Da cosa derivano l’ansia da esame e i blocchi nello studio? E come si affrontano?
Lo studio e i risultati degli esami possono rivelarsi fonti di stress importanti. Molti studenti collegano i risultati scolastici al proprio valore personale, e questo rischia di minare l’autostima e il senso di autoefficacia personale. Di fronte a un esame, alcuni diventano ossessivi e perfezionisti, altri sono bloccati dalla paura.
Inoltre, le sessioni d’esame estive rappresentano spesso per gli studenti universitari un periodo ancora più faticoso e intenso. C’è chi spera di recuperare un anno accademico sottotono, e chi, viceversa, rimanda a settembre tutte le preoccupazioni legate alla formazione.
Entrambe le prospettive, però, se esasperate, hanno caratteri di irrealtà e sono destinate a generare frustrazione e angoscia. Infatti, non c’è peggior alleato delle infruttuose e sfiancanti maratone di studio, né è ragionevole aspettarsi che a settembre si sarà diventati, come per magia, studenti radicalmente diversi, determinati e più efficaci.
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Ansia da esame: di cosa stiamo parlando
Per comprendere l’ansia da esame, e in generale la pressione psicologica che subiscono molti studenti universitari prima di un esame o una prova, può essere utile considerare alcune situazioni possibili che esemplifichino quello di cui stiamo parlando.
Una situazione tipica è il caso dello studente laureando che sta scrivendo la tesi. Lo studente passa molte ore davanti al computer, ma il lavoro non va avanti. Ogni parola sembra sbagliata, ogni frase inefficace, ogni concetto banale. Più passa il tempo, più lo studente sente che la sicurezza necessaria per iniziare il lavoro si allontana.
Oppure, si può considerare il caso di uno studente che è sempre stato brillante, ma che sia andato male all’ultimo esame che ha fatto. Non è così improbabile che da quel momento le cose inizino a incepparsi. Per quanto lo studente si sforzi di memorizzare tutto, la capacità di concentrarsi sembra svanita.
Quindi, vediamo che anche chi ha alle spalle una carriera scolastica positiva, o addirittura di eccellenza, può avere problemi.
I casi portati come esempio hanno tutti in comune alcune difficoltà legate allo studio in cui l’ansia gioca un ruolo fondamentale, e che insorgono in modo specifico durante la formazione universitaria. Ma perché? Quali sono le cause dell’ansia da esame all’università?
Ansia da esame universitario: tra responsabilità e crisi d’identità
L’ambito universitario richiede di mobilitare importanti risorse di autoregolazione e di pianificazione strategica, che raramente vengono esercitate durante gli anni precedenti. Inoltre, è un percorso che si considera legato in modo più profondo all’identità personale. Anche se ormai viene percepito quasi come un proseguimento fisiologico della formazione superiore, è comunque un percorso formativo che viene scelto in prima persona, sulla base delle inclinazioni personali.
Le ricadute sul futuro lavorativo vengono percepite con più chiarezza. Questo produce un aumento della pressione rispetto ai risultati, a fronte di un mercato del lavoro sempre più saturo, che fornisce prospettive spesso scoraggianti rispetto al futuro occupazionale. Insomma, non si tratta solo di studiare.
Tutti questi aspetti possono dare luogo ad angosce profonde e difficoltà a sviluppare un metodo di studio efficace, anche in studenti in precedenza brillanti.
Insomma, si innesca una vera e propria ansia da prestazione che porta con sé tutto un carico di pensieri negativi e sintomi fisici, come nausea e mal di testa, che rendono ancora più difficile l’applicazione alla studio.
È possibile individuare due pattern di risposte che gli studenti tendono a mettere in atto spontaneamente di fronte alle difficoltà di studio: quelle basate sul controllo e quelle basate sulla paura, e, quindi, sull’evitamento. Vediamo di cosa si tratta.
Risposte basate sul controllo
Un primo gruppo di strategie inefficaci quando si tratta di studiare, è basato sull’intensificazione volontaria dello sforzo.
Quando la percezione dominante è quella di uno studio vissuto come obbligo (imposto da sé stessi, dai genitori o dagli insegnanti) ne consegue una lotta sempre più intensa con il senso del dovere. Così si innesca un potente effetto paradossale, in cui più si forza la mente a rimanere concentrata più essa divaga.
L’ingiunzione “devo aver voglia di studiare” porta a percepire un senso di costrizione nei confronti di uno stato mentale (il desiderio di studiare) per sua natura spontaneo, oppure a tentare di costruire regole di ferreo autocontrollo che diventano ben presto impossibili da rispettare.
Una variante di questo circolo vizioso è infatti l’eccesso di pretese perfezionistiche, fondate non tanto sull’amore per lo studio ma sulla paura di sbagliare e di perdere una rappresentazioni di sé di eccellenza e perfezione.
Lo studio si traduce quindi in una microanalisi che fa perdere lo sguardo d’insieme, rende insicuri e si traduce in un perfezionismo fallimentare che implode su se stesso.
Risposte basate sulla paura
Uno scenario ben diverso è collegato alla paura della performance scolastica, poiché in questo caso non è tanto coinvolto lo studio in sé quanto piuttosto l’esposizione sociale dell’apprendimento, il cosiddetto panico da esame. Se in un certa misura ansia e agitazione sono emozioni utili a qualsiasi performance, oltre una certa soglia l’ansia da esame può diventare un tale terrore che inibisce la prestazione.
Essa si manifesta principalmente in due modi: paralisi e fuga.
I sintomi dell’ansia possono essere molto vari e vanno dalla forte angoscia e somatizzazione che precedono il momento della valutazione, sino ad arrivare a stati transitori di vera e propria dissociazione mentale che si manifesta al momento dell’esame.
Questo pattern a base fobica, alla lunga porta al blocco, perché si tende a fuggire situazioni così stressanti, oppure perché, anche se affrontate, le sensazioni ansiogene sono così ingovernabili da rendere impossibile una performance soddisfacente.
Il blocco della tesi: una variante dell’ansia da esame
Una variante specifica dell’ansia pre esame può riguardare la stesura della tesi, che richiede l’utilizzo flessibile e articolato di molte strategie di studio e di creatività.
È un lavoro in cui esprimiamo qualcosa che ci rappresenta come studenti e come futuri professionisti, nel quale viene richiesto un contributo molto più personale che nelle altre prove di percorso.
La tesi, inoltre, è l’ultimo avamposto della vita da studente. Oltre questa tappa c’è un futuro spesso rappresentato come un territorio di incertezza, fatica e mancanza di gratificazione.
La ricerca della perfezione
Le ansie suscitate da questi aspetti possono muovere, per esempio, una esasperata ricerca di perfezione e di esaustività, nella quale c’è sempre un altro libro da approfondire e studiare prima di poter cominciare a scrivere. Oppure il fisiologico panico da pagina bianca può condurre a una ricerca ossessiva e infruttuosa dell’eccellenza, in cui l’attenzione maniacale ad aspetti secondari (caratteri, formattazione, impaginazione) impedisce al lavoro di procedere.
È importante sottolineare che transitorie difficoltà di studio, e l’uso delle relative strategie di compensazione, fanno parte dell’esperienza comune di tutti gli studenti alle prese con un compito complesso come la formazione universitaria.
È solo quando il repertorio delle strategie si impoverisce, e si continua a utilizzare in modo sempre più rigido una sola strategia, che man mano diventa essa stessa il problema.
Un conto è rimandare un esame di poche settimane, rendendosi effettivamente conto che si è magari sottovalutata la difficoltà del libro. Un conto è una sequela di esami rimandati, perché bloccati dal perfezionismo o da una sfilza di pomeriggi passati alla scrivania senza riuscire a leggere una riga di testo.
Come calmare l’ansia da esame?
Di fronte a un momento di blocco che impedisce di studiare, è importante tenere a mente alcune considerazioni che possono ridurre l’ansia e generare più consapevolezza e tranquillità nello studente.
Se state riscontrando dei problemi nel vostro percorso universitario e vi state chiedendo come si fa a superare un esame?, ecco alcuni consigli di cui tenere conto.
Essere bloccati non vuol dire essere incapaci o svogliati
Interpretare queste situazioni di stallo come un blocco che non dipende strettamente dalla buona volontà o dall’impegno, ma dall’uso rigido di strategie disfunzionali. L’insistenza verso soluzioni inefficaci è una delle principali cause di persistenza di un problema psicologico: più si insiste nell’applicare qualcosa che non funziona, più la soluzione (tentata) diventa un problema. In pratica, più mi dibatto nell’acqua alta, pensando che quel che faccio sia il modo migliore per galleggiare, più annego.
L’esame universitario non è un metro del valore personale
L’esame universitario non misura il valore personale, ma solo al nostra preparazione su un determinato argomento. Spesso invece si tende a rappresentarsi l’esame come una valutazione su altri aspetti: intelligenza, serietà, valore personale, con conseguente aumento delle ansie associate.
Riflettere sulla motivazione
Provare a farsi alcune domande riguardo la propria motivazione: cosa c’è nel percorso di studio che mi spinge ad andare avanti? Cosa mi appassiona, cosa mi motiva? In definitiva, non bisogna mai dimenticare che l’esame è in realtà solo un mezzo, e non un fine in sé.
Esercitare il controllo sulle proprie azioni
Si può provare, ad esempio a programmare lo studio e i momenti di pausa. Oppure si può scegliere di affrontare alcuni argomenti in modo meno analitico, sforzandosi di coglierne il quadro d’insieme senza perdersi in approfondimenti poco finalizzati all’obiettivo.
Fronteggiare la paura
Fronteggiare la paura individuando lo stimolo specifico può rivelarsi molto utile per superare l’ansia da esame. Cos’è che crea più preoccupazioni e timori? L’esposizione scritta? Orale? Lo sguardo del professore? L’eventuale bocciatura?
Riflettere su cosa scatena il panico permette di rileggere lo stimolo in maniera più realistica e meno angosciante.
(19 Luglio 2019)