralità favorendo l’investimento emotivo anche su altri individui. Dall’esito di tale processo di separazione dai genitori dipende non solo lo sviluppo di un’individualità autonoma, ma anche la buona riuscita delle relazioni successive. Secondo la teoria dell’attaccamento formulata da John Bowlby nel 1969, lo stile d’attaccamento costruito durante l’infanzia esercita una massiccia influenza sulla qualità della relazione di coppia. Ad esempio, si è visto come persone che costruivano modelli sicuri, considerandosi come esseri degni d’amore e considerando gli altri come capaci di dare sostegno e cure, parlavano della loro relazione più importante come felice, amichevole e basata sulla fiducia reciproca. Persone, invece, che costruivano, durante le loro esperienze con le figure genitoriali, modelli evitanti, consideravano se stessi come esseri indipendenti e autonomi, non bisognosi della cura e dell’affetto dell’altro, mostrando nella relazione romantica paura dell’intimità e instabilità emotiva. Modelli ansiosi o ambivalenti, infine, considerando se stessi come esseri non degni d’amore, vivevano la relazione romantica come un’esperienza che implica ossessione, desiderio di fusionalità e sentimenti di gelosia.
Quindi siamo condannati?
Tutto il contrario. È stato visto come partner con modelli insicuri evitanti o insicuri ansiosi possono trasformare il loro modello, se vivono una relazione affettiva significativa con un partner con modello sicuro, che disconferma le loro credenze e le loro insicurezze attraverso un’esperienza emotiva correttiva. Il partner diventa quindi utile nella promozione di un maggiore benessere e sviluppo psichico, fornendo semplicemente la possibilità di vivere qualcosa di diverso e compensativo. Un ulteriore contributo a riguardo è stato fornito dalla Control Mastery Theory formulata da Dennis Zeitlin. Tale teoria ribadisce l’importanza della relazione di coppia nel rappresentare un’opportunità per la crescita psicologica dell’individuo. Essa, infatti, è un contesto ideale in cui i due partner possono creare inconsciamente situazioni che mettono alla prova le rispettive credenze patogene, ovvero conoscenze non funzionali su noi stessi, sugli altri e sulla realtà, sviluppate sin dall’infanzia sulla base dei legami poco sani con le figure genitoriali. Sebbene patogene, anche tali credenze si costruiscono durante l’infanzia come il miglior adattamento possibile messo in atto di fronte a situazioni traumatiche. Il bisogno di adattarsi al meglio all’ambiente in cui si vive fa sì che l’essere umano metta alla prova le proprie credenze patogene nelle relazioni significative che stabilisce con le altre persone, sperando che queste ultime le disconfermino. Per esempio una donna che vive nella credenza di dover rinunciare a se stessa per essere madre e moglie perfetta, cerca disconferma di questo nel compagno, da cui si aspetta che la sollevi dall’occuparsi dei figli così che lei possa finalmente dedicarsi a qualcosa che le piace. D’altro canto, il compagno che le dice che lui sarebbe contento se lei potesse occuparsi di se stessa e delle sue passioni, spera in cuor suo di sentire che ciò che lui le dà sia abbastanza per lei (cosa che disconfermerebbe la sua credenza di non fare abbastanza per renderla felice e orgogliosa).
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Una relazione di coppia può instaurarsi, alimentarsi, durare e favorire il benessere e la crescita dei partner solo se entrambi riescono a far sentire l’altro sufficientemente al sicuro, disconfermando le sue credenze patogene.
Tuttavia, può anche accadere che i partner falliscano in questo e che una relazione di coppia confermi le rispettive credenze patogene, causando sofferenza.
In questi casi, nelle relazioni di coppia si riproducono le dinamiche relazionali presenti nelle famiglie d’origine dei partner, e questa ripetizione può favorire tanto la conferma delle credenze patogene cui queste relazioni hanno dato vita, quanto un loro rafforzamento. In definitiva, la scelta del partner, le cui motivazioni sono in gran parte inconsce, può essere ricondotta, secondo Zeitlin, a due grandi modalità di elezione: la ripetizione delle esperienze traumatiche infantili e la loro non ripetizione.
Il partner utile è colui che ci fa sentire al sicuro, permettendoci di vivere esperienze diverse da quelle che hanno alimentato in noi sensi di colpa e sofferenze. La relazione di coppia, pertanto, è utile se favorisce il superamento di dinamiche disfunzionali e l’integrazione di insicurezze e malesseri di ognuno che, però, nell’incontro con l’altro, trovano una disconferma.
L’amore? Non so. Se include tutto, anche le contraddizioni e i superamenti di se stessi, le aberrazioni e l’indicibile, allora sì, vada per l’amore. Altrimenti, no. (Frida Kahlo)
Ho scoperto che quando ci sono delle difficoltà di coppia,
la richiesta che viene fatta al partner è
di riempire i bisogni
a cui i propri genitori non hanno risposto
(Virginia Satir, psicoterapeuta)
(29 Gennaio 2019)