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Autoreferenzialità: cos’è e perchè influenza le relazioni

L’io al centro del mondo. Le persone autoreferenziali tendono a riferire meriti e demeriti alla propria persona, spesso esagerando. Ma attenzione a chiamarli narcisisti, la psicologia di queste persone evidenzia una grande variabilità.

Autoreferenzialità: cos’è e perchè influenza le relazioni

L’autoreferenzialità è un concetto che in psicologia descrive la tendenza di un individuo a riferire tutto a se stesso, interpretando gli eventi esterni principalmente in relazione al proprio essere o alle proprie esperienze. Le persone autoreferenziali spesso vedono il mondo attraverso un filtro centrato su di sé, che può influenzare significativamente il loro comportamento e le loro interazioni sociali.

Cosa vuol dire essere autoreferenziali?

Questo tratto di personalità può manifestarsi in vari modi. Ad esempio, una persona autoreferenziale potrebbe interpretare un generale commento di lavoro come un attacco personale o come un elogio diretto alle proprie capacità, a seconda della propria percezione di sé o della situazione. Chiaramente tale interpretazione può portare ad una vasta gamma di reazioni emotive, anche molto intense.

Dal punto di vista della comunicazione, l’autoreferenzialità può limitare la capacità di ascolto attivo. Se una persona è costantemente concentrata su come le informazioni si applicano a sé stessa, potrebbe non essere in grado di comprendere pienamente o apprezzare le prospettive altrui. Questo può generare fraintendimenti o conflitti, soprattutto in contesti dove è fondamentale una collaborazione efficace e una comprensione reciproca.

L’impatto sul comportamento individuale può essere ampio. In ambito lavorativo, l’autoreferenzialità può portare a una minore efficacia nel lavoro di squadra. Nelle relazioni personali può causare tensioni o la sensazione che la persona non sia genuinamente interessata agli altri, ma solo a come gli eventi la riguardino personalmente.

Cosa significa essere auto-referente?

Essere auto-referente (o auto-riferito) implica una costante focalizzazione su se stessi nel processo di interpretazione e reazione agli eventi esterni. Questa predisposizione può influenzare profondamente sia il pensiero che il comportamento di un individuo. 

Analizziamo un esempio concreto per comprendere meglio le differenze tra una persona auto-referente e una non auto-referente, riprendendo l’esempio lavorativo che solitamente coinvolge la maggior parte di noi e ci accomuna.

Immaginiamo dunque una situazione lavorativa in cui un manager critica il lavoro di gruppo durante una riunione, evidenziando la necessità di migliorare l’efficienza. Una persona non auto-referente potrebbe interpretare questa critica come un feedback costruttivo rivolto al team nel suo complesso. Probabilmente, si concentrerà su come contribuire al miglioramento del gruppo, suggerendo soluzioni pratiche o chiedendo specifici chiarimenti per capire come migliorare la propria parte di lavoro.

Al contrario, una persona auto-referente potrebbe percepire la stessa critica come un attacco personale. Questa percezione può scatenare una serie di reazioni emotive, come un abbassamento dell’autostima o la necessità di difendersi o giustificarsi, anche quando il feedback era destinato all’intero gruppo e non specificatamente a lei. L’individuo auto-referente può anche passare del tempo analizzando come gli altri percepiscano il suo contributo, piuttosto che concentrarsi sulle modalità per migliorare l’efficacia del team.

Questo esempio mette in luce come l’autoreferenzialità possa creare barriere nella comunicazione e nella collaborazione. Mentre la persona non auto-referente si orienta verso un obiettivo comune, contribuendo positivamente alla dinamica di gruppo, la persona auto-referente può rimanere intrappolata in una visione autocentrata che potenzialmente ostacola il progresso collettivo e personale.

Quali sono le conseguenze dell’autoreferenzialità nelle relazioni interpersonali?

Nel capitolo precedente abbiamo visto l’impatto che l’autoreferenzialità può avere nell’ambiente lavorativo e sulla performance, tuttavia c’è un impatto significativo anche sulle relazioni interpersonali, spesso portando a conseguenze che influenzano la qualità delle interazioni tra individui. Di seguito, alcune delle principali ripercussioni:

  • Mancata empatia: le persone autoreferenziali possono avere difficoltà a mettersi nei panni degli altri. Questa mancanza di empatia può rendere difficile per gli altri sentirsi compresi e valorizzati, portando a frustrazioni e incomprensioni.
  • Comunicazione inefficace: poiché l’attenzione è prevalentemente concentrata su se stessi, le persone autoreferenziali possono non ascoltare attivamente o ignorare i punti di vista altrui. Questo può causare una comunicazione a senso unico, che limita la possibilità di scambio e crescita reciproca.
  • Conflitti e tensioni: l’incapacità di vedere oltre il proprio punto di vista può portare a conflitti, soprattutto se l’individuo si sente frequentemente minacciato o criticato. Tali situazioni possono degenerare in litigi o risentimenti duraturi.
  • Autostima altalenante: poiché le persone autoreferenziali tendono a percepire sconfitte e successi come strettamente legati a se stessi, la loro autostima può oscillare notevolmente in base agli eventi esterni. Anche questa instabilità può rendere difficile mantenere relazioni stabili e positive.
  • Isolamento sociale: a lungo termine, l’autoreferenzialità può portare al distacco da amici e colleghi. Altri potrebbero iniziare a evitare interazioni con una persona che percepiscono come egocentrica o poco interessata agli altri, risultando in un progressivo isolamento sociale.

Queste conseguenze sottolineano l’importanza di lavorare sull’autoconsapevolezza e sullo sviluppo di capacità comunicative più inclusive. Riconoscere e moderare i comportamenti autoreferenziali può non solo migliorare le relazioni esistenti, ma anche aprire la strada a nuove e più profonde connessioni interpersonali.

Come riconoscere l’autoreferenzialità nei discorsi e nei comportamenti?

Identificare l’autoreferenzialità nella comunicazione quotidiana può essere utile per comprendere meglio le dinamiche interpersonali e per migliorare le proprie relazioni. Questa caratteristica può manifestarsi in vari modi e riconoscerla richiede attenzione e sensibilità. Ecco alcune tecniche e segnali che possono aiutare ad identificarla:

  • Centratura sul sé nel discorso: una frequente focalizzazione su di sé durante le conversazioni può essere un chiaro indicatore. Le persone autoreferenziali tendono a ricondurre spesso il discorso a loro stessi, indipendentemente dal tema trattato.
  • Reazioni emotive esagerate a feedback o critiche: se una persona reagisce in modo eccessivamente difensivo o turbato a commenti che non sono strettamente personali, potrebbe essere un segnale di autoreferenzialità.
  • Difficoltà a riconoscere o valorizzare i contributi altrui: questo si può notare quando l’individuo parla delle realizzazioni di gruppo come se fossero meriti esclusivamente suoi.
  • Ripetizione di esperienze personali come esempi: anche in contesti dove non sono pertinenti, le persone autoreferenziali possono continuare a parlare delle loro esperienze personali.

Per aiutare ulteriormente, ecco un elenco di frasi tipiche, anche se è importante ricordare che queste possono variare molto da caso a caso e le persone pronunciano le seguenti frasi anche in molte altre occasioni o per i motivi più disparati:

  • “Questo mi ricorda la volta in cui io…”
  • “Non è giusto, perché io ho sempre…”
  • “Bene, ma quando è capitato a me, io…”
  • “Nessuno capisce quanto sia difficile per me…”
  • “Sì, ma io sento che…”

Come puoi notare il filo conduttore delle frasi è la tendenza a ricondurre ogni conversazione a se stessi, mettendo in primo piano la propria persona o la propria esperienza.

Riconoscere questi segni e frasi può essere il primo passo per comprendere meglio e gestire le interazioni con persone che mostrano tratti autoreferenziali, favorendo così una comunicazione più equilibrata e inclusiva.

Cosa dice la psicologia sull’autoreferenzialità?

La psicologia fornisce un quadro complesso e sfaccettato dell’autoreferenzialità, distanziandosi dalla convinzione comune che possa essere una patologia o che sia semplicemente da equiparare al narcisismo. È essenziale comprendere che, sebbene alcune persone autoreferenziali possano mostrare tratti narcisistici, come una grandiosa autoammirazione, spesso la realtà è più articolata.

Da una prospettiva psicologica, l’autoreferenzialità può anche manifestarsi come espressione di insicurezza. In questi casi, le persone potrebbero essere portate a ricondurre tutto a sé stesse non per spavalderia, ma come un modo per ribadire la propria esistenza agli altri. Tale comportamento è spesso una strategia, consapevole o meno, per cercare conferme esterne della propria identità e del proprio valore, soprattutto in presenza di un’autostima vulnerabile.

Inoltre, è importante notare che l’autoreferenzialità non è sinonimo di arroganza o presunzione. Al contrario, può essere una caratteristica di individui che, sentendosi marginalizzati o non ascoltati, ricorrono a questo modo di interagire per garantirsi attenzione e riconoscimento.

Come gestire la propria autoreferenzialità?

Gestire l’autoreferenzialità in modo efficace richiede di sviluppare una buona consapevolezza delle proprie dinamiche interne e del proprio funzionamento. Nonostante non sia una patologia, un’eccessiva focalizzazione su se stessi abbiamo visto che può limitare la qualità delle relazioni e della comunicazione con gli altri. Ecco alcuni passi che le persone autoreferenziali possono seguire per moderare questo tratto e migliorare le proprie interazioni:

  1. Sviluppare la consapevolezza di sé: il primo passo è riconoscere i propri comportamenti autoreferenziali. Tenere un diario delle interazioni quotidiane può aiutare a identificare i modelli di comportamento e le situazioni in cui l’autoreferenzialità diventa più evidente.
  2. Praticare l’ascolto attivo: migliorare le proprie capacità di ascolto può ridurre significativamente la tendenza autoreferenziale. Ciò implica concentrarsi veramente su ciò che gli altri stanno dicendo, senza pensare immediatamente a come rispondere o ricondurre il discorso a sé stessi.
  3. Valorizzare le prospettive altrui: fare uno sforzo consapevole per riconoscere e valorizzare i contributi e le opinioni altrui può aiutare a mitigare l’autoreferenzialità. Chiedere agli altri di condividere le loro idee e dare loro spazio e tempo per esprimersi dimostra rispetto e apertura.
  4. Chiedere feedback: ricevere feedback costruttivo da amici fidati o colleghi può fornire preziose intuizioni su come i propri comportamenti vengano percepiti da altri. Questo può essere un potente stimolo per modificare abitudini di lunga data.
  5. Consultare un professionista: se l’autoreferenzialità deriva da insicurezze profonde o ha radici in questioni emotive complesse, lavorare con un terapeuta può essere utile. Un professionista può offrire strategie personalizzate e supporto nel comprendere e modificare questi comportamenti.

Adottando queste strategie, le persone autoreferenziali possono imparare a bilanciare la propria visione del mondo, partecipando a relazioni più ricche e meno centrate esclusivamente su di sé.