Gli studi sugli effetti psicologici di quarantena e isolamento mostrano sintomi di ansia, stress ed evitamento anche alcuni mesi dopo dalla fine del periodo di osservazione. Conoscere queste conseguenze è importante per prevenire il disagio psicologico.
Di cosa ci preoccupavamo prima della pandemia? L’arrivo improvviso del Covid-19 ci ha costretto a mettere in stand-by la nostra routine e a ridefinire le priorità. Le iniziative prese dalle autorità per limitare il contagio del Coronavirus hanno modificato il nostro modo di vivere. Esperienze per noi naturali come abbracciare un amico o prendere un caffè al bar ci sono oggi precluse. Il Coronavirus è democratico e non fa distinzioni: nessuno è immune dalla possibilità di poter essere contagiato e, a sua volta, di poter contagiare.
In mancanza di soluzioni dirette l’unico mezzo per evitare la diffusione del virus è quello della quarantena. Ma allo stesso tempo è lecito domandarsi quali sono i risvolti psicologici a breve e a lungo termine? E come possiamo affrontare al meglio questa nuova condizione?
La differenza tra quarantena e isolamento
Il Centro per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione (organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America) definisce l’isolamento come la separazione delle persone contagiose da quelle non malate. La quarantena consiste invece nel limitare il raggio d’azione delle persone esposte a malattie contagiose, per monitorare se hanno contratto a loro volta il virus. La finalità è quella di limitare l’introduzione della malattia infettiva e la diffusione dell’agente patogeno.
Oltre a queste misure, si parla anche di autoisolamento volontario, pratica standard da attuare quando si sospetta di essere entrati in contatto con persone risultate positive.
Cosa dicono gli studi
In una review apparsa il 26 febbraio 2020 su “The Lancet”, punto di riferimento internazionale per la comunità scientifica, sono stati considerati i risultati provenienti da 24 studi. Ognuna di queste pubblicazioni si focalizzava sull’impatto psicologico della quarantena, per esplorarne i potenziali effetti sulla salute mentale e il benessere psicologico.
Gli studi sono stati svolti in 10 nazioni e condotti su persone affette da SARS, Ebola, influenza H1N1, Sindrome respiratoria Medio orientale (MERS) e influenza equina. Per ognuna di queste sindromi è stata adottata come misura di contenimento la quarantena. Le misure di quarantena comportano rinunce come la separazione dalle persone care, la limitazione della libertà individuale e una maggiore esposizione a momenti di noia.
La review citata riprendeva poi in particolare uno studio svolto sul personale medico impegnato nell’emergenza SARS e sottoposto a quarantena. Nove giorni dopo la fine della quarantena, i medici riportavano sintomi compatibili con il disturbo acuto da stress, che comporta pensieri intrusivi, incubi, incapacità di provare emozioni positive e altre reazioni come ansia, irritabilità e scoppi di rabbia. Tali sintomi, in alcuni casi, sono stati osservati anche tre anni dopo il periodo di quarantena.
Altre evidenze empiriche sembrerebbero concordi nel mettere in luce la comparsa di numerose condotte di evitamento nel personale sanitario precedentemente soggetto a quarantena. L’evitamento è un meccanismo di difesa che consiste nel tenersi a distanza da situazioni o ambienti temuti e da tutto ciò che può suscitare ricordi traumatici. Nel caso degli operatori sanitari, si è osservata a questo proposito la tendenza a minimizzare il contatto diretto con i pazienti (evitando persone che tossivano o starnutivano, e la frequentazione di spazi pubblici affollati) e un maggiore assenteismo dal lavoro. Un ulteriore fattore di rischio è costituito poi dalla pre-esistenza di problematiche associate all’ansia, che possono aggravare le paure e lo stress.
Il ruolo degli altri fattori stressanti
I fattori di stress che possono scaturire nel periodo della quarantena e in quello immediatamente successivo vanno tenuti in grande considerazione per limitarne gli effetti negativi. Tra gli elementi più spesso presenti si trovano:
- Paura dell’infezione. Gli studi rilevano apprensione per la propria salute ma anche per i propri familiari. Le preoccupazioni diventano particolarmente elevate nel caso in cui i soggetti stiano sperimentando sintomi fisici sovrapponibili a quelli dell’infezione. Il persistere di queste preoccupazioni potrebbe continuare ad avere risvolti psicologici anche molti mesi dopo.
- Frustrazione e noia. L’isolamento, la modifica della routine giornaliera e la riduzione dei contatti sociali e fisici con altri, può generare noia, frustrazione e senso di isolamento dal resto del mondo.
- Informazioni inadeguate. Ricevere informazioni insufficienti e poco chiare rispetto alle azioni da intraprendere può generare livelli elevati di frustrazione. Inoltre, la scarsa chiarezza rispetto alle ragioni dei provvedimenti può generare una minore aderenza ai protocolli e difficoltà nel rispetto della quarantena.
- Finanza. Le perdite finanziarie alimentano forti preoccupazioni a livello socio-economico e possono rappresentare un fattore di rischio rispetto alla sofferenza psicologica (sintomi depressivi) che può persistere anche per diversi mesi dopo la quarantena.
– Leggi anche: Come aiutare una persona cara a superare un attacco di panico
Come mitigare le conseguenze della quarantena?
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi fornisce un vademecum da cui trarre alcuni informazioni utili.
Alcuni semplici suggerimenti per affrontare la quarantena sono:
- Instaurare nuove abitudini, riducendo i momenti di noia. Potrebbe essere utile riorganizzare il tempo e lo spazio a disposizione, ad esempio stabilendo a che ora alzarsi, dedicando del tempo alla lettura e alla visione di un buon film, facendo esercizio fisico in casa ecc.
- Riscoprire le proprie passioni. Dedicare parte della giornata ad attività importanti per noi e che abbiamo trascurato da tempo (musica, pittura, cucina, ecc.).
- Rimanere in contatto con persone a noi care. A questo scopo ci viene incontro la tecnologia, che consente di ridurre il senso di isolamento.
- Evitare la ricerca compulsiva delle informazioni. Una volta acquisite le informazioni base su che cosa succede e su che cosa fare, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili.
Cosa possono fare le istituzioni e gli operatori di settore
- Dare alla popolazione più informazioni possibili. È necessario fornire a tutti i soggetti in quarantena informazioni lineari ed esaustive rispetto alla malattia e alla funzione della quarantena.
- Provvedere ad adeguati rifornimenti di beni di prima necessità. È importante che i soggetti in quarantena nelle proprie case abbiano a disposizione i beni di prima necessità (come pasta e latte).
- Fornire speciali attenzioni agli operatori sanitari. Può essere utile una rete di supporto a livello psicologico sia per gli operatori sanitari in quarantena, sia per i colleghi sottoposti a ulteriore carico di lavoro.
Potremmo concludere con una riflessione. Facciamo in modo di rendere proficuo questo periodo di attesa utilizzando il tempo a disposizione per riflettere sulle cose che per noi davvero contano. E chissà magari ripartire, appena tutto sarà passato, con maggiori consapevolezze e certezze.
Il Centro Medico Santagostino fa consulti psicologici online da diversi anni e il nostro team ha un protocollo specifico per la gestione dell’ansia legata all’emergenza coronavirus. Se stai vivendo un momento difficile e vuoi parlarne prenota un consulto online con i professionisti del Santagostino.
(23 Marzo 2020)