Anuptafobia: la paura di rimanere single

La paura di rimanere single è più comune di quanto si pensi e può influenzare profondamente la vita delle persone. In più: non colpisce solo i single

Anuptafobia: la paura di rimanere single

L’anuptafobia, o la paura di rimanere single, è un fenomeno più comune di quanto si possa immaginare, è una forma di ansia che può influenzare in modo significativo la vita di una persona, portandola a compiere scelte dettate dalla paura piuttosto che da un’autentica volontà.

Questa paura non colpisce solo chi è single, ma può manifestarsi anche in coloro che sono già in una relazione, causando preoccupazioni costanti sulla possibilità di perdere il partner e rimanere soli.

Cosa significa anuptafobia?

Il termine “anuptafobia” deriva dalle parole greche “an-” (mancanza di) e “nuptiae” (matrimonio), e indica letteralmente la paura di non sposarsi o di rimanere da soli e da sole. 

Questa paura si manifesta, a livello psicologico, con un’eccessiva preoccupazione per il proprio stato di single, accompagnata da ansia, stress e a volte anche pensieri ossessivi riguardo alla necessità e all’urgenza di trovare un o una partner.

Come si manifesta l’anuptafobia

L’anuptafobia non è una forma d’ansia riconosciuta dai manuali, pertanto non si può parlare di veri e propri sintomi, piuttosto di elementi che la costituiscono o forme in cui si manifesta.

Le persone che soffrono di anuptafobia, in particolare, possono sperimentare:

  • ansia anche apparentemente ingiustificata
  • attacchi di panico, con sintomi come paura di svenire, morire o perdere il controllo
  • disturbi depressivi, caratterizzati dal senso di vergogna, convinzione di essere colpevoli della propria solitudine, sensazione di isolamento e disperazione
  • rabbia, irritabilità
  • pensieri ossessivi sulla ricerca di un o una partner o sul fatto che si rimarrà da soli se si lascerà andare una relazione che non funziona
  • evitamento o forte stress in presenza di situazioni sociali in cui possono emergere conversazioni sul tema delle relazioni (si pensi ad esempio alle ricorrenze familiari intorno alle festività come il Natale)
  • dipendenza relazionale e difficoltà a uscire da relazioni tossiche e abusanti per paura della solitudine

Queste manifestazioni, non esclusive di questa forma di ansia, possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana influenzando il lavoro, il benessere generale e – paradossalmente – anche le potenziali relazioni affettive.

Come superare l’anuptafobia?

Per superare l’anuptafobia, è fondamentale riconoscere e affrontare le cause sottostanti di questa paura.

Innanzitutto, è bene sapere che un fattore significativo che può alimentare l’anuptafobia è la pressione sociale. Fin dall’infanzia, molte persone sono bombardate da aspettative e messaggi che enfatizzano l’importanza di trovare un partner e formare una famiglia. Questi messaggi possono provenire dai genitori, dai coetanei, dai media e persino dalle tradizioni culturali. Questa costante pressione può creare un senso di urgenza e ansia nel trovare un partner, alimentando appunto la paura di rimanere single, perché essere single, nella nostra società, è uno stigma oggetto di giudizio.

In questo senso, è importante ricordare che non esistono regole o limiti di età per avere una relazione soddisfacente. Ognuno ha i suoi tempi e percorsi personali: alcune persone potrebbero incontrare il partner ideale in giovane età, mentre altre potrebbero impiegare più tempo per trovare la persona giusta. Non c’è nulla di sbagliato in questo, poiché il vero successo in una relazione non dipende dall’età ma dalla compatibilità, dalla maturità emotiva e dalla capacità di creare un legame profondo e rispettoso.

È quindi innanzitutto fondamentale imparare ad accettare e abbracciare il proprio percorso di vita, liberandosi dalle aspettative esterne e concentrandosi sul proprio benessere e sulla propria crescita personale. Solo allora sarà possibile creare relazioni sane e durature, basate sull’amore reciproco e non sulla paura di rimanere soli.

Una volta liberati dalla pressione sociale, è utile considerare alcuni aspetti personali e psicologici che possono aggravare questa ansia, ovvero tematiche legate a bassa autostima, insicurezza o esperienze passate negative.

In questo caso, un percorso di psicoterapia può aiutare a comprendere e gestire questi aspetti, aiutando le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni.

Obiettivo della terapia, in questo caso, non è riuscire a trovare un o una partner, ma potenziare le risorse personali e cambiare le convinzioni sulla solitudine, insegnando anche a riconoscere il proprio valore individuale indipendentemente da una relazione amorosa.

La paura di rimanere single per uomini e donne

La manifestazione dell’anuptafobia può variare notevolmente tra uomini e donne. Studi scientifici hanno evidenziato che le donne tendono a manifestare questa paura in modo più emotivo, spesso legato alla pressione sociale e culturale di conformarsi a determinati ruoli familiari e di coppia. Gli uomini, d’altra parte, possono sperimentare l’anuptafobia in relazione alla percezione di successo e status sociale, dove avere un partner è visto come un simbolo di realizzazione personale. Le donne sarebbero più propense a sentire l’urgente necessità di trovare un partner stabile, mentre gli uomini potrebbero sentire una maggiore pressione sociale per evitare di rimanere single a lungo termine .

La paura di rimanere single per le persone LGBTQI+

L’anuptafobia nelle persone LGBTQI+ presenta delle peculiarità legate alle esperienze di discriminazione e al senso di appartenenza comunitaria. Le persone LGBTQI+ possono vivere un’intensa paura di rimanere single a causa delle difficoltà aggiuntive che incontrano nel trovare un partner in contesti sociali meno inclusivi. Inoltre, la mancanza di rappresentazione positiva di coppie LGBTQI+ nei media può contribuire a questo fenomeno, rendendo più complesso il processo di ricerca di un partner .

Cos’è la sindrome di Bridget Jones?

La “sindrome di Bridget Jones” è un termine coniato per descrivere la condizione delle persone single che temono di rimanere da sole per sempre. Questo fenomeno prende il nome dal personaggio di Bridget Jones, interpretato da Renée Zellweger nei film tratti dai romanzi di Helen Fielding. Nella storia, Bridget è una donna single alla costante ricerca dell’anima gemella, che cade spesso preda di comportamenti autodistruttivi e insicurezze legate al suo status di single.

Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Monaco, la sindrome di Bridget Jones può essere collegata a una bassa autostima e a una percezione distorta delle relazioni e del matrimonio. Le persone che ne soffrono tendono a idealizzare il matrimonio come la soluzione a tutti i loro problemi, sviluppando un’ossessione per la necessità di trovare un o una partner, a tutti i costi.

Esiste un test per la paura di rimanere single?

Sebbene non esista un test standardizzato per l’anuptafobia, i professionisti della salute mentale possono utilizzare scale di valutazione e questionari per valutare l’impatto di questa fobia e determinare quindi se una persona soffre di questa condizione.

Uno strumento che può essere utilizzato è la Fear of Being Single Scale (FOBS). Questa scala misura la paura di rimanere single attraverso una serie di affermazioni a cui il partecipante deve rispondere su una scala da 1 a 5, indicando il proprio grado di accordo o disaccordo.

L’anuptafobia può essere un ostacolo significativo nella vita di una persona, ma esistono percorsi personali e terapeutici per affrontarla e superarla. Imparare ad accettare e apprezzare se stessi, indipendentemente dallo stato civile, è un passo fondamentale verso una vita più serena e appagante.